Piccoli capolavori crescono
Si aggiunge un altro importante tassello nella mappa della memoria storica audiovisiva della Sardegna. Restaurato "Desulo" di Fiorenzo Serra: undici minuti di grande cinema per una profetica visione della realtà sarda. di Salvatore Pinna

Si tratta di undici minuti di vero cinema su quella Sardegna che Serra volle filmare per consegnare al futuro l’immagine di un’isola raccolta nel suo splendido paesaggio e nelle su tradizioni ma già percorsa dai fermenti della modernità. Con tutto quello di buono e di negativo che questo poteva comportare, nella sua lucida, e ora si può dire profetica, visione della realtà sarda e italiana.
Questo piccolo e prezioso film andrà ad aggiungersi alla pattuglia per ora ancora ristretta dei film restaurati che sono stati restituiti alla visione dei sardi contemporanei. Si è incominciato con "Cainà" (Righelli, 1922) che ha rivelato una imprevedibile eroina protofemminista che cerca di disfarsi, invano, dell’ipoteca deleddiana. Si è continuato con “Cenere” (Mari,1916) dove spicca la presenza di Eleonora Duse. E dove la visione del film recuperato e restaurato - come “Cainà” a cura della Cineteca Sarda - si arricchisce delle vibrazioni aggiuntive dovute al fatto che il restauro, di tipo conservativo, mantiene le tracce dell’impossibilità di un recupero “filologico” pieno, conservando i segni delle ferite del tempo, come una scultura classica mutila. "La Grazia" – restaurata per conto dell’Unione Sarda – ci ha dato un opera, anch’essa del filone deleddiano, ricca di valori visivi e che , nel sovraccarico barocco di falsificazioni, riesce tuttavia a conservare un’idea non “falsaria” delle Sardegna.
Per quanto riguarda le opere di Fiorenzo Serra la Cineteca Sarda ha già provveduto, due anni fa, al restauro del capolavoro del regista sassarese “L’ultimo pugno di terra” e si attende con ansia la realizzazione di un Dvd con relativi contenuti speciali e le opportune integrazioni storico-filologiche. Il grande film di Serra è tornato al suo originario splendore. In particolare ci è stato restituito in pieno il sonoro, l’unica parte profondamente usurata, che ha un valore fondamentale ne “L’ultimo pugno di terra”. Il film restaurato dà l’impressione di essere ancora più bello dell’originale (di quello che presumiamo potesse essere l’originale) e forse, il restauro, aggiunge un tocco di iperrealismo, nella vivezza della luce, nel ripristino del colore, nella pulizia dei fotogrammi e nella stabilizzazione delle immagini.
Nella ricostruzione di una delle scene più suggestive, quella che mostra un gregge di pecore bianchissime, come è difficile immaginarle nella realtà, è come se il restauratore si fosse basato sulla mitica descrizione di Zavattini che scrisse di “centinaia di pecore candide” spostarsi sul prato ondulato, leggere come una “folata di bianco”. Il restauro di Desulo, l’ultimo di una serie che si spera continui, è stato svolto con la supervisione scientifica del laboratorio di restauro “La camera ottica” dell’Università di Udine, sede di Gorizia, e grazie alla disponibilità della Cineteca sarda. Il film, girato tra il 1953 e il 1956, editato nel 1957, ha subito interventi di recupero nel sonoro, nel colore ed è stato eliminato il tremolio dell’immagine a meno che non fosse un “difetto” d’autore. Il lavoro di restauro lo ha restituito in condizioni ottimali, si potrebbe dire perfette.




Con questa iniziativa, con la creazione di competenze spendibili in loco, si affaccia, per la prima volta, nella maniera più concreta possibile, l’ipotesi che possa funzionare, anche in Sardegna, un centro del restauro audiovisivo.
25 maggio 2011