Percorso

Mocci: "Il documentario? E' in voga, ma il livello non è soddisfacente"

Continua il nostro viaggio nel mondo dei documentari, genere che sull'Isola sembra aver preso decisamente piede. Dopo i racconti di Giancarlo Cao, questa settimana, abbiamo incontrato Davide Mocci, il documentarista cagliaritano di "Geo&Geo", attualmente impegnato nel montaggio del "Popolo della Costa" il lavoro trasmesso dalla Rai per la prossima edizione del programma. di Maria Elena Tiragallo
 
 Perché il suo nome è legato ai documentari?
Qualcuno prende in mano il pennello e imbratta la tavolozza, non ha mai frequentato nessuna scuola d'arte, ma il lavoro che ne esce è quello di un dipinto bellissimo, fortemente espressivo. Io dipingo da cani, ma sembra che i miei documentari siano capaci di entusiasmare coloro che li osservano, questa è la ricompensa più bella per il duro lavoro che un documentarista deve affrontare. Sono circa 15 anni che la Rai trasmette i documentari che realizzo e la mia soddisfazione è che ho fatto sempre ascolti altissimi, ricevendo numerosi riconoscimenti dal pubblico, che valuta il tuo lavoro per quello che realmente è.
Come e cosa si comunica con un documentario?
Racconti una realtà, esprimi le tue sensazioni, le trasmetti agli altri, lanci dei segnali, spesso esprimi il tuo punto di vista su una terra, un popolo e la loro cultura, racconti la vita attraverso le tue immagini dense di passione. Per fare questo bisogna osservare, studiare, scoprire e cogliere dettagli che stimolano i sentimenti, coordinare un'infinità di informazioni, immagini e sintetizzarle con arte e poesia.

Perché in Sardegna i registi stanno utilizzando così tanto il linguaggio dei documentari?
Credo che siano scelte dettate da desideri e condizioni personali. L' impressione è che ci sia molta improvvisazione, quindi potrebbe risultare più semplice realizzare i documentari, niente doppiaggio ma presa diretta oppure voci fuori campo, meno componenti per costituire la troupe. Insomma, sembra che il documentario sia rappresentato solo dalla storia che deve essere raccontata e non come questa debba essere rappresentata tecnicamente.

Il documentario è più in voga dei film?
Credo di sì. Tuttavia la stragrande maggioranza dei temi trattati sono di natura sociale, in qualche caso storici e sempre meno naturalistici, tanto è vero che i vari festival e concorsi, cresciuti negli ultimi anni come funghi (spesso e volentieri di pessimo livello, salvo alcuni noti e prestigiosi) sono quasi sempre incentrati sulle produzioni di corti o fiction e solo perché proprio non se ne può fare a meno inseriscono anche la categoria documentari con dei temi adatti più alla fiction che agli stessi documentari. Sì, il documentario è in voga ma il livello dei lavori non è soddisfacente, anche se mi fa molto piacere vedere che ci sono diversi giovani che stanno imparando e se si muoveranno con umiltà, caratteristica molto rara in questo ambiente, diverranno sicuramente dei bravi documentaristi con buone opportunità di lavoro.

All'orizzonte intravede la crisi del cinema?
Attualmente mancano idee brillanti e coloro che le hanno trovano mille ostacoli per la produzione, che sembra quasi sempre scarsamente sostenuta a livello di enti e istituzioni. E' meglio non creare un film in economia, è preferibile rinunciare piuttosto che realizzarlo senza la cura nei dettagli per mancanza di soldi.

Perché preferisce il documentario a un film?
Non si parla di preferenze, semplicemente si tratta di due cose diverse. Il film racconta una realtà o una finzione dove, se il film è fatto bene, puoi sentirti il protagonista e vivere quella realtà. Il documentario è un potente mezzo di comunicazione che permette espressioni del tutto differenti dal linguaggio cinematografico. Spesso in Sardegna c'è la tendenza a confonderlo con il reportage, ma è un errore. Il documentario ha caratteristiche proprie: una storia valida, una fotografia non banale ma curata, un montaggio serrato o più blando secondo le circostanze, ma in ogni caso che sostenga il racconto senza dominarlo. Soprattutto una regia che consenta un'immediata comprensione dell'insieme dell'opera.
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