Percorso

Sassari, l'ultimo spettacolo

Chiudono le sale in città, già in ginocchio sul fronte culturale. Però uno spiraglio sembra aprirsi: l’ex Mattatoio di fronte alla facoltà di Lettere e filosofia dovrebbe ospitare un grande spazio dedicato agli appassionati di cinema. di Francesco Bellu

Chiudono le sale a SassariLeggi la lettera del cineclub

Sassari come Anarene. Nel piccola la città del Texas inventata da Peter Bogdanovich per il suo film “L’ultimo spettacolo”, la chiusura del cinema rappresentava anche la fine di un’era e il passaggio all’età adulta per il gruppo di ragazzi protagonisti di quelle vicende. Per Sassari più prosaicamente è la fine di uno spazio culturale che tra alti e bassi è durato per oltre cinquant’anni.

La data è già fissata: il 30 giugno chiuderà i battenti lo storico cinema Ariston di viale Trento, seguiranno il Quattro Colonne nel Corso e, tra un anno, molto probabilmente, anche il Moderno di viale Umberto. Rimarrebbe il Teatro Verdi, usato spesso anche come cinema, ma anche per lui si pensa a una chiusura entro l’anno con lo spostamento della stagione di prosa nel nuovo auditorium in fase di ultimazione.Giorgia Guarino, 34 anni, da dieci anni alla guida dell’impresa di famiglia che sin dal 1962 ha in gestione i cinema sassaresi ha gettato la spugna: «Mi arrendo, mi sento sconfitta. – dice - . Il contratto di affitto del grande immobile di viale Trento è scaduto a dicembre 2010. Ho chiesto altri sei mesi per potermi organizzare, e non nascondo che avevo delle speranze di riuscire a trovare un accordo con i proprietari. Ma purtroppo così non è stato».
 
Il cinema AristonLe richieste della società che gestiscono lo stabile dell’Ariston, la Siec,  di cui i Guarino hanno una piccola percentuale, sono troppo esose «Arrivo a malapena a fine mese in pareggio», puntualizza.I tentativi di salvare le sale cinematografiche non sono comunque mancati: come la proposta ai proprietari di una ristrutturazione completa del locale (ha oltre 700 posti), con la suddivisione in tre, quattro sale. Insomma fare dell’ormai anacronistica monosala un moderno multisala che avrebbe avuto numerosi vantaggi: con lo stesso numero di impiegati avrebbe triplicato (o quadruplicato) le possibilità di incasso. Ma davanti a queste proposte purtroppo Giorgia Guarino si è trovata davanti un muro. La società è intenzionata a fare dei ricavi dall’immobile: e ha ricalcolato il canone di affitto usando come parametri i metri cubi e la posizione in città. «Ma un cinema non è un locale commerciale - precisa Guarino - e quindi non si può pensare, a queste condizioni, di poter calcolare l’affitto in questo modo. Il locale è vecchio, gli spettatori non sono contenti e non lo sono nemmeno io, è una situazione paradossale».
 
La sala de ''il Moderno''Senza contare che questo comporterà ovviamente il licenziamento delle persone che per tanti anni hanno lavorato nei cinema sassaresi: un altro boccone amaro insomma.Le soluzioni al momento sono tutt’altro che semplici e comunque non attuabili nell’immediato: l’acquisto di un locale, ristrutturarlo e trasformarlo in multisala, sarebbe la soluzione ottimale, ma l’investimento è molto costoso e in mancanza peraltro dei fondi Fus la cosa diventa ancora più drammatica. Il Cineclub e il Nuovo Circolo del cinema hanno lanciato un appello alle «Istituzioni alle forze economiche più attente, a tutte le associazioni operanti sul territorio, alle scuole, affinché diano un contributo efficace alla risoluzione di questo problema» e hanno anche fatto alcune proposte concrete per individuare spazi alternativi come la “Cittadella del cinema” un luogo in cui non solo si possa fruire il cinema, ma anche lo si faccia, lo si viva a 360 gradi. Il luogo privilegiato sarebbe l’ex Mattatoio di fronte alla facoltà di Lettere e filosofia. Sul web intanto è un continuo susseguirsi di commenti molti non molto teneri nei confronti degli esercenti Guarino, tanto che hanno parlato di un vero e proprio «monopolio».
 
Un’accusa ricacciata indietro con decisione da Giorgia Guarino: «A Sassari - spiega -  non esiste alcun monopolio del cinema. Perché ci sia monopolio ci devono essere delle barriere all’ingresso di nuovi operatori, cosa che non esiste in alcun modo in città. Anche se lo volessi, e non lo voglio sia chiaro, non sarebbe possibile. Anni fa ci fu l’esperimento al Ferroviario. Durò meno di un anno, purtroppo. L’imprenditore che aveva voluto cimentarsi nell’impresa mi chiese addirittura come facessi a sopravvivere». Ora quella forza di sopravvivere non esiste più.
 
15 giugno 2011
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