Percorso

Un poetico volo di versi

Due grandi maestri Giovanni Fiori e Franco Piga e un autore appassionato Ignazio Figus. Filo conduttore la poesia. Storia di un progetto, di un lungometraggio, di un racconto nato sotto il cielo terso di Ittiri. di Salvatore Pinna

''Il coraggio e la poesia''“Il coraggio e la poesia” di Ignazio Figus si può leggere come un racconto che parte da un interrogativo, ha uno sviluppo narrativo intermedio e uno scioglimento finale. L’interrogativo è: "Cos’è la poesia e chi è il poeta?”.

Come in ogni racconto che si rispetti c’è uno o più personaggi principali o eroi. Nel nostro caso essi sono i poeti Giovani Fiori e Franco Piga.  Ci sono, poi, tanti comprimari di peso, tutti importanti per l’azione e che interagiscono tra loro e con i due eroi. Naturalmente  c’è anche l’antagonista senza il quale non si darebbe racconto. L’antagonista, tuttavia, non ha il volto dall’antieroe cattivo, anzi è un’entità impersonale. Si può dire che sia la poesia che si guarda indietro. È questa che i due protagonisti si impegnano a scovare e a contrastare, mentre allevano una scuola di pensieri e di persone di quella che possiamo chiamare la nuova poesia sarda.  Giovanni Fiori è l’eroe principale della poesia che guarda avanti, che vede meglio e più lontano. Egli è impegnato nel rinnovamento della poesia sarda, della poesia in lingua sarda, infine  della poesia senza confini.

''Il coraggio e la poesia''La vicenda si svolge in  ambienti abitati da voci e volti amabili e in paesaggi stupendi. Tali appaiono sia i paesaggi urbani di Ittiri e Putifigari sia i territori del Mejogu e del Logudoro.  Vi si svolge una vita in cui è forte la presenza della tradizione, con canti  e gare di poesia cantata, concorsi di poesia sarda “a tavolino”, strettamente imparentata con il canto; ci sono scuole di poesia dove si insegna a usare correttamente il sardo scritto ma anche coltivare un’idea di poesia capace di dare indicazioni, sogni e utopie. Se questo è il pensiero dei protagonisti della storia significa che tra loro ci sono quelli per cui la poesia si nutre dei soliti pianti di poeta, di rievocazioni nostalgiche di un passato che si vorrebbe immobile. Gli uni e gli altri coesistono in una contesa latente, in una sorta di “guerra pacifica” percepibile nel diverso suono delle parole, tra “ammentos”, talvolta belli da sentire, che si avvitano su se stessi senza scampo e immagini “visionarie” che contengono indicazioni di futuro. Questa lotta, per fortuna, è una questione di parole e di suoni, di modi in cui si combinano tra loro.  È condotta con civiltà, con le rispettive convinzioni affidate al modo di versificare di “eroi” e “antagonisti”.

''Il coraggio e la poesia''La storia ha uno “scarto” (e quindi un vero inizio) durante la premiazione al concorso “Ammentos” di Ittiri. Viene premiata una bella poesia tradizionale e un fumetto in sardo dato che il concorso ha, intelligentemente, una sezione dedicata al fumetto. Il premio per il fumetto viene vinto da Franco “Jimmi” Pisanu. Per una felice combinazione (felice per l’andamento della storia) “Jimmi” non presta attenzione alla vocale paragogica: scrive “andamusu” anziché “andamus”.  Per questo viene ripreso bonariamente dalla stessa giuria che pure lo ha premiato. “Jimmi” il fumettista reagisce con una frase che, a pensarci bene, è una dichiarazione di poetica: “Bisogna parlare della realtà di oggi in Sardegna, non solo di ricordi!”. Da qui incomincia il viaggio di Giovanni Fiori che conduce lo spettatore in un percorso che è morale, sapienziale e artistico. In questo viaggio vengono alla luce i temi centrali del racconto che sono quelli richiamati dal titolo: il coraggio e la poesia, ovvero il coraggio del poeta di mettere in piazza i sentimenti, il coraggio  di rinnovare i temi, e quello di dar vita e frequentare una scuola di poesia a Putifigari dove si acquisiscono le tecniche, la sintassi e di grammatica della poesia, e la capacità recitativa  per dare la voce ai versi.

''Il coraggio e la poesia''Nella contesa, implicita, tra un modo ed un altro di versificare, volano versi, non pietre. Sono i versi che si incaricano, con levità, di mostrare le tesi, e sono gli esempi il terreno in cui si affilano le armi. Così indizio dopo indizio lo spettatore attento arriva a sciogliere l’enigma iniziale: “cos’è la poesia e chi è il poeta?”. La risposta viene consegnata, come un trasferimento di dono, a dei protagonisti della nuova scena poetica come la poetessa Maria Sale di Chiaramonti, il poeta  Antonio Brundu di Orani. E anche ai poeti giovani, ancora incerti ma coraggiosi, della scuola di poesia di Putifugari. E allo spettatore che è il vero destinatario del dono.
Ma questo racconto è cinema e il suo demiurgo è un regista, un poeta delle immagini. Egli si assume l’onere di accompagnare questo racconto-saggio sulla poesia, facendo parlare la poesia. “Mi sono tenuto lontano dall’accademia – dice Ignazio Figus – Non c’è arroganza in questo. Ho voluto semplicemente che questo lavoro nascesse da chi la poesia la fa e non da chi la interpreta con la speranza che susciti in chi lo guarda le dense riflessioni fatte anche dagli stessi poeti dopo averlo visto.”

''Il coraggio e la poesia''C'è intelligenza delle cose in questo film e quindi le cose si fanno riprendere con una "apparente" semplicità. La lentezza, che è una preziosa caratteristica del cinema di Figus, è al servizio del ritmo. Questo “raro” dibattito sulla poesia, è un film di poesie, di luoghi e volti ed è anche  una quasi-biografia di Giovanni Fiori. Del grande poeta Ittirese colpisce il semplice carisma e la modernità.  Quando dice che  "per scrivere poesie bisogna leggere poesie" sembra di sentire un rivoluzionario del cinema come Godard per cui “i film che sono stati fatti discendono dai film che sono stati visti”.  Gli inserti poetici sono un omaggio alla sua poesia. I paesaggi che accompagnano la lettura dei versi, interagiscono con le parole che sono come dipinte sulle immagini. Non c'è un ricalco di tipo analogico tra parola poetica e immagine; a volte un voluto asincronismo ne vieta l’ovvio accostamento  come in quella che inizia con "Stupore di papaveri rossi". Talvolta l'inquadratura è poetizzata con una diversa illuminazione che la rende sospesa e assorta come in "Camineras". In "Terra mia questa notte" l'asincronismo è totale.

''Il coraggio e la poesia''II paesaggio viene offerto in una sequenza di inquadrature "ritmate" prima che intervenga la lettura della poesia. Il sincrono avviene con il nero della notte appena segnata da tracce di nuvole e poi dalla luna che punteggia il bel verso "col mio canto spalanco l'universo".  
La Pro Loco e l'Amministrazione Comunale di Ittiri, hanno sostenuto il peso economico e organizzativo e hanno condiviso col regista il progetto e gli scopi del film.  Tonio Sias, che è stato il produttore esecutivo, lo ha assistito in ogni momento della produzione. Il resto lo ha fatto Figus. Ha reso cinematografico un  discorso sulla poesia. Ha informato senza essere didattico. Ha mostrato il profilo fisico e morale dei luoghi.  Ha rivelato persone-personaggi che sanno "entrare" nello sguardo (e nell'animo come vuole Fiori). Allora, viene da pensare, "Il coraggio e la poesia" è anche  il coraggio di un regista che azzarda un documentario sulla poesia.

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