Gran ritorno di Piero Schiavazzi
Il grandissimo tenore e attore nel film restaurato “Il trionfo della vita” di Antonio Gravina, datato 1922. L'intervista a Giuseppe Pilleri, curatore della Cineteca Sarda. di Anna Brotzu

Un patrimonio ricco ed eterogeneo, incrementato negli anni e che ora si arricchisce di un nuovo, prezioso documento sulla storia e la memoria dei sardi: il film muto – quasi un paradosso per l'artista cagliaritano noto per la voce «carezzevole e voluttuosa» nonché per lo stile irruente e aggressivo – rappresenta l'unica testimonianza visiva del talento istrionico, rafforzato dalla lunga dimestichezza con il palcoscenico, del famoso tenore. Una vera rarità, un'autentica chicca, al di là del valore intrinseco della pellicola: « Piero Schiavazzi era un personaggio importante, amato dal pubblico ammirato da aristocratici e regnanti, che lo coprirono di onoreficenze» sottolinea Pilleri. «Ne “Il trionfo della vita” - suo ultimo film, ne girò almeno quattro, da “Il bastardo” (1915) di Emilio Graziani-Walter, da Dumas padre, al dannunziano “La morte del duca d'Ofena” (1916) di Emilio Graziani-Walter e Alfredo Robert a “L' ombra di un trono” (1921) di Carmine Gallone, da “Fleur d'ombre” di Charles Folly - interpreta l'antagonista, il “cattivo”: un uomo e una donna si amano, e lui è il bieco personaggio che fa fallire il loro amore, architetta un piano per mettere lei in cattiva luce presso il fidanzato».

Lo sguardo “obiettivo” della macchina da presa cattura frammenti di realtà e quelle sequenze, magari casuali, di contorno o di sfondo a una vicenda restituiscono un ritratto di una società, un mondo, una cultura altrimenti scomparsa, cancellata dallo scorrere del tempo. E «Piero Schiavazzi è stato un personaggio importante nell'immaginario dei sardi e non solo, un divo della lirica, apprezzato e conteso dai maggiori compositori e direttori d'orchestra – un po' come Amedeo Nazzari per il cinema – affascinante e amatissimo dalle donne (ma molto meno fedele di Nazzari), spirito ribelle e un po' libertino, interprete generoso e prodigo nella vita, tanto che pur guadagnando molto morì in povertà (il Podestà Endrich durante il fascismo istituì per lui un piccolo vitalizio)». Ora simbolicamente – sullo schermo – il grande tenore dell'età verista sbarcherà ancora sull'Isola – in veste di attore: «aveva una personalità poliedrica, pittore e poi cantante si era cimentato anche con il cinema, un'arte allora nascente». Un ritorno e una riscoperta che prende le mosse dall'evento multimediale del 25 maggio, con la proiezione del film e culminerà con la realizzazione della versione in dvd de “Il trionfo della vita”, a cui sarà pure dedicato un numero dei Quaderni della Cineteca Sarda - la rivista Filmpraxis («sempre in sinergia con il Conservatorio di Cagliari, che bandirà un concorso di idee per scegliere le musiche per la colonna sonora del dvd»).

Ora l'avventura volge a un felice epilogo con l'uscita del dvd «che permetterà a molti cagliaritani e non di riscoprire la figura di Piero Schiavazzi nelle vesti insolite di attore cinematografico – la sua voce è presente in alcune incisioni, ma si pensava fino a poco tempo fa che tutti i film fossero andati perduti, finiti al macero, come si dice». Alla proiezione del 25 maggio a Cagliari seguiranno altre “prime” tra cui una romana e altre iniziative. E la Cineteca Sarda proseguirà nella meritoria impresa di ridar vita (in sala) alle immagini dell'Isola e sull'Isola – a cominciare con il prezioso archivio del regista e documentarista Fiorenzo Serra. E il resto: concorsi, festival, rassegne, produzione di film? Risponde Giuseppe Pilleri, animatore più che trentennale della Cineteca: «Non ho mai fatto misteri su come la penso: questo moltiplicarsi di attività “diverse” per me è un'involuzione, la cineteca dovrebbe essere la cineteca, altri - per esempio le associazioni - devono fare festival e concorsi, altri ancora occuparsi di produzione e distribuzione, c'è un ruolo per la Film Commission, per i circoli del cinema...». A ciascuno il suo.
16 maggio 2012