Percorso

Lo sguardo sul cinema di una sardo-danese

A tu per tu con Carolina Melis, coautrice assieme a Maria Zanardi de "Le fiamme di Nule" film vincitore del Premio AviSa 2008 bandito dall'ISRE per la promozione dell’antropologia visuale in Sardegna. Scene di vita paesana attraverso i toni della fiaba e del sogno. di Anna Brotzu

''Le fiamme di Nule'', Carolina Melis

IL GENIUS LOCI DI NULE. DI EUGENIO MANGIA

ECCO IL FILM  

Presentato a Cagliari in una serata-evento che ha trasformato le sale della Cittadella dei Musei in un itinerario fantastico tra trame fantasiose di  tappeti, costumi, gioielli, “Le fiamme di Nule” film premiato dall'Isre e firmato da Carolina Melis e Maria Zanardi. Un racconto di scene di vita paesana attraverso i toni della fiaba e del sogno.

Tre donne si cimentano in un concorso di tessitura, e le loro scelte, stilizzate in una danza, tra raffinati bianchi e e neri, giochi d'ombre e sequenze “grafiche” rappresentano il nodo fra passato e presente, modelli e forme tramandati nei secoli e il rapporto con la realtà: vincitore del Premio AviSa 2008 bandito dall'ISRE per la promozione dell’antropologia visuale in Sardegna, il cortometraggio diretto da Carolina Melis offre un interessante spaccato della quotidianità e insieme un paradigma del sapere e del fare dell'arte. Il film ha avuto una gestazione complessa, di qua e di là dalla Manica, tra partenze e ritorni, nostalgie e ricordi per trovare un felice equilibrio tra le radici e il futuro, la riscoperta, e il fascino, dell'Isola al centro del Mediterraneo e le atmosfere londinesi, che la regista, illustratrice e art designer di origini sarde (meglio sardo-danesi) respira da anni.

Carolina MelisCome nasce il progetto de “Le fiamme di Nule”?
Due anni fa, prima di iniziare il lavoro, ho fatto una gita a Nule: lì ho conosciuto una tessitrice, Eugenia Pinna, che mi ha introdotta a questo mondo così vivo e presente della tradizione dei tappeti, con gli antichi motivi de sa fressada, sas bindighi lunas e a fiamma e quelli più moderni inventati da Tavolara, accennandomi anche del concorso. Il tutto mi aveva molto affascinato.: ho comprato un tappeto e l'ho portato a Londra; e quel tappeto è stato forse l'inizio di  una serie di idee che sono nate dopo, e che sono diventate un film.

Nella rosa dei vincitori dell'AViSa 2008.
Sì, ho visto che l'ISRE proponeva il concorso e ho partecipato, proponendo appunto l'idea di questa storia legata alla tessitura: a loro è piaciuta molto, mi hanno dato un finanziamento per realizzare il film, quindi da lì è il progetto è andato avanti.

Un po' come un work in progress..
Il progetto si è definito meglio via via: il percorso è stato un po' travagliato perché sapevo bene quale fosse l'argomento, e sapevo come lo volevo realizzare in animazione, però la difficoltà è stata proprio quella di scegliere un po' il senso del film, di definirne il tono. Le possibilità erano diverse: ciò che voglio fare è una commedia? è una storia adatta a un documentario?  Alla fine ho scelto di raccontare una favola, una storia che potrebbe succedere oggi, domani o cento  anni fa: insomma una vicenda senza tempo, senza contesto, un po'- anzi molto – stilizzata.

Backstage ''Le fiamme di Nule''Fino a ricorrere all'astrazione della danza.
Sì, c'era l'idea di unire le mie passioni, il mio amore per la danza e l'interesse per l'illustrazione:  questo film è un po' una sintesi di me stessa e della mia vita. Quindi ho pensato, per rendere questa gara che mette in luce tre modi diversi di affrontare una sfida e i diversi caratteri delle protagoniste, di “coreografarla”. Accosto vari linguaggi e stili: c'è appunto la danza; c'è l'animazione, che ovviamente è il mio lavoro; e poi i ci sono i tappeti, la tessitura, che è una delle cose che in qualche modo mi appartengono, tra cui son cresciuta: sono figlia di un'artista che ha sempre lavorato con la tessitura, quindi è un po' una passione di casa...

Quasi un filo tra due Isole: la Sardegna e l'Inghilterra.
Mi piaceva il fatto di ritrovare una sintesi tra due momenti della mia vita: ero a Londra - io abito a Londra da 15 anni – quando mi è venuta una voglia di Sardegna e, come dire, l'ho “scaricata” in questo film. L'unico aspetto problematico di questa “lontananza”, visto che il film è stato realizzato in Inghilterra, è che è stato molto difficile trovare il “tono” giusto, cogliere le atmosfere: infatti ci son voluti sei mesi per farlo, perché quando lavoravo al film a Londra mi sembrava che fosse tutto perfetto, ma quando tornavo in Sardegna mi sembrava che non c'entrasse nulla con il luogo.
Un po' come quando si va in vacanza e si portano i prodotti locali all'estero: poi li assaggi lì e hanno un sapore diverso. In realtà quello “straniamento” mi appartiene, io sono così: sono una sarda trapiantata a Londra e quindi questo è un film più o meno sardo trapiantato all'estero, e che ora  riporto qua.

Backstage ''Le fiamme di Nule''Come ha costruito la rete di collaborazioni e il cast artistico?
Avevo dei contatti qua in Sardegna: per esempio la coautrice del film Maria – Margherita Zanardi si occupava delle relazioni con le tessitrici di Nule, quindi di tenere i rapporti più stretti con Eugenia, che ha svolto tutta la ricerca sui tappeti, con l'ISRE. Lei insomma un po' mi faceva da sostegno, da supporto locale. Londra era più la base tecnica: quindi c'erano gli animatori, lo studio dove abbiamo registrato eccetera, però il materiale di cui è composto il film, quindi la musica, i gioielli, i costumi, le immagini, le fotografie son tutti elementi che vengono dalla Sardegna.

Perché quindi la scelta di lavorare un po' in bilico tra due mondi?
L'idea del film arriva dalla Sardegna, dall'arte della tessitura, un po' forse dalla nostalgia: diciamo che Londra l'ha eseguito materialmente, e fedelmente rifacendosi a quei modelli. L'avrei potuto realizzare probabilmente anche qua, però lì era più facile, in qualche modo più naturale: io lavoro in uno studio di animazione a Londra quindi mi sembrava ovvio farlo lì. Avevo già i contatti: sapevo già con chi lavorare, chi coinvolgere, che compiti affidare a chi e perché; anche per loro era molto interessante lavorare a un progetto diverso invece dei soliti cartoni animati... tremendi.

Che accadrà a “Le fiamme di Nule”?

Dopo Nuoro e Cagliari, la prossima volta lo proietterò in Ogliastra all'Ulassai Film Festival che si svolgerà a fine mese e poi probabilmente ci sarà una proiezione a Nule però in italiano: stiamo preparando una versione in italiano (quella originale come avete sentito è in inglese).

Backstage ''Le fiamme di Nule''Riflettori puntati su Carolina Melis: qual è stato il suo approccio con il cinema?
Io provengo dalla danza, sono andata in Inghilterra per continuare a studiare danza poi però mentre mi perfezionavo in quell'arte mi sono appassionata al mondo dell'animazione e della grafica, dell'illustrazione. Quindi ho cambiato completamente direzione, però sempre in un certo senso mantenendo lo stesso modo di procedere, conservando molti principi della danza anche nel lavoro dell'animazione. Da ormai 5 o 6 anni lavoro con una casa di produzione che si chiama Nexus, per cui mi occupo principalmente di video musicali e lavoretti commerciali - quindi pubblicità: ovviamente, pagano - e poi al momento sto realizzando una compilation di animazioni, di film di animazione per bambini. E ovviamente lavoro anche come illustratrice: ho diversi clienti nel campo della moda, adesso sto facendo un lavoro per Prada, ho collaborato con un sacco di riviste e lavoro anche per una casa di moda a Parigi che si chiama Sessun. Sono un po' un art director – designer: faccio un po' di tutto.

E l'incontro con la decima musa?
Il cinema è arrivato più tardi, anche perché accedervi non è semplice. Diciamo che sto entrando nel mondo del cinema adesso, però è molto difficile: già passare dai 7 minuti ai 90 minuti è una cosa complicatissima, e non solo per i costi. Oltretutto nell'animazione c'è  veramente pochissimo spazio: escono pochissimi film di animazione all'anno, e  hanno dei budget molto più alti delle altre pellicole. Infatti al momento è veramente impossibile farli visto che quasi dappertutto stanno tagliando i fondi; cioè non vorrei essere troppo drastica: una realtà come la Pixar li può ancora fare, io magari ho delle difficoltà. Però, come dire, ci sto lavorando. Ho in mente dei soggetti per dei lungometraggi, delle sceneggiature che sto cercando di sviluppare con una casa di produzione che si chiama Warp.ex, in Inghilterra. E comunque i tempi sono lunghissimi.

Immagini tratte da ''Le fiamme di Nule''Qualche esempio?
Per restare in tema, sto lavorando su una storia che casualmente parla non di tappeti ma di carte da parati: sembra che ci ho una fissa di queste cose qua!  (ride, ndr.). La protagonista è una ragazza che lavora in una fabbrica di carte da parati e sogna un mondo “disegnato”, cioè vede la sua vita, la sua quotidianità come riflessa nei motivi che realizza. Il soggetto, il contesto in sintesi è questo.

Sarà una commedia o un dramma? O una docu-fiction?
Sì, anche questa è un po' una docu-fiction effettivamente: è molto inglese, perché ha questo tono un po' freddo dell'Inghilterra depressa. Però non so veramente se lo realizzerò mai perché soprattutto in questo momento nel cinema è difficile avere certezze, fino all'ultimo non si può sapere: ci son tantissime idee però pensare è una cosa, realizzare un film un'altra.

Qualche idea per le location?
Non so ancora: dipenderà dalle opportunità. Adesso stanno andando tutti in Francia a girare i film, perché lì sembra che ci siano i soldi per farli, che ancora i tagli non siano così severi.
Però ripeto, questo è un progetto ancora da sviluppare: ho iniziato a lavorarci l'anno scorso, collaboro con una sceneggiatrice inglese e ho coinvolto una serie di persone. Insomma, staremo a vedere. Mi hanno detto che di solito ci vogliono almeno cinque anni per una cosa del genere: stiamo partendo da zero, non da una storia, un plot già esistente. Lo stiamo ancora pensando, elaborando: però effettivamente abbiamo già superato il “livello uno” nel senso che siamo all'interno di un "development", una fase di sviluppo, non più io sola in una cameretta che me lo sogno, ma in una fase molto più concreta.

Ha già in mente un cast?
No, ma questa domanda mi fa sorridere perché in effetti a Londra io divido uno studio con un sacco di  registi e ogni tanto facciamo i nostri film ideali con il nostri casting ideali; attacchiamo tutte le foto di attori noti e no, e anche di persone che non hanno mai fatto e magari neanche si sognano di fare un film, però li vediamo in giro e questo basta: li scegliamo come interpreti delle nostre future opere di fantasia. Sicuramente adesso se torno a Londra e vedo la parete ci sarà qualcuno che magari si presenterà alla mia mente come l'attore o l'attrice “giusta”. E tutto può ancora cambiare: siamo solo all'inizio.

''Le fiamme di Nule''Ne “Le fiamme di Nule” c'è stata un'evoluzione?
Il mio soggetto originario non era molto lontano, però aveva un approccio completamente diverso nel senso che  i personaggi erano delle specie di barbapapà, delle signore un po' paffute, grassocce, era pensato come una commedia e questi tre personaggi si facevano i dispetti. Poi però non mi sembrava adatto né a me né al mio gusto né all'atmosfera che ho trovato a Nule, un po' malinconica, ma di una tristezza delicata, bella, intrigante come una canzone di Rossella Faa.

Tornando a “quel” cast: come è iniziata la collaborazione con Luciano Bonino?
Luciano era semplicemente la persona giusta:  mi è sempre piaciuto il lavoro che fa e poi anche sapevo che gli sarebbe piaciuta l'idea di lasciarsi coinvolgere in un progetto del genere, poi aveva dei “precedenti” significativi. Ho pensato immediatamente a lui. Per i gioielli ho scelto l'Istituto Benvenuto Cellini perché li conosco molto bene, sono parenti miei quindi conosco benissimo quello che fanno, e so che hanno una grandissima passione per il loro lavoro: per me non c'era alternativa. Per la colonna sonora invece l'incontro con Rossella Faa è stato un po' un caso: all'inizio avevo scelto una canzone completamente diversa, di un gruppo francese, il suono dell'arpa che mi pareva si accordasse con la tessitura, però non ero convinta.; un giorno  qualcuno mi ha suggerito di ascoltare Rossella. Tra le sue  canzoni, molte effettivamente sono ironiche, scherzose; poi ho sentito questa e subito e ho detto: “Ah sì, questa ci sta veramente bene!” Rossella mi ha avvertita: “Guarda che è l'unica un po' “fuori tema”, quella meno sarda di tutte!!” e pensandoci, forse tutto quello che ho inserito nella texture del film è un po' sardo ma neanche tantissimo. Forse in effetti nella sua incoerenza (rispetto alla diversità dei materiali, la mescolanza di generi e stili, dalla grafica all'animazione alla danza, alla musica, abiti e gioielli compresi) la coerenza interna de “Le fiamme di Nule” è proprio questa: anche i costumi di Bonino sono una rivisitazione personalissima, si vede che partono da un design sardo però effettivamente sono delle cose molto diverse... totalmente reinventate.

Si può dire che colgano un'essenza: riflettono un'idea della Sardegna?
Sì, come il film contiene l'essenza di una “mia” Sardegna, ma un'essenza anche un po' “sporcata”, che è un po' come sono io.

IL GENIUS LOCI DI NULE. DI EUGENIO MANGIA

ECCO IL FILM   LA GALLERIA FOTOGRAFICA

 

9 marzo 2011
Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni