Percorso

Resoconto dell'incontro con il CDA della Fondazione Sardegna Film Commission

Siamo entrati in quindici, tutti insieme. Siamo usciti alla spicciolata, per sfinimento. È stato un incontro duro, a tratti conflittuale, ma in fin dei conti costruttivo quello che abbiamo avuto con il cda della Fondazione Sardegna Film Commission.
Da notare che dei 5 membri del consiglio di amministrazione ne abbiamo visti, in realtà, solo tre. Uno degli altri due, infatti, non ne fa più parte mentre Giovanni Follesa, l'altro assente, era impegnato a Milano, come consulente della Regione Sardegna alla conferenza stampa di presentazione del reality show de La5 dal titolo "Sweet Sardinya", coprodotto a quanto scrivono i giornali, da "Sardegna Promozione", e di cui magari parleremo più diffusamente quando avremo notizie più chiare.


Durante le quattro ore e mezzo di riunione si sono affrontati diversi argomenti riguardanti la film commission, la sua funzioni, i suoi compiti ed il tipo di rapporto che vorremmo avere con la stessa, come operatori del settore quali siamo, a diverso titolo, tutti noi.
La film commission è attualmente una fondazione in cui dovrebbero coesistere soci pubblici e privati ma il cui socio unico, in questo momento, è la Regione Sardegna.


La Regione Sardegna non ha permesso fino ad ora l'ingresso, nel 51% destinato per statuto a soci pubblici (non esclusivamente alla Regione, quindi), ad alcun ente pubblico, provincia o comune. Sembra che uno dei problemi principali sia costituito dal fatto che la politica non voglia occuparsi per ora di studiare il modus operandi necessario per far si che questo possa avvenire (se entrasse un comune con una quota importante, per esempio, vorrebbe avere, com'è logico, un consigliere nel cda, e questo supporrebbe le dimissioni di uno dei consiglieri attuali. Naturalmente - aggiungiamo noi - a questo conseguirebbe una perdita di controllo da parte di presidente della Regione ed Assessore alla Cultura sulle scelte della Fondazione, una rinuncia necessaria ma probabilmente poco allettante).
Tutto questo fa sì che la Fondazione sia di fatto un ente regionale e che come tale (a quanto ci hanno spiegato alla riunione) sia soggetto alle limitazioni di spesa della legge Fornero.
Per questo motivo la film commission non ha potuto e non può assumere il personale specializzato necessario(cosa che comunque potrebbe fare solo dopo aver convertito il contratto part-time della direttrice in un contratto a tempo pieno).
Se la politica non deciderà di studiare il modo per far entrare comuni e province nella fondazione, dunque, non vediamo come questa potrà mai svolgere appieno il proprio ruolo istituzionale, ovvero far funzionare il nostro settore lavorativo e produttivo. Su questo si sono detti d'accordo anche i membri del cda incontrati e la direttrice.


Nevina Satta, poi, ci ha spiegato lungamente tutta una serie di iniziative a lungo termine certamente encomiabili e basate soprattutto in una serie di relazioni con altri assessorati ed uffici, sul fronte interno, e con organismi nazionali e internazionali, su quello esterno. Tuttavia, sul fronte del quotidiano e indispensabile, quanto carente, lavoro d'appoggio alla produzione, ben poco ha potuto dirci , se non constatare insieme a noi che attualmente la film commission continua ad essere formata sostanzialmente da lei con, al di sopra, il consiglio d'amministrazione, e al di sotto, nessuno. Nessun collaboratore, nessun dipendente, nessun consulente, niente. Non sono condizioni ideali per un lavoro che per funzionare dovrebbe avere una vera squadra di persone qualificate.
Eppure, nonostante queste carenze, quest'anno è stata demandata alla Film Commission, tra le altre incombenze, l'operazione di promulgazione e gestione completa dei bandi della legge sul cinema. E tutto si è svolto con una rapidità sorprendente rispetto ai tempi ai quali eravamo abituati. Ma come è stato possibile?
Come tutti ben sappiamo, l'attuale legge regionale prevede che i progetti partecipanti debbano essere giudicati da una commissione esterna di esperti.
La commissione, invece, era costituita quest'anno, per volere del presidente e per sua stessa ammissione (al fine di sveltire le pratiche) dai membri del cda della film commission stessa, cosa che, senza nulla togliere alle qualità professionali di detti membri, non ne fa per niente una commissione esterna.
Plaudiamo al tentativo di sveltire le pratiche dei bandi, ma non certo al fatto che il risultato sia stato ottenuto attraverso l'uso di una commissione che, contrariamente a quanto previsto dalla legge cinema, non era costituita da esperti esterni (senza con questo voler nulla togliere alla professionalità e ai titoli dei componenti della film commission che hanno giudicato i progetti).


Di fronte a questa nostra rimostranza (portata in modo molto più circostanziato di quanto non si possa evincere da questi brevi cenni), il presidente della Film Commission ha purtroppo confermato di essere molto soddisfatto della scelta di formare una commissione interna "abbiamo deciso di essere una commissione che sa fare delle scelte, e abbiamo fatto delle scelte".
Ovviamente abbiamo contrastato con forza quest'affermazione, non perché delle scelte non andassero fatte, ma perché semplicemente non toccava alla film commission "essere" la commissione deputata a fare quelle scelte, visto che era chiamata semplicemente, a gestire l'espletamento dei bandi e quindi, eventualmente, a nominare la commissione esterna prevista dalla legge.
Abbiamo auspicato quindi, urgentemente, che venga ripristinato un operato più aderente allo spirito della legge.
Riguardo quest'ultima (la legge cinema), siamo convinti che vadano operate delle modifiche per farla diventare più agile e rispondente alle esigenze del nostro tipo di attività e, per questo, abbiamo segnalato le modifiche più urgenti da fare.
Fra queste, quella che permetterebbe definitivamente di far rientrare nelle competenze della Film Commission la gestione completa dei bandi (da gestirsi sempre, però, nel rispetto della legge e, quindi, con l'utilizzo di una commissione esterna per la valutazione dei progetti partecipanti, scusate la ripetizione).
Abbiamo poi portato all'attenzione dei membri del cda, del presidente e della direttrice la nostra piattaforma elaborata durante i lavori del Puntodivista Festival, a Cagliari.


Dopo una breve discussione dei punti salienti del documento, la direttrice e i membri del cda si sono detti concordi nel condividerne i contenuti, che costituiscono "la nostra visione" del cinema in Sardegna come industria sostenibile, capace di portare lavoro e ricaduta economica e d'immagine sul territorio.
Abbiamo quindi chiesto la loro disponibilità a sottoscriverlo, per dare un segnale preciso e rendere la nostra piattaforma ancora più forte, dimostrando che i tecnici demandati al lancio e allo sviluppo del nostro settore condividono il nostro punto di vista sul da farsi. Su questa eventualità si sono detti ben disposti. Anzi, hanno preso l'impegno di sottoscrivere il documento, dopo aver avuto modo di leggerlo con più attenzione per suggerirci qualche modifica sulla forma (e non la cui sostanza, sulla quale già si sono detti d'accordo con noi) di qualche punto programmatico.
Ora aspettiamo segnali concreti, e nella fattispecie il rispetto dell'impegno preso nella riunione di mercoledì, e un cambio di rotta in direzione sì di tempi rapidi, ottenibili modificando la legge perché i bandi possano essere interamente gestiti dalla Film commission per effetto della legge stessa, ma anche di maggior trasparenza, una trasparenza che può venire solo attraverso l'incontrovertibile rispetto per le norme e lo spirito della legge regionale sul cinema (per come è adesso, ora, e di come sarà dopo le opportune modifiche, dopo) e attraverso il passaggio di tutti i fondi destinati dalla film commission alle produzioni (anche come fondi di ospitalità) attraverso regolari bandi ad evidenza pubblica e perentoria (il primo punto è stato già applicato con gli ultimi bandi ospitalità. Il secondo, quello della perentorietà e dell'evidenza pubblica dei bandi, decisamente meno).


Noi, dal canto nostro abbiamo fatto presente che la battaglia per il lancio e la dignità del cinema e dell'audiovisivo in Sardegna è una battaglia comune e che non faremo certo mancare il nostro appoggio se la film commission lavorerà per un cambiamento reale, ma abbiamo anche ribadito che continueremo a tenere alta l'attenzione, senza pregiudizi, ma pronti a segnalare eventuali ulteriori decisioni difformi da quello che è lo spirito della legge se lo ritenessimo necessario.
Noi vogliamo solo che le istituzioni sarde prendano a cuore una volta per tutte il nostro settore e capiscano che ogni centesimo investito nel cinema e nell'audiovisivo torna indietro con gli interessi in termini di immagine, di ricaduta economica, di occupazione. Non sono tempi per ignorare una cosa così. 
E infatti l'ultima richiesta alla film commission, forse la più importante di tutte, è stata quella di compiere ogni sforzo possibile per "catturare" una parte dei fondi destinati dall'Unione Europea all'audiovisivo per il periodo 2014/2020. Si parla di quasi un miliardo e mezzo di euro destinati al settore che la nostra regione non può lasciarsi passare davanti senza far niente. Per ogni milione investito sul cinema dalla Regione, l'Europa ne aggiungerebbe altri dieci, Non è difficile capire il livello del danno che subiremmo se la politica dovesse decidere di non sfruttare al massimo quest'occasione e se la film commission, da parte sua, non facesse tutto il possibile per evitare di perdere questo treno. Sarebbe il lancio definitivo del nostro settore. O la condanna ad emigrare, tanto per cambiare.
Condivido l'opinione dell'amico e socio di Moviementu Daniele Maggioni quando dice che "... i presenti del Cda hanno capito perfettamente che siamo un organismo competente, attento, informato con cui dovranno, da qui in poi, fare i conti volenti o nolenti. Non potranno più ignorare le istanze che arriveranno da noi. Questo mi sembra il risultato più importante. lo scontro ora si sposta sul livello della politica che deve finanziare la legge." 

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