Percorso

Tutti i film "visti da vicino"

Da una parte osservatorio del contemporaneo, dall'altra luogo di ricerca e riscoperta delle pagine più affascinanti della storia del cinema. Benvenuti al "Bergamo Film Festival", dal 12 marzo otto giorni di incontri, proiezioni, musica e divertimento che valgono la trasferta (low cost) fino ad Orio al Serio. Concerto di Fresu compreso. di Elisabetta Randaccio
 
''Sulla strada di casa''La 29ma edizione del “Bergamo Film Festival” si articolerà con il suo denso e  interessante programma, dal 12 al 20 marzo prossimi: otto giorni di proposte cinematografiche di ottimo livello, destinate ad attirare appassionati, fedeli spettatori della manifestazione, esperti e pubblico curioso.
Le rassegne, la monografica e il concorso riescono a offrire un panorama assai vivo, sia delle opere contemporanee sia del passato, mescolando generi, spunti di riflessione sulla realtà e film memorabili. Le problematiche sociali dominano le pellicole in concorso. Così, per l’Italia, “Sulla strada di casa” di Emiliano Corapi, interpretato da Daniele Liotti e Donatella Finocchiaro, racconta di un imprenditore costretto a compromettersi con la malavita, che lo costringerà a un viaggio attraverso la penisola, decisamente inaspettato e pericoloso.
 
Bergamo Film MeetingAnche lo svedese-polacco “Il venditore di miracoli” dei registi Boleslaw Panica e Jaroslaw Sroda è incentrato sull’attualità con la storia drammatica di due profughi ceceni, i quali si nascondono nell’auto di un pellegrino di ritorno da Lourdes. Di famiglie in crisi, di genitori inadatti trattano, invece, con variazioni cronologiche e di nazione, “Guerra civil” di Pedro Caldas, “Il riparo” di Dragomir Sholev e “Non avere paura, Bi!” di Detram Frager, mentre “Pulsar” di Alex Stockman è una vicenda complessa dove un hacker tenta di distruggere la vita di un semplice fattorino… Interessante pure “La canzone in me”, produzione tedesco-argentina, dove un misterioso motivetto accende la memoria di un ragazzo in viaggio a Buenos Aires dall’Europa. Perché  conosce così bene questa canzone? Cosa gli svelerà il padre sulla sua vita? Ricordando “Hijos” di Marco Bechis, forse qualcosa abbiamo già intuito…

Regina PessoaUn’altra finestra sulla realtà è la consueta rassegna di documentari “Visti da vicino”, 16 film che alternano lo sperimentalismo (pensiamo al “Diario di un turista sessuale” di Davide Arosio e Alberto Gerosa, i quali montano dei video postati su “you tube”), alla tradizionale tecnica di ripresa. A scorrere titoli e argomenti scaturisce un “notes”, a volte bizzarro, sicuramente rilevante a livello di storia del costume dei nostri giorni. La monografica, per questa edizione, a cui il festival dedica il tradizionale volume assai curato, è dedicata a una regista, Regina Pessoa, che ha lavorato sia in collaborazione con Abi Feijo, sia individualmente sull’animazione cinematografica. Le sue opere sono originali nella tecnica (“La notte”, 1999, usa l’incisione e la pittura su lastre di ferro) quanto nel contenuto. A questa affascinante artista interessa l’immaginario infantile costruito sulle esperienze quotidiane e sugli stimoli dell’inconscio. Proprio il suo ultimo lavoro (“Kall il piccolo vampiro”), di cui al “Bergamo Film Festival” verranno presentati alcuni minuti, ritrae i “demoni” e gli incubi di un ragazzo.
 
''La notte'' di Regina PessoaRegina Pessoa, insieme a Abi Fejo, terrà, nei giorni della manifestazione, un workshop per un gruppo scelto di studenti. Le rassegne sono tante e tutte da non perdere. A cominciare da quella dedicata alle pellicole prodotte dalle ex nazioni socialiste (“Mondo ex. I film dell’Europa post socialista 1990-2010), una finestra su un’Europa profondamente cambiata che, come sottolineano i curatori, riguarda un gruppo di paesi, ormai, diventati “espressioni dal significato meramente geografico”. Quei tratti estetici, semplicisticamente, dichiarati, nel passato, “riconoscibili” nelle varie cinematografie dell’Est, ai nostri giorni non hanno senso, travolti dalla modificata struttura politica che ha mutato le necessità e i criteri di espressione artistica. Le opere presentate scavano nel passato o descrivono con sapienza il presente, attraverso le trasformazioni, le delusioni, le “rinascite”.

''Fahrenheit 451'' di TruffautPossiamo essere sicuri che il pubblico affollerà la sala sia per la “Fantascienza d’autore”, una carrellata sui piccoli gioielli di tale genere che hanno firmato registi come Godard (“Alphaville”, 1965), Truffaut (“Fahrenheit 451", 1966), Petri (“La decima vittima”, 1965), Ferreri (“Il seme dell’uomo”, 1969), Allen (il mitico “Dormiglione” del 1973), solo per fare alcuni esempi, sia per il “Psychothriller”. Questo particolare filone cinematografico, assai percorso negli anni Quaranta soprattutto a Hollywood da registi arrivati dall’Europa, è difficile da definire in maniera netta. Si tratta di opere sospese tra la suspence, l’onirico, la violenza reale e psicologica. I curatori hanno scelto “le radici del genere” creando un percorso dubbio, ma affascinante. Da “Rebecca” (1940) di Hitchcock, gotico e inquietante, al capolavoro “Il grande caldo” di Fritz Lang (1953), un noir splendido, ai tempi considerato troppo violento, che regge ancor oggi, senza aver perso niente della sua forza narrativa e di impatto, la visione.
Hitchcock, ''L'uomo che sapeva troppo''A questa serie di film si può associare anche la bella rassegna sul “Periodo inglese di Alfred Hitchcock”, buona parte della sua produzione “giovanile”, che  comprende, tra l’altro, “Blackmail” (sonorizzato all’ultimo momento nel 1929), la prima versione –a volte dimenticata in favore della più tarda girata negli Stati Uniti – de “L’uomo che sapeva troppo” (1934), “L’agente segreto” (1936), ottima versione del libro di Conrad fino a “La taverna della Giamaica”, realizzato nel 1939, prima del trasferimento a Hollywood.
Da segnalare, nel corposo programma, anche il “cult movie” per i 50 anni della “Lab 80” , ovvero “Sacrificio” di Andreij Tarkovskij in edizione restaurata e le pellicole digitalizzate del “Fondo Novelli”.
 
''Sacrificio'' di Andreij TarkovskijSi tratta di due documentari importanti, anche per la storia dell’arte moderna, sullo scultore Herny Moore, realizzato nel 1958 da John Read, e sul genio Marcel Duchamp, girato tra il 1963 e il 1968, dove il maestro, davanti alla scacchiera (era un notevole appassionato del gioco degli scacchi), commenta le sue rivoluzionarie scelte creative. Quest’anno il “Bergamo Film Festival” anticipa la manifestazione “Bergamo jazz” con la proiezione di una pellicola dedicata all’indimenticabile Chet Baker (“We remember Chet Baker” di Hagan Kalberer, Germania 2011) dove, tra i testimoni e musicisti intervistati, troviamo anche il nostro Paolo Fresu.

Per informazioni: www.bergamofilmmeeting.it/
9 marzo 2011
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