Percorso

Il valore della scrittura

Un racconto universale di calcio e vita. Traduzione in lingua italiana dell'intervista a Paolo Zucca

L'Arbitro è una commedia che fa pensare. La religiosità dell'arbitro, la corruzione, ma anche il sorgere di una faida in Sardegna... Quanto sono importanti in un racconto come questo i sub-plot, le linee narrative più piccole, più intime?

Il film inizia con una frase di Camus: "Tutto quello che so  della vita l' ho imparato dal calcio". Si tratta di una traduzione semplificata, infatti la frase originale recita: "Il poco che so della morale e dei suoi imperativi l'ho imparato dal calcio".  Il calcio è un luogo in cui trova applicazione una legge morale, uno schema ideale. Vale per la trama principale, che vede l'arbitro Cruciani alle prese con questa legge di cui dovrebbe essere il supremo custode,  ma che, suo malgrado, si trova a trasgredire in modo consapevole e colpevole.  Vale anche per la trama delle due squadrette, nella quale il senso di giustizia dell'antagonista - per quanto prepotente egli sia- prevale sulla convenienza della sua stessa squadra. E vale naturalmente per la faida, giusto o sbagliato che si voglia considerare l'ideale morale di riferimento, e cioè il codice della vendetta barbaricina. All'inizio del film avrei anche potuto scrivere: "Tutto quello che so della vita l'ho imparato dalle faide sarde".  Ho cercato di tenere la sottotrama amorosa all'interno di questa cornice tematica ma mi è un po' sfuggita di mano. Ma i film -per fortuna- non sono dei teoremi matematici e mi sono concesso una piccola "sfrizionata" di allegerimento.

Continuando a parlare di sceneggiatura. Quanto è importante la scrittura? Quanto ti ha aiutato nel tuo mestiere, l'essere partito dal mondo della scrittura, dalla narrazione cinematografica?
La scrittura è la parte più importante e anche la più difficile e impegnativa del lavoro. Studiare a fondo la tecnica della sceneggiatura per me è stato molto utile, non tanto perché studiando si diventi più creativi (sarebbe bello, ma non è così) ma perché studiando ci si appropria di strumenti fondamentali per l'analisi dei film e delle storie. Quelli degli altri e i propri.  Quando scrivo le scene cerco di dimenticarmi che poi le dovrò anche realizzare. E spesso mi ritrovo sul set a maledirmi da solo! La cosa strana e che anche il mio produttore - che ha collaborato in prima persona a tutte le fasi della scrittura del film-  ha fatto lo stesso, compresa la maledizione conseguente.

Questo racconto nasce come cortometraggio e ha avuto parecchia fortuna. È stato difficile partire da quel concept per giungere a una sceneggiatura per lungometraggio?
Quello che abbiamo fatto è stato scrivere un "prequel" che approfondisse le storie dei personaggi abbozzati nel corto.  Non solo i due ladroni (l'arbitro e il ladro di agnelli) su cui poggiava l'impianto drammaturgico del corto  ma anche il fuoriclasse Matzutzi e l'allenatore, che su suggerimento del produttore è diventato cieco (dovete sapere che il mio produttore Amedeo Pagani è lo sceneggiatore di diversi capolavori come “Portiere di Notte” di Liliana Cavani e “Io sto con gli Ippopotami” con Bud Spencer e Terence Hill).  Quando io e la co-sceneggiatrice Barbara Alberti ci siamo resi conto che il film aveva bisogno di una presenza femminile fuori dagli schemi, abbiamo subito chiamato Geppi, che ha dato vita al suo personaggio non solo come attrice ma anche come co-autrice.

Il film si è posizionato tra i primi in Italia nel primo weekend, che effetto ti ha fatto e quanto conta il botteghino nelle prospettive future di un autore?
Il film sta andando molto bene e ne sono ovviamente felice. In Sardegna c'è stata una reazione paragonabile a Titanic, mentre nel resto d'Italia stiamo vendendo cara la pelle in un panorama abbastanza sconfortante per il cinema italiano (meno 40% l'incasso generale rispetto all'anno scorso, che non era certo un anno di vacche grasse). Come si fa d'altronde a competere con I Puffi, che mi facevano schifo anche da bambino? Per fortuna esiste il passaparola delle persone che hanno visto il film e che l'hanno apprezzato. Sono molti anche quelli che tornano a rivederlo e ho scoperto che a Roma una ragazza l'ha già visto cinque volte!  In ogni caso, io cercherò di continuare a fare i film che vorrei vedere in sala e a raccontare delle storie che mi sembrano interessanti, senza pensare troppo al marketing e alle furbizie del mercato. Anche perché non ne sarei capace.

In questa produzione hanno lavorato molti ragazzi sardi, professionisti e non. Ma quali sono le reali possibilità del cinema in Sardegna?
Potremmo fare meglio di Malta, dove Spielberg ha già prodotto 6 film, o almeno come in Puglia, dove sono stati girati negli ultimi anni decine di film grazie alla lungimiranza di alcune scelte politiche intelligenti. E' per questo che è nata l'associazione Moviementu, di cui sono membro e di cui condivido le principali istanze.  Facciamo un esempio: L'Arbitro ha avuto dalla Regione Sardegna e dalla Film Commission 230.000 euro e ha portato in modo diretto sull'isola un milione e mezzo di euro. Non ci vuole un matematico per capire che il cinema, al di là dei suoi aspetti artistici e culturali, è un buon affare dal punto di vista dello sviluppo economico di un territorio.

25 settembre 2013

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