Percorso

Grimaldi: “Le Cinéma? C'est moi!”

Gli esiti dei bandi, ma anche gli sviluppi della legge sul cinema e il curioso operato della Film Commission Sardegna e del suo presidente: l’imperatore del cinema sardo Antonello Grimaldi. di Enrica Anedda

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Quasi un anno di pausa, da dicembre 2012 ad oggi, e le novità nel mondo del cinema sono state molte: nuovi film e cortometraggi di e su autori sardi, le opere dei registi Salvatore Mereu, Paolo Zucca e Gianni Coda alla Mostra di Venezia, la nascita e la protesta di Moviementu, la proroga nazionale del tax credit per il settore.

Il gruppo Moviementu in azioneNon vi abbiamo potuto aggiornare on line, ma siamo stati attenti, soprattutto a seguire l’operato dell’Assessorato alla cultura della Regione e della Fondazione Sardegna Film Commission, organo fondamentale per il nostro cinema: quello di tutti noi e di tutti  i cittadini sardi e italiani. E’ di pochi giorni fa la notizia che gli esiti di tutti i bandi per il cinema in Sardegna si sono conclusi e sono stati pubblicati; sono state inoltre formate le graduatorie dei bandi per l'erogazione dei contributi per le manifestazioni culturali e di spettacolo del Comune di Cagliari. A voi (e a noi) la lettura e le conseguenti riflessioni.

Non ce ne vorrà Antonello Grimaldi se lo abbiamo ritratto come un imperatore romano (conosciamo il suo senso dell’umorismo), ma ci ha ricordato, nel ruolo di presidente della Sardegna  Film Commission, l’imperatore Nerone, del quale si tramandano verità e leggende. Fra queste la più popolare narra di lui come il responsabile dell’incendio che ha devastato Roma nel 64 d.C. Si racconta che tanta crudeltà era dovuta a due differenti motivi: assaporare personalmente la visione di un incendio epocale per cantarlo poeticamente, con i suoi versi, ai posteri (era convinto di essere un grande poeta) e radere la città a zero per ricostruirla, a suo gusto e magnificenza, più bella di prima. Non crediamo che il bravo regista Grimaldi voglia ispirarsi per il suo prossimo film alle vicende legate alla nascita della Film Commission, ma ora siamo sicuri che egli vorrebbe spazzare via tutto e rifondare da zero la struttura del cinema in Sardegna.

Sergio MiliaAndiamo per ordine: in Sardegna abbiamo  una legge (L. 15/2006) che affida all’Assessorato le  procedure e la gestione degli stanziamenti determinati dalla Giunta a favore del cinema per tutti i settori, attraverso bandi pubblici. La legge prevede che la scelta dei progetti avvenga, per quanto  riguarda la produzione, grazie a una commissione imparziale, ben definita.  In tutti questi anni la  legge ha funzionato male: è emerso palese che le esigenze del cinema e i suoi tempi rapidi non  possono essere affidati alla burocrazia regionale. In Puglia lo hanno capito subito e hanno concentrato tutto in un organo autonomo, diretto e composto da persone competenti, così come era già in Piemonte. Ovviamente, ha funzionato e in pochi anni la Puglia ha fatto miracoli. In Sardegna ci si sta accorgendo ora degli errori, ma cambiare le leggi in un’isola lenta come la  nostra, dove ci si sente tranquilli solo se le cose non cambiano mai, è quasi un’utopia. Cosicché si è  optato per un “escamotage”:  con una delibera (la n. 46/13 del 21.11.2012), proposta dall’Assessore alla cultura Sergio Milia, la Giunta regionale ha “aggirato” la legge e trasferito alla Film Commission (organo  per legge e statuto chiamato solo a fornire servizi e a svolgere altri compiti precisi di promozione),  tutte le somme stanziate nel 2012 per il cinema.

Il gruppo Moviementu in azioneLa Fondazione, dunque, fra giugno e settembre del 2013, ha pubblicato una serie di bandi e manifestazioni di interesse, i cui esiti sono ora  conclusi. Nella delibera si precisa che il trasferimento della somme doveva avvenire affinché la FC provvedesse al rilancio della filiera “attraverso procedure più snelle ed efficaci” e si puntualizza: “la  concessione dei benefici avvenga a seguito della approvazione da parte della FC di appositi  regolamenti che ne definiscano esattamente criteri e modalità”. La delibera provvisoria, stante lo  stallo e in assenza di strumenti legislativi, era opportuna: ci si aspettava l’individuazione di strumenti agili, ma anche e soprattutto di regole trasparenti. La settimana scorsa una delegazione di  “Moviementu” ha incontrato i componenti della Sardegna Film Commission (Antonello Grimaldi, presidente; Nevina Satta, direttrice; Gianni Cesaraccio e Rosanna Castangia, Giovanni Follesa, quest’ultimo assente) per tentare di capire i motivi per i quali, nonostante sia oramai passato del tempo dalla sua costituzione, ancora si tardi a vedere i risultati della sua politica.

Schermata del sito della Film CommissionPerché la Film Commission non ha ancora una sede e la sua direttrice nemmeno una segretaria? Perché ancora non si sono fatte le convenzioni con le strutture ricettizie? Perché non si è dato adeguato risalto pubblicitario ai bandi come la delibera prevedeva? Perché la pagina della Film Commission è così confusa? Perché non si è ancora deliberato, come da statuto, l'ingresso nella Fondazione di altri enti privati e pubblici e non si è deliberato sulla costituzione degli altri organi previsti dalla Fondazione, come il Consiglio generale? Perché non è stato ancora sostituito il membro dimissionario del cda, Filippo Spina? Quali le regole che hanno portato ai risultati per i cosiddetti hospitality-fund distribuiti dalla Fondazione addirittura prima che fosse nominata la direttrice? Quali le regole che la delibera assessoriale di cui sopra imponeva? Cosa si intende fare nel futuro? Cosa succederà l’anno prossimo quando, dovendosi applicare la legge e esauriti gli effetti della delibera del 2012, la gestione di tutto ritornerà di nuovo all’Assessorato?


A tutte queste domande i presenti, da un lato, hanno ricevuto risposte vaghe, riferibili a una volontà politica non proprio favorevole al rilancio del cinema che bloccherebbe lo “sviluppo” della Fondazione  (al riguardo è stato un peccato che Giovanni Follesa, componente del cda, ex capo di gabinetto, consulente dell’Assessorato alla Cultura, componente del cda dell’Ente Lirico, delegato alla Mostra di Venezia e affidatario nel tempo di numerosi altri incarichi pubblici, non fosse presente). Dall’altra le numerose persone presenti alla riunione hanno sentito risposte sconcertanti. Pare che nessun regolamento sia stato approvato: i verbali e le delibere della Fondazione ancora non sono pubblicati e disponibili. Antonello Grimaldi ha selezionato e scelto i progetti di tutti i bandi: “Io ho scelto i progetti”, così ha dichiarato davanti agli astanti (con una enorme ellissi temporale dai tempi di Nerone potremmo dire, alla Luigi XIV, “La Fondation c'est moi!”). Davvero l’ha fatto da solo? O se no, con chi?  Con tutti gli altri componenti del cda? Solamente con alcuni? Con che modalità? Ai “cittadini del cinema” non è dato saperlo.


Grimaldi e PauIl Presidente non ha neppure avuto il buon gusto di astenersi nella votazione relativa all’assegnazione dei contributi al circuito de “Le isole del cinema” (100mila euro su un budget di 220mila euro per tutti i festival di cinema), di cui è fondatore, era l'animatore e dal quale si è dimesso da direttore artistico solo poco tempo prima la sua nomina a presidente. Il regista sassarese ha difeso il suo operato per la velocità con cui sono stati pubblicati gli esiti dei bandi e per la decisione di abbandonare il sistema dei contributi a pioggia attraverso scelte più ponderate a razionali. Noi di Cinemecum siamo d’accordo: tutto deve passare alla Fondazione Film Commission, basta con le lentezze e incompetenze di un assessorato che non ha l’agilità e la formazione adeguata per occuparsi di un settore così delicato e complesso come il cinema.

Nevina SattaMa comportiamoci come un paese civile, creiamo una piattaforma comune, domandiamo con coraggio stanziamenti adeguati per il settore e la FC, modifichiamo la legge mantenendo fermi i suoi originari e meravigliosi principi di base, costituiamo un cda forte e indipendente e dotiamo la Fondazione, per statuto, di regolamenti e criteri certi, obiettivi e trasparenti. Altrimenti dobbiamo dare ragione a chi sostiene che siamo passati dalla padella alla brace e non vorremmo che dalle ceneri dell’incendio nascesse un impero: quello di Antonello Grimaldi e neppure un consolato fra il regista/operatore culturale e l’editore/scrittore Giovanni Follesa, così desideroso di trarre un bel film dai suoi libri.
Queste le nostre riflessioni. Quali le vostre?

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25 settembre 2013

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