Percorso

“Una pura formalità” tra cinema teatro

Glauco Mauri porta in scena – a Cagliari e Sassari – il film “cult” di Giuseppe Tornatore con Roman Polanski e Gérard Depardieu: un insolito noir.

''Una pura formalità''L'indagine su un delitto diventa un viaggio nell'inquietudine in “Una pura formalità”,  film cult di Giuseppe Tornatore (in concorso al 47° Festival di Cannes, e Premio David di Donatello nel 1995  per la migliore scenografia) in programma lo scorso lunedì 3 febbraio alle 17  e domenica 9 febbraio alle 11 al Cinema Odissea di Cagliari, in occasione del debutto nell'Isola dell'omonima pièce teatrale con drammaturgia e regia di Glauco Mauri.

La trasposizione per la scena di un'opera cinematografica offre lo spunto per una riflessione sui linguaggi e per un confronto – per chi volesse – sulle possibilità tecniche ed espressive e il potere della suggestione del grande schermo a fronte dell'immediatezza delle emozioni di una vicenda racchiusa nel tempo condensato e condiviso, nell'hic et nunc, il qui e ora che unisce attori e spettatori a teatro.

''Una pura formalità''Una pura formalità” secondo Glauco Mauri - nel cartellone de “La Grande Prosa al Teatro Massimo” di Cagliari (da mercoledì a sabato alle 20.30, la domenica alle 19 e giovedì 6 febbraio doppio spettacolo, con la pomeridiana alle 17- Turno P) e poi  lunedì 10 e martedì 11 febbraio alle 21 al Nuovo Teatro Comunale di Sassari – ripropone quindi fuori dallo schermo la stessa «razionale e al tempo stesso commossa visione della vita» che lo ha affascinato nel film. Spiega l'artista – figura di spicco del teatro e della cultura italiana del Novecento (con rare ma significative incursioni nei territori della decima musa):  «Già il film ha una sua struttura sospesa fra cinema e teatro e questo mi ha molto aiutato nel lavoro. Ho cercato di far rivivere tutta la forza drammatica della sceneggiatura modificandone quelle parti che si presentavano con dei connotati troppo cinematografici, preservandone al tempo stesso quell’intensità che dall’inizio ci avvolge nel suo misterioso intreccio. Il racconto rimane oscuro fino al suo sconvolgente epilogo dove i pezzi lacerati di una vita si compongono in una serenità inaspettata e commovente: un capovolgimento radicale di quello che sembrava un giallo».

''Una pura formalità''La trama – all'apparenza semplice – si complica fino a aprire nuovi interrogativi sull'etica e sulla natura dell'uomo: «Un delitto è stato commesso e ne viene accusato un celebre scrittore, Onoff. Ma, pur con la tipica atmosfera di un thriller, “Una pura formalità” è un viaggio alla scoperta di se stessi, di quella che è stata la propria vita». Prosegue Mauri: «Un altro uomo aiuta Onoff in questa faticosa ricerca di un passato che si è voluto dimenticare: un inquietante commissario di polizia, un personaggio duro e ironico, comprensivo ma implacabile... Non può non sovvenirmi il ricordo del grande Dostoevskij e il rapporto tra Porfirij e Raskolnikov in “Delitto e Castigo”. Tutto si svolge in una sperduta stazione di Polizia. Ma lo è veramente? E dove si trova? E quelle strane persone al suo interno, sono poliziotti? Cosa aspettano?» Atmosfere surreali, in bilico tra sogno e realtà, in cui sembra materializzarsi l'incubo del sospettato e il commissario rappresenta forse un alter ego che rende possibile e agevole la confessione di una colpa ancora sconosciuta. Ma l'enigma – su ciò che è reale oltre l'apparenza e sul senso profondo delle cose – resta aperto: lo spettacolo, come il film, più che risolverli suscita nuovi interrogativi, in una curiosa duplice catarsi in cui diventa possibile scegliere se schierarsi dalla parte del riluttante accusato/ testimone o da quella dell'inquisitore. In teatro. Come nella vita.

Glauco Mauri in ''La Cina è vicina'' del 1967Tra i protagonisti della scena italiana nella seconda metà del Novecento, Glauco Mauri (classe 1930), diplomato all'Accademia d'Arte Drammatica, ha fatto il suo debutto da professionista nel 1953 nel “Macbeth” di Shakespeare diretto da Orazio Costa; poi, dopo varie esperienze – dal ruolo di Smerdjakov ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij, accanto a Memo Benassi e Lilla Brignone,  alla “Lunga giornata verso la notte” di  O’Neill con  Renzo Ricci e la collaborazione con la compagnia Proclemer-Albertazzi – ha fondato nel 1961 insieme a Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati (cui si aggiunse in seguito Mario Scaccia) la Compagnia dei Quattro. Diretto da registi come Luca Ronconi – in una storica “Orestea” - e Luigi Squarzina, Pietro Sharoff, Aldo Trionfo, Marco Sciaccaluga e Maurizio Scaparro, Mauri ha deciso di cimentarsi pure con la regia, dopo aver creato insieme a Roberto Sturno l'omonima compagnia con la quale ha portato avanti numerosi e diversi progetti teatrali, affrontando i classici - da Sofocle a Shakespeare, da Goethe e Molière -  e le opere di Ionesco e Beckett, Pirandello e Goldoni, Dostoevskji e Brecht, Mamet e Schmitt, Shaffer e Andreev.

''Una pura formalità'' di TornatoreNoto al grande pubblico soprattutto grazie alla lunga stagione della prosa televisiva sulla RAI tra gli Anni Cinquanta e Settanta – basti pensate a “I Buddenbrook” (per non dire della produzioni radiofoniche), in ambito cinematografico Glauco Mauri  - dopo il debutto ne “La costanza della ragione” di Pasquale Festa Campanile (dal romanzo di Pratolini) - è il protagonista de “La Cina è vicina” di Marco Bellocchio, e compare nel cast di film come “L'ospite” di Liliana Cavani, “Profondo rosso” di Dario Argento e soprattutto – nel ruolo del padre di Michele – in “Ecce Bombo” di Nanni Moretti.
Artista a tutto tondo, interprete intenso e versatile, Glauco Mauri compie ora, con “Una pura formalità”, una chiusura del cerchio, quasi un corto circuito tra decima musa e teatro, confrontandosi con il film di Tornatore – protagonisti Roman Polanski nella parte del commissario (in scena lo stesso Mauri) e Gérard Depardieu (nel ruolo di Onoff, lo scrittore, alias Roberto Sturno) accanto a un giovanissimo Sergio Rubini. La sfida – ardua ma per questo avvincente – è trasferire sul palco la qualità visionaria e onirica del film, senza tradirne lo spirito e non rinunciare al suo mistero. Il giudizio ora spetta al pubblico.

5 febbraio 2014

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