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Quando Liz scelse Alghero

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La coppia Taylor-Burton, diretta da Losey, girò nei primi anni '60 "La scogliera dei desideri" film ambientato nella zona di Capo Caccia. La location sarda preferita all'Isola di Capri per esigenze di riservatezza. E fu così che Liz scoprì anche l'Ichnusa. di Elisabetta Randaccio
 
Liz Taylor e Richard Burton, ''La scogliera dei desideri''Tra le tante interpretazioni di Elizabeth Taylor, scomparsa pochi giorni fa lasciando un vuoto incolmabile nel pantheon del divismo hollywoodiano, quella di Flora Golforth non tradisce il personaggio plasmato dall’attrice nella seconda parte della sua lunga carriera. Flora non è più giovane, ma ancora molto bella, capricciosa ex regina del “varietà”, sposata molteplici volte, egoista, amante del lusso e dell’alcool, vive in parte di ricordi, destinati ad accentuare il suo carattere controverso. Sembra un ritratto autobiografico della Taylor e della sua esistenza “spericolata”, ma Tennessee Williams (che apprezzò l’attrice in due ottime trascrizioni di suoi drammi per lo schermo: “La gatta sul tetto che scotta” di Richard Brooks, 1958, e “Improvvisamente l’estate scorsa” di Joseph L. Mankiewicz, 1959), lo scrisse per un’altra interprete, la altrettanto mitica Tallulah Bankhead, la quale la portò a Broadway insieme a Tab Hunter con tiepido successo.

Liz Taylor, ''La scogliera dei desideri''In realtà, la piece “The milk train doesn’t stop here anymore” dell’autore della “Dolce ala della giovinezza”, probabilmente non era più adatta al contesto sociale del momento. Se Williams, negli anni Cinquanta, era stato un rivoluzionario drammaturgo, capace di sconvolgere i benpensanti della middle class americana coi suoi lavori grondanti di simbologie mitologiche-psicanalitiche, di complessi rapporti sentimental sessuali (tra quelli di maggior successo “Un tram che si chiama desiderio”, “Orpheus descending”, “Zoo di vetro”), gli anni Sessanta densi di rivoluzioni culturali-politiche-sociali, lo relegano a un commediografo superato nei temi, se non nella forza stilistica. Le sue scritture drammaturgiche furono tradotte con fortuna sullo schermo e, evidentemente, nel 1968, anno fatale anche per il cinema, l’Universal pensava di poter bissare un altro successo tratto da Williams, avendo come interpreti la Taylor e il suo compagno Richard Burton (quindi, con una buona scia di gossip da sfruttare) e come regista niente di meno che il grande Joseph Losey, lo spietato analizzatore della borghesia anglosassone del Novecento, l’autore di un capolavoro assoluto come “Il servo” (1963).
 
Elizabeth Taylor e Richard BurtonIl titolo inglese del film, sulla carta intrigante, fu, abbastanza stupidamente, “Boom”, a ricordare onomatopeicamente, il rumore delle onde sulla scogliera, dove è posta la villa da sogno di Flora; in italiano ebbe assegnato il migliore “La scogliera dei desideri”. La location iniziale doveva essere Capri (e bisogna sottolineare come l’abitazione dove vive la protagonista ricorda la villa di Curzio Malaparte nell’isoletta campana, già usata per altri set cinematografici come il “Disprezzo” di Jean Luc Godard, 1963), ma, per ragioni economiche o pratiche, buona parte delle riprese furono girate in Sardegna, zona di Alghero. In tale contesto, la scena che, oggi, strappa un sorriso, è quella dove attracca la barca, quasi all’inizio del film. Nel muro del porticciolo svetta indiscutibilmente come simbolo di sardità, la pubblicità della birra “Ichnusa” (!).
 
Elizabeth TaylorCome sottolinea Gianni Olla nel volume  “Dai Lumiere a Sonetaula”, “La scelta sarda fu dovuta ad una maggiore facilità organizzativa e alle esigenze di riservatezza della coppia Taylor/Burton: Capri era già un’isola estremamente turisticizzata”. Ed è altrettanto vero quanto sia riconoscibile il profilo di Capo Caccia, pur in una fotografia “scura”, voluta da Losey per accentuare il senso di morte pervadente l’intera vicenda, sia pur con un tono grottesco, in certi punti. Non è dato di sapere con certezza quanto metraggio del film sia girato nella nostra isola, sicuramente la coppia Taylor Burton ha soggiornato al Resort di Capo Caccia, viste le numerose testimonianze in questo senso. Il film ha un suo fascino, nonostante l’eccesso di simbolismi tipicamente williamsiani; si veda il personaggio interpretato da Burton un poeta-angelo della morte che sfiora quasi il ridicolo. Non è sicuramente una pellicola tra le migliori di Losey, qua interessato al contrasto psicologico tra natura e caratteri.  Ma la Taylor non delude, assolutamente credibile nella sua prova emotiva, passionale, carnosa.
 
“Come aveva dimostrato anche in precedenza, qui Liz si conferma un’intensa interprete di Tennnessee Williams. Ora, però, nella sua fase barocca, affronta Williams ad armi pari…(Hirsch). In una scena, i suoi piedi sfiorano la sabbia sarda, un’orma divistica in una terra che lei doveva considerare affascinante ed “esotica”.
 
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30 marzo 2011
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