Percorso

Le fiction, i documentari e gli auguri di Quilici

Il più grande documentarista italiano ci fa gli auguri per una buona Pasqua e noi gentilmente ricambiamo. Assieme a qualche riflessione sul mondo del cinema, ai suoi progetti, e all'invito per una monografica cagliaritana totalmente dedicata. di Elisabetta Randaccio

Folco QuiliciE’ sempre un’emozione parlare, seppure telefonicamente, con un maestro come Folco Quilici di cui anche il nostro portale ha festeggiato, recentemente, l’ottantesimo compleanno con un articolo di sintesi sulla sua opera cinematografica.

L’artista Quilici è eclettico: non è esclusivamente uno dei registi maggiormente rilevanti del nostro paese, i cui film hanno raccolto riconoscimenti in tutto il mondo, ma è uno scrittore molto amato, un giornalista, un divulgatore culturale e scientifico e anche per questa sua importante attività, merita la stima non solo degli esperti, ma di chi ha imparato da lui il rispetto della natura, nonché la passione per l’avventura, descritta nelle sue sfaccettature: ricca di piacere, ma anche di pericoli, da non affrontare se non si è ben preparati. E’ un modello assai diverso da tanta superficialità e banalità in questo campo. Colto e con la dote di saper appassionare senza enfasi inutili, ha raccontato in alcuni film memorabili e in tanti reportage, il fascino del nostro mondo, oppresso, però, negli ultimi sessanta anni da inquinamento e pericolose trascuratezze.

Caraibi, Isla Mujeres, 1976. Folco Quilici © Fratelli AlinariLa prima domanda è, ovviamente, sulla nostra isola, sul suo primo impatto con la nostra terra, molti anni fa, con un luogo dai connotati assai particolari rispetto ad altre regioni dell’Italia di allora.  
Spesso i primi amori rimangono come un sigillo importante nella vita. Così è stato per la Sardegna. Ero già un appassionato di immersione, che iniziai a praticare tra i sedici e diciassette anni in Liguria, per cui, quando ottenni  la licenza liceale, decisi con alcuni amici di andare in Sardegna, i cui mari erano estremamente attraenti. Fu un’estate meravigliosa in un’isola, allora definibile come una sorta di “Far West”, poco praticata dal turismo. Trascorsi almeno quattro mesi in vari luoghi bellissimi, nel cui mare si poteva pescare, esplorare.  In seguito, in Sardegna sono stato tante volte, anche per lavoro; è ancora una regione interessante per quanto mutata, ma quella prima estate è sicuramente indimenticabile.

Costa della Mauritania, 1967. Copyright Folco Quilici-Fondazione AlinariLei ha realizzato alcuni film di fiction di grande qualità. Il mio preferito è "Oceano" (1972) ancora attuale nel racconto del ragazzo in fuga dal disastro nucleare.
Veramente l’interesse dell’opera è focalizzato sulla psicologia degli abitanti delle isole del Pacifico, che fanno da sfondo alla storia. Il ragazzo, certamente, scappa dal luogo, dove vengono  eseguiti gli esperimenti nucleari, ma non è quello l’elemento fondante. E’, comunque, tra i miei lavori, uno tra i più amati, perché il produttore non mi diede nessun problema, per certi versi la troupe era stata positivamente “abbandonata, dimenticata”. Una situazione, che mi  lasciava, nel complesso, ampia libertà creativa. Quei luoghi, poi, li conoscevo assai bene, avendovi girato altri tre film.

Folco QuiliciAvrebbe il desiderio di realizzare un’altra opera di fiction?
No, in questo momento non ho questo tipo di progetto. Mentre continuo a concentrarmi nell’ambito del “documentario” e dedicarmi a scrivere. Anzi, quando devo realizzare un film, parto proprio da uno studio approfondito, spesso da un mio testo, il quale diventa fondamentale per preparare la struttura di un mio futuro lavoro cinematografico.

Come per  il suo recentissimo "L’ultimo volo"..

"L’ultimo volo" nasce proprio da un mio libro di successo scritto nel 2004, "Tobruk 1940", che raccontava una storia, la quale mi coinvolgeva anche a livello personale: infatti,  sul velivolo  precipitato in Libia il 28 giugno 1940, pilotato da Italo Balbo (il pioniere dell’aereonautica italiana), c’era pure mio padre, il quale, giornalista, teneva un memoriale delle spedizioni belliche. Nell’"Ultimo volo" cerco di far luce su una strana questione irrisolta: quale era la reale destinazione dell’aereo? Perché alcune pagine del diario di mio padre sparirono? Sicuramente nel documentario l’elemento di tale inquietante mistero storico è maggiormente connotato.

I sardi la amano molto e speriamo di poterla ospitare presto nella nostra isola, magari in occasione di una monografica delle sue opere…
Sicuramente, accetterei l’invito. Grazie per gli auguri per il compleanno e ricambio i lettori con l’auspicio di trascorrere al meglio le prossime festività.

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