Film Commission, finalmente è realtà
Antonello Grimaldi, Rosanna Castangia, Gianni Cesareccio, Filippo Spina e Giovanni Follesa. Sono loro i membri del tanto atteso Cda che dovrà promuovere e valorizzare la cinematografia sull' Isola. Hanno cinque anni a disposizione. Il ruolo dell'Umanitaria e dell'ISRE. di Salvatore Pinna
Con la nomina del Cda della Film Commission si fa un notevole passo nella politica cinematografica in Sardegna e si incomincia anche a delineare da parte dell’Assessorato una strategia che può essere definita dei poli di sviluppo cinematografico. A Sassari (perché di stampo sassarese) la Film Commission, a Cagliari l’Umanitaria (con diramazioni ad Alghero e a Carbonia) e a Nuoro l’ISRE le cui funzioni e competenze strettamente cinematografiche sono più problematiche da definire. Perché se è vero che l’istituzione nuorese ha conquistato sul terreno funzioni e autorevolezza cinematografica è anche vero che, come è stato sottolineato in altre circostanze, la parola cinema non esiste nel suo statuto. Verrebbe da pensare che la definizione precisa del ruolo dell’ISRE sia aperta a future negoziazioni. Alla conferenza stampa per la prima cagliaritana del film della Infascelli l'assessore ha dichiarato di aver stabilito un ottimo feeling con l'Umanitaria in quanto "eccellenza" da mettere in rete. Ha anche detto che è nei suoi propositi “di mettere in rete l'ISRE che va per conto suo". Cosa vuol dire? Nessun giornalista in conferenza stampa ha indagato su questa frase come sarebbe stato opportuno.
Però resta il problema del ruolo che l’ISRE assumerà con i nuovi assetti dopo l’istituzione della Film Commission. Quello che è certo, al momento, è che l’Umanitaria ha conquistato una posizione di punta. I finanziamenti a questo Ente sono saliti ancora nel 2011 sino a superare il tetto di 600.000 euro. Tra i vari compiti che dovrebbe svolgere, il sostegno alla produzione sta assumendo un posto sempre più rilevante. Basti pensare iniziative come "Il cinema racconta il lavoro" e "Cinema e emigrazione". Altrettanto si può dire dell’ISRE per quanto riguarda il concorso "AVISA". L’istituzione cagliaritana e quella nuorese, inoltre, hanno manifestato anche la propensione a finanziare direttamente, in tutto o in parte, quei progetti che a loro discrezione meritano di essere sostenuti, anche al di fuori dei meccanismi concorsuali. Gli esempi più in vista sono quelli del documentario “Pugni chiusi” di Fiorella Infascelli coprodotto dall’Umanitaria e vincitore a Venezia, mentre, per quanto riguarda l’ISRE, va ricordato il contributo alla produzione de “Il mare” di Salvatore Mereu.
Nell’intervista di qualche tempo fa a Cinemecum, il direttore dell’ISRE Paolo Piquereddu ha anche accennato alla possibilità che un’operazione analoga si possa ripetere con l’eventuale sviluppo del pluripremiato “L’ arbitro” di Paolo Zucca. In un modo o nell’altro la Regione Sardegna finanzia la produzione di corti o medio metraggi, tramite due diverse istituzioni, in tempi più certi e con modalità più dirette di quanto non sia possibile per quei progetti e per quei registi che fanno la fila tra gli articoli della legge regionale sul cinema. Quello dei ruoli “in sceneggiatura” da assegnare a ciascuna istituzione rimane un problema aperto che riguarda i criteri di organicità, coerenza, economicità e controllabilità dell’intervento pubblico. Il futuro dirà chi dovrà svolgere compiti importanti come la raccolta e la catalogazione di tutto il materiale audiovisivo esistente, ricerca e restauro, produzione di formati per la diffusione, formazione delle professioni necessarie a dare impulso all’attività audiovisiva in Sardegna e all’occupazione ad essa collegata. Senza contare la promozione sul territorio di mostre e rassegne che moltiplichino le occasioni di visione dei film proiettati nei vari festival estivi e non, e il sostegno a quei festival minori, ma di alto livello qualitativo, organizzati dell’associazionismo cinematografico.
Nell’immediato occorrerà dare un assetto organico al sostegno alla produzione perché sarà il campo su cui convergeranno maggiormente gli sguardi e le conflittualità sia dei destinatari degli interventi (i film maker, le production), sia dei soggetti istituzionali che vorranno ritagliarsi un ruolo di riguardo in questo ambito. Risposte importanti in questa direzione potranno venire dalla Film Commission che è l'unico soggetto legalmente costituito tra quelli previsti dalla legge sul cinema. Essa ha una tale ampiezza di compiti, definiti nel suo statuto, da porsi come il perno delle politiche cinematografiche in Sardegna. Basti pensare che si dovrà occupare dell’attrazione delle produzioni e degli investimenti, dell’incentivo indiretto e diretto alle produzioni, della diffusione, della formazione, degli studi e ricerche, dei festival e rassegne volte alla promozione delle produzioni sarde. Ha quasi la fisionomia di un ente unico per il cinema in Sardegna che è un’ipotesi che a molti non dispiace. Aldilà delle etichette e delle funzioni codificate contano tuttavia le persone e quello che saranno in grado di fare. In questo senso Antonello Grimaldi offre ampie garanzie in tutti i sensi.
Porta in dote un curriculum di organizzatore di politiche culturali e di eventi cinematografici, di regista affermato che conosce non soltanto gli aspetti artistici del mestiere ma anche quelli economico-produttivi e di rapporti col mondo del cinema che conta, a livello internazionale e nazionale. Senza dimenticare che conosce gli umori sardi come pochi e che possiede doti personali di equilibrio che valgono quanto le altre qualità performative. La composizione del Cda fa pensare a specializzazioni coerenti con le funzioni di una Film Commission. C’ è l’esperto in turismo, l’esperto di comunicazione e di marketing, l’organizzatrice di festival ecc. Non si ha motivo di pensare che le scelte non siano dettate da criteri di competenza. Per la prima volta un gruppo di persone è messo nella condizione di lavorare, in un percorso lungo cinque anni, alla costruzione di qualcosa di inedito, di entusiasmante, che può segnare una svolta epocale nella vita culturale dell’Isola, nel cinema e indurre benefici effetti sull’economia della Sardegna. Bisogna però volere che avvenga e sarebbe necessario che i vari soggetti del frastagliato mondo del cinema sardo si rendessero disponibili ad un investimento di fiducia scevro da condizionamenti politico-ideologici.
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9 novembre 2011