Percorso

Matera? No Gerusalemme

Ecco un ottimo esempio di cineturismo, ovvero: Matera prima e dopo le riprese di “The Passion”. Prima vergogna d’Italia e luogo di miseria da celare, dopo epicentro di politiche cinematografiche legate al territorio con un ottimo riscontro di pubblico ed entrate economiche.  Complice Mel Gibson. di Francesco Bellu

MateraMatera 7 d. P, che sta per “sette anni dopo The passion”. Già, cosa rimane dopo tutto questo tempo? Quando il controverso film di Mel Gibson sulle ultime ore di Gesù arrivò nelle sale di tutto il mondo, a Matera, luogo in cui fu girato, il turismo ebbe un’impennata pazzesca.

Fu quasi un’ubriacatura: le immagini dei Sassi fecero da sfondo perfetto e spettacolare al più trucido dei film biblici mai visti sullo schermo e le persone accorsero a frotte per vedere quei luoghi che l’Unesco, dal 1993, aveva dichiarato Patrimonio dell’Umanità.

MateraOggi l’impressione è che tutto si sia stabilizzato e regolarizzato in una forma di turismo costante, un po’ come il torrente Gravina che scorre al di sotto della città e scava da millenni la valle, incuneandosi tra rocce e terra. Sul fronte produttivo la Film Commission pare sia un po’ latente e le produzioni si arrangiano per conto loro: ognuno fa per sé insomma e chiede aiuto alle singole istituzioni che collaborano peraltro con piacere. La città è molto cinematografica soprattutto quando prende le sembianze di Gerusalemme.
Capire perché Matera sia diventata sul grande schermo la capitale dell’antico Israele è semplice: ha un’architettura unica, con le sue case antiche costruite una sopra l’altra, dall’alto verso il basso e un paesaggio aspro di una bellezza fascinosa e “crudele” allo stesso tempo.

MateraLa storia si è sedimentata su queste rocce tenere, ha lasciato la sua impronta profonda. Eppure mentre si gironzola tra i sali scendi delle vie si ha l’impressione opposta, quella che il tempo non esista più.
Il primo a usare la città come set era stato Pier Paolo Pasolini che proprio qui aveva girato il “Vangelo secondo Matteo” (1964). Il suo era un Gesù mediterraneo e rivoluzionario che dava “scandalo con la parola” e girare a Matera fu rivoluzionario in tutti i sensi. Fino ad allora, infatti, il centro storico era stato bollato come “vergogna per l’Italia”, un luogo di miseria da celare e svuotare. Non a caso sin dal Settecento i nuovi palazzi vennero costruiti in cima, a coprire quel grande imbuto di roccia e case che sono i due quartieri antichi di Matera: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso.

MateraCon le leggi speciali, negli anni ‘50, i Sassi vennero pian piano sfollati e la gente si riversò nei nuovi quartieri, costruiti appositamente. È in questa fase di transizione che Pasolini gira il “Vangelo secondo Matteo”, e lo fa addentrandosi proprio tra quelle vie che l’Italia considerava appunto “una vergogna”: nella Civita, il quartiere più alto, dove sorge il Duomo, via Fiorentini, le chiese rupestri e il Parco delle Murge al di là della città. Tutt’ora capita di ritrovare tra i souvenir delle bancarelle foto di scena di quel film: in una si vede il poeta con il suo “nasone” dietro una macchina da presa. Polvere di stelle e di ricordi formato cartolina.

MateraQuando Mel Gibson arriva a Matera nel 2003 le cose sono cambiate, i Sassi sono patrimonio Unesco da salvare e tutelare, sono arrivati anche altri registi a girare qua, come Bruce Beresford (il mega flop “King David” con Richard Gere e Matera che “recita nuovamente il ruolo” di Gerusalemme, cosa che farà anche con “Nativity” di  Catherine Hardwicke nel 2006), i Taviani (“Il sole anche di notte”) e Tornatore (“L’uomo delle stelle”). Ma il regista-attore, premio Oscar, riesce a catalizzare un’attesa mai vista prima che elettrizza la città e la sbatte in prima pagina sui giornali di mezzo mondo. “La passione di Cristo” viene girata tra l’autunno e l’inverno di quell’anno, in un’atmosfera che la stampa definisce mistica.

MateraVai a sapere se sia frutto di una furbata di marketing o meno, ma la cosa funziona. La spettacolare via Muro che scende a capofitto sino alla chiesa di San Pietro Caveoso, penzolante sul costone di un burrone, fa da sfondo alla lunga via Crucis, mentre il Parco delle Murge, diventa il Golgota. L’anno dopo, quando il film esce nelle sale, sbanca i botteghini e fa colare litri di inchiostro per le scene di violenza (iper)realista, il presunto antisemitismo e il fondamentalismo ultracristiano.

A vincere la sfida è però Matera: tutto ci si poteva aspettare, tranne una Gerusalemme così pulp.

13 aprile 2011

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