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Percorso

La vita adesso: un piccolo grande film (al 31 TFF)

''La vita è adesso''

Il Celcam insieme a Salvatore Mereu e ai giovani universitari realizza un piccolo gioiello. Se ci sono le idee c’è l'essenziale, per l’indispensabile superfluo chiedete alla Sardegna Film Commission. di Salvatore Pinna

VAI ALLA GALLERIA FOTOGRAFICA (ph: Giorgio Marturana)

Salvatore Mereu offre un’altra prova di cinema  invitandoci ad entrare – con il corto “La vita adesso” - dietro le porte chiuse di quel mondo sconosciuto che si chiama Alzheimer. Una materia delicata e “imbarazzante” affrontata con scrupolo avendo cura di far combaciare attendibilità clinica e credibilità narrativa.

A monte ci sono interviste su casi reali e un soggetto proposto da Martina Manca, partecipante ad un corso di formazione del Celcam diretto dal regista nuorese che, con la Manca, ha composto la sceneggiatura.
Il piccolo film – di diciassette minuti - racconta di un uomo ancora giovane che si trova nella particolare condizione di stare, a poco, a poco, "perdendo la propria mente", e di un bambino di dieci anni, suo figlio Luca, che tenta l’impresa di occuparsi a  modo suo della "nuova versione” di una persona altrimenti conosciuta e amata.

Luca accudisce il padre con determinazione amorevole, lo stimola nella presa di contatto con la realtà, gestisce i suoi vuoti di presenza, come una spesa non pagata al supermercato o una carta da gioco non riconosciuta pur avendola vista pochi istanti prima. Rimprovera certe sue pigrizie come farebbe una mamma e come avrebbe fatto sua moglie scomparsa che è un’assenza reale nella vita dei due protagonisti e che non può essere compensata da una zia che vive nella loro casa ma che lo spettatore immagina impegnata nella quotidiana sopravvivenza. Insomma il bambino adulto, per un certo tempo, fa da padre e da madre al padre bambino.  

Mereu Salvatore sul set de ''La vita è adesso''Il padre si fa portare senza compiere azioni eclatanti, se si eccettua la reazione sopra le righe che motiva il suo finale distacco. Gli unici segni di vitalità sono i compulsivi cazzotti a un sacco da boxeur che pende dal soffitto della sua stanza e alcuni momenti di resistente tenerezza col figlio come quel prezioso abbraccio che gli elargisce - dopo una fuga complice da un supermercato. Il piccolo Luca, dal canto suo, non ha momenti di vita propria. Nella sua espressione adulta si stenta a riconoscere qualche tratto di infanzia, di pur fugace spensieratezza. I sorrisi sono quelli rassicuranti che elargisce al padre, ma nemmeno uno è di quelli intimi e propri. L’unico momento che sembra riservare a se stesso è quando ripete il gioco di magia con le carte dopo una prima esperienza insoddisfacente. Le scelte di regia e di sceneggiatura inducono a credere per un istante che giochi per se stesso. Ma si capisce ben presto che è una forma di auto addestramento, come se Luca pensasse che un suo perfezionamento del gioco di magia possa aprire quel mondo che egli pensa ancora permeabile alla precedente “normalità”.

È difficile immaginare un plot così esile nella sua struttura portante e così duro nei contenuti senza considerare il ruolo decisivo della recitazione e le scelte di sceneggiatura e di regia. Gianfranco Cudrano è artefice di un’interpretazione molto sentita e partecipata. Il bambino Laurent Gagnè, poi, realizza una performance speciale in cui la mano di Mereu, abituato a dirigere bambini in quasi tutti i suoi film, ha assecondato una predisposizione naturale. Vale a dire la capacità speciale di produrre quello stupore che ci fa credere alla verità di ciò che sta accadendo dentro la cornice dello schermo.

Il set de ''La vita è adesso''La scrittura articola in profondità e significatività una materia necessariamente concentrata e la regia è attenta a offrire l’immagine giusta, nella definizione di una poetica che vola alto, sopra i contenutismi e la bella immagine autocompiaciuta. Proprio in virtù delle scelte poetiche di Mereu, della sua capacità di mostrare la compresenza di più fattori dentro la realtà, “La vita adesso” non è - non è soprattutto - un film sull’Alzheimer ma su un bambino che non molla mai, su un’impresa sovrumana e che si rivelerà impossibile, sulla forza utopica dell’innocenza e dell’amore.
Anche il procedimento produttivo di questo film ha a che vedere con l’utopia. Da anni il Celcam (con la collaborazione di Notorius) organizza una formazione in cui ha una parte fondamentale l’apprendimento per accostamento, da bottega artigiana. Osservare il maestro all’opera è una prassi valida per ogni forma artistica ma nel cinema è insostituibile. Perché il maestro dirige e compone altre maestrie, artistiche, tecniche e organizzative, ognuna con una forte componente creativa e una responsabilità nel risultato finale. Anche una limitata esperienza diretta di un set vale più di centinaia di ore impiegate in riprese senza capo né coda con insegnanti volenterosi.

''La vita è adesso''I corsi del Celcam, si sa, non hanno come scopo primario quello di creare registi o sceneggiatori o montatori. Ma il fatto che li abbiano creati è una conseguenza non casuale di un mix di talento organizzativo, di competenza pedagogica, di passione e della fiducia conseguente a tanti esperimenti riusciti. È la realizzazione di un simile contesto che mette in condizione i partecipanti di guardare più in fondo nelle proprie vocazioni e opzioni future. Il criterio operativo del laboratorio da cui è nato “La vita adesso” è raccontato efficacemente da Salvatore Mereu: “C’erano cinque o sei progetti meritevoli. L’idea scelta è stata quella di Martina Manca. Idea poetica vincente e adatta a mezzi produttivi modesti.” Ciò conferma che nel cinema quando ci sono idee c’è tutto l’essenziale. Anche se, bisognerebbe aggiungere, ci vuole l’indispensabile superfluo, cioè i soldi sia per i film che per implementare l’offerta formativa. Dal metodo Celcam viene fuori una proposta che le istituzioni – prima fra tutte la Sardegna Film Commission – dovrebbero far propria e valorizzare. Chissà che il riconoscimento ricevuto con la presentazione del corto, fuori concorso, al Torino Film Festival, non possa servire a ciò.

 

LA GALLERIA FOTOGRAFICA (ph: Giorgio Marturana)

 


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