Percorso

Finalmente è arrivata "L'estate"

Grazie a Self Cinema e alla distribuzione realizzata dagli spettatori, “L’estate di mio fratello” di Pietro Reggiani, dopo le principali città italiane, è approdato anche a Cagliari, dove, visto il successo di pubblico, rimarrà in sala fino al 7 giugno! di Arianna Salaris  

 Alla fine hanno vinto gli spettatori. Dopo giorni e giorni di frenetico passaparola tra amici per realizzare la prevendita dei biglietti, giovedì 24, al Cineworld, si è svolta, la prima cagliaritana del  poetico e pluripremiato  “L’estate di mio fratello”. Visto il grande successo di pubblico il fim rimarrà in sala per un' altra intera settimana, fino al 7 giugno.
A presentare la serata inaugurale i responsabili dell’iniziativa Selfcinema, “Adopt-a-Movie” per la Sardegna, Alberto Bertolotti ed Enrica Anedda, dell’Associazione Cagliari in Corto, con lo staff della redazione del sito Cinemecum.
In sala anche l’autore del lungometraggio, il regista Pietro Reggiani che, entusiasta per l’accoglienza, ha ringraziato il pubblico per avere risposto così numeroso all’appello di Selfcinema. Dopo una sintetica descrizione del suo film, il regista ha preferito lasciar parlare le immagini, rendendosi disponibile, a fine visione, per soddisfare qualsiasi domanda e curiosità del pubblico.
E il pubblico non si è fatto pregare: infatti, dopo un lungo applauso al termine del film, numerosissime le domande  rivolte al regista. Molta curiosità da parte degli spettatori sulle difficoltà  finanziarie e di distribuzione incontrate dal film in Italia.“Alla fine del 2005,”  –  ha spiegato il regista – , “pensavamo che la selezione del film ad un festival avrebbe convinto qualcuno a mettere i soldi per la post produzione. Dopo una lunga serie di rifiuti, stavamo quasi per  rinunciare, quando in extremis arrivò la selezione a New York. Ma neanche la selezione del film a questo festival portò soldi: organizzammo, infatti, una proiezione per i distributori, affinchè vedessero il film italiano che aveva vinto Bergamo e che andava in concorso a New York. Purtroppo, però, in sala di proiezione non si vide nessuno: fu chiaro che l’attenzione per un prodotto  italiano non canonico sarebbe stata molto limitata. Alla fine i soldi per chiudere il film li ha messi mia madre! E’molto difficile in Italia  trovare una distribuzione se non si è gia partiti con qualche prodotto che porta con se finanziamenti o è co-prodotto nella distribuzione”.

“Non so se distribuirò il mio prossimo film con la formula Adopt-a-movie di Selfcinema, - ha aggiunto Reggiani - ogni film ha una sua storia: se è a bassissimo costo, come è il caso di questo film, la formula “Adopt-a-movie”  funziona benissimo, anche perchè questa operazione ha degli aspetti di familiarità, divertimento ed è bello fare le cose tutti insieme, riuscendo a scavalcare le major. Se però cominci ad avere budget consistenti magari diventa meno conveniente”.

Molto interesse anche per la vicenda raccontata nel film: “E’la storia di un’infanzia non pacificata.” – ha dichiarato Reggiani - “Anche se non è un film del tutto autobiografico, nella storia sono presenti alcuni elementi che riprendono la mia vita: delle reminescenze, dei ricordi, sicuramente l’ambiente, Verona, e alcuni luoghi che conosco molto bene. Ho scelto di raccontare la storia di un fratellino immaginario, di un bambino che non nasce, perché mi piacciono molto le intersezioni  tra fantasia e realtà tipiche del mondo dell’infanzia”.

  Preziosi, in chiusura di serata, gli interventi dei registi Enrico Pau e Giovanni Columbu:  entrambi, oltre che sostenere attivamente l’iniziativa di Selfcinema, contribuendo personalmente alla prevendita di un gran numero di biglietti, hanno arricchito il dibattito nato spontaneamente  in sala  con una riflessione più generale sul cinema italiano. “In Italia al momento non ci sono gli spazi per fare film come quello che abbiamo visto stasera”- ha sottolineato con preoccupazione, Giovanni Columbu - . “Dal momento che un film costa molto di più di quel che rende non ci sono molte soluzioni: o l’ente pubblico, lo Stato, si fa carico di produzioni che non hanno carattere puramente commerciale ma che sono opere di importante significato culturale, oppure diventa un’impresa  pressoché impossibile: si fanno spendere a qualcuno dei soldi che, però, non rientreranno mai. Il problema è serio e andrebbe risolto al più presto”.
 
  “Non mi interessa che questo film sia costato solo 200.000 Euro ”- ha precisato Enrico Pau. “Stasera ho visto, comunque, un’ opera di estrema eleganza formale”-. “Ciò dimostra che il cinema italiano vive un momento di estrema vitalità. Purtroppo non abbiamo un'industria che ci permette di confrontarci con gli Stati uniti, o con la Francia, dove, ad esempio, a differenza dell’Italia, la produzione è  protetta e sostenuta moltissimo dallo stato. Il fatto che un film si possa fare con un budget più alto consentirebbe di realizzare un prodotto più competitivo.  Ma qui la situazione è grave: ho letto le dichiarazioni dell’ex sottosegretario Brunetta sulle truffe che si sono fatte attraverso l’articolo 8.  E’ vero, intorno a questo articolo si sono realizzati  loschi affari, e su questo non si discute; ma è bene ricordare che l’articolo 8 ha anche dato l’opportunità  a tanti giovani registi di realizzare la loro prima opera. Grazie a questi autori  emergenti si è creata una piccola rinascita del cinema italiano. Ma, se non mancano i talenti e la passione, cosa si può fare per aiutare concretamente il cinema italiano?”.
 

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