"Good bye mama" di Michelle Bonev
Il consiglio di Elisabetta Randaccio

Il cinema ha avuto, in parte, la funzione del vecchio romanzo d’appendice per tanto tempo e, quando entrare in una sala, era l’unico divertimento possibile (economicamente) pure per le persone meno abbienti, nei giorni della ricostruzione dopo il dramma del secondo conflitto mondiale, una marea di film “feulletonistici” invasero il mercato. Storie manichee e semplicistiche, qualche volta firmate da autori di ottime capacità, che riuscivano a creare una forte empatia negli spettatori.

Nel 2011 il cinema popolare ha intrapreso vie assolutamente differenti, sarebbe un assurdo riproporre senza coscienza critica o autoriale vicende “da fotoromanzo”. Eppure “Goodbye Mama” è questo: un polveroso e insopportabile “feuilleton” di bassa lega. La regista bulgara Michelle Bonev, forse, supponendosi una novella Orson Welles in versione femminile, dirige, scrive (?!), produce questa solenne cretinata, avendo dietro le spalle una distribuzione potente come la 01. Se si volesse tentare di capire il senso di tale bidone, si potrebbe teorizzare come la Bonev abbia cercato di descrivere un fenomeno assai delicato quanto la tendenza a riprodurre, da parte della vittima, la violenza subita negli anni della formazione, oppure la distorta dinamica della famiglia contemporanea, nucleo, in certi casi, di piccoli orrori quotidiani.

“Goodbye mama”, non manca di scene e dialoghi “stracult”, destinati ad un’antologia filmica del trash di domani.
La rabbia sta nel pensare ai lauti finanziamenti ricevuti dalla pellicola in maniera altrettanto “avventurosa”, che ci rendono ancora più depressi, pensando a quanti bei film sono stipati in “frigorifero”, perché non ritenuti, con giudizio assai discutibile, buoni investimenti commerciali. “Goodbye mama” lo sarebbe?
Neppure un marziano potrebbe puntare qualcosa su tale boiata, la quale ha incassato, nei giorni del lancio, quelli più importanti per il ritorno economico, in tutto il territorio nazionale la misera cifra di 65.000 euro, un flop da record.
Da dimenticare.
Da dimenticare.
Consiglio precedente: "Boris. Il film" di L. Vendruscolo, M. Torre, G. Ciarrapico
13 aprile 2011