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Percorso

La marcia indietro di Demurtas

Intervista al giovane regista sassarese alle prese con la distribuzione del suo ultimo lavoro. "Ho girato una storia valida, ma non sono raccomandato e dunque faccio fatica ad emergere". L'originalità della Cinemascetti. di Giuseppe Novella

''Marcia indietro''IL TRAILER DI "MARCIA INDIETRO"

Si  intitola "Marcia Indietro" il primo lungometraggio del giovane regista Marco Demurtas, già autore di diversi corti e documentari con la sua casa di produzione Cinemascetti. L'autore, sassarese doc, si cimenta nella realizzazione di una commedia che lui stesso, nella presentazione, definisce “una rievocazione della commedia di costume” genere antico e di primaria importanza nella storia del cinema italiano.

Il film tratta, in maniera  piuttosto cinica, temi scottanti come quello dell’aborto, presentando una serie di bizzarri personaggi che presteranno consulto alla fidanzata di Luca, protagonista del film, che intende abortire dopo aver scoperto di essere rimasta erroneamente incinta. Il trailer del film presenta un prodotto che rientra appieno all’interno del filone della commedia, facendo presagire un lavoro interessante, anche per il suo essere slegato dalle logiche commerciali delle case di produzione, e quindi capace di muoversi più liberamente e con meno censure. Dal trailer si nota subito quanto il regista del film sia disinteressato a conquistare i benpensanti: scappa addirittura una bestemmia camuffata dalla bocca di uno dei personaggi. In attesa di vedere il film per intero, la parola al regista.

''Marcia indietro'' locandinaCi racconta la genesi del film? Cosa l' ha ispirato maggiormente?
E' una commedia che tratta due temi come l'aborto e la disabilità senza il pietismo e il buonismo di molto cinema italiano. In Italia è quasi vietato ridere sui temi sociali. L'aborto è un argomento tabù e quando viene trattato si ha sempre paura di dire qualcosa che non va bene. Poi c'è il tema della disabilità: io faccio l'educatore di “vero mestiere” e vi assicuro che nel mio film un ragazzo down ha fatto benissimo la parte del cattivo, invece che quella del buono e dello sfigato. Il mio forse non è neanche un film italiano. C'è pure un prete mascalzone che è il personaggio più simpatico e molti si identificano in lui perché sono dei mascalzoni. Anche io forse sono un regista mascalzone ma sono molto più vero di certa gente che finge di non esserlo.
Un produttore mentre guardava il trailer, ad esempio, ha detto che non andava bene in Italia, perché c'era una bestemmia e in Italia certe cose non si devono dire. In realtà la bestemmia che compariva nel film era “zio porco”, un  modo di dire che usa uno dei miei personaggi. Perché quel produttore ha detto che era una bestemmia? Forse suo zio è un santo? Chissa...

''Marcia indietro''C’è qualche relazione con la Sardegna nel film? La nostra isola ha ricoperto qualche ruolo particolare?
Il film è girato in Sardegna ma non ci sono le pecore come in quasi tutti i film sardi. C'è però una bella città di gente matta che è Sassari. Io “sotto sotto” amo Sassari anche se non l'ho mai detto. A volte ci litigo perché mi sento incompreso. Però  dovete vedere quant' è bella Sassari illuminata di notte... e per fare le luci non abbiamo neanche chiamato Storaro!

Ci racconti di Cinemascetti: non solo casa di produzione, ma anche realtà organizzatrice di corsi e laboratori di cinema, di format televisivi e di pubblicità.
Ho lavorato tanti anni nelle tv regionali è ho fatto vari format e spot, però da quando  faccio l'educatore  ho capito che nel mondo ci sono  delle cose bellissime che avevo sempre trascurato. I disabili mi hanno aiutato a comunicare meglio. Loro non fanno troppi discorsi e non conoscono i formalismi: tanta gente dovrebbe starci un po' insieme per imparare a vivere. Attualmente dirigo  laboratori di cinematerapia, dove spesso coinvolgo ragazzi con problemi di disagio sociale o disabilità  psicofisica. E' bellissimo lavorare con queste persone e vederle recitare: sono sinceri, veri, fantastici, comici, in poche parole “cinema allo stato puro”.

''Marcia indietro''Il suo film si propone di riesumare il genere della commedia di costume, così incisivo nella storia del cinema italiano. Qual è la sua opinione sull’attuale stato di salute del genere cosiddetto “popolare” del cinema nazionale, sia quello destinato al grande schermo, sia quello per la tv?
Il cinema italiano ha smesso di essere sincero e si divide in due categorie: il primo è quello che si definisce impegnato: cerca di strappare lacrime e applausi ma alla fine non ci riesce quasi mai perché è finto e le emozioni non si possono indurre ma si devono condividere. Poi c'è quello che fa ridere e che a me invece non fa più ridere. Io per divertirmi guardo i film vecchi e faccio i film che piacciono a me. Sono convinto che se uno fa una cosa che gli piace, quella cosa piacerà  a tutti gli altri. Questo perché se un artista è felice, riuscirà a trasmettere la sua felicità a tutti quelli che lo guardano. I miei corti ai festival vincevano spesso il premio del pubblico perché la gente si emozionava nel vederli, ma le giurie “bacchettone” non mi hanno quasi mai premiato. Secondo me alcuni critici italiani dicono di apprezzare certi film e poi alla tv ne guardano altri. In Italia non ci si diverte quasi mai al cinema, si fa finta. Nei momenti di tristezza, quando credete che il nulla stia divorando il nostro cinema, vi consiglio di consolarvi con qualche film del primo Nuti, di Monicelli o Troisi. Erano belli i tempi in cui le commedie erano cattive, sincere e catartiche.

''Marcia indietro''Ritorniamo ai corti, perché ha scelto questa tecnica per girare?
Ho sempre amato l'audiovisivo da quando, negli anni '80, ad una festa di amici di famiglia conobbi la prima videocamera rudimentale Vhs. Quindi ho sempre fatto video in tutte le forme possibili, in base alle situazioni che via via si son presentate. I corti mi hanno permesso di affinare la tecnica e poi ho frequentato vari corsi di cinema a Roma (sceneggiatura, regia etc). Ai festival dei corti non ho mai avuto raccomandazioni infatti non ho ancora capito perché ho fatto così tante finali importanti (la Cittadella del corto, Corto Lovere, Bassano, Mestre e Lenola per citarne alcune).
Due anni fa il quotidiano “Libero“ ha dedicato alla Cinemascetti un articolo, facendo un'ottima recensione. In compenso non ho mai vinto soldi perché quelli li danno a chi è spalleggiato da case di produzione, che si spacciano per case indipendenti e fanno man bassa di premi e premietti. Quindi alla fine siccome mi sono accorto che i festival non erano la strada giusta per sfondare, ho deciso di fare un film vero coinvolgendo tutti quegli artisti e quei tecnici che da anni mi sostengono.

''Marcia indietro''Adesso, nonostante il film sia tecnicamente valido, sto avendo un po' di difficoltà nel distribuirlo perché non sono abbastanza “figo” e raccomandato. Credevo fosse più facile ma molte delle case di distribuzione che affermano di voler promuovere i nuovi autori, poi ti chiedono centomila euro per distribuire il tuo film e io centomila euro non ce li ho. Il film l'ho girato quasi tutto a casa mia, ma ora non credo che sia il caso di vendermela per distribuire il film nelle sale. "Marcia indietro" è un bel film ma non ci sono vip e questo non piace a molti produttori: quando i miei attori diventeranno vip sono certo che la musica cambierà.

TRAILER

26 gennaio 2011

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