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Percorso

"Hannah Arendt" di Margarethe von Trotta

Un bellissimo film di una grande regista, purtroppo trascurato dalla distribuzione. L’intervento e l’invito al dibattito. di Pia Brancadori

''Hannah Arendt'' di Margarethe Von TrottaIn occasione della giornata della memoria 2014, il 27 ed il 28 gennaio scorsi, a Cagliari al Cineworld (con unico spettacolo pro die) ed in molte altre città in Italia, si è potuto vedere il film “Hannah Arendt” di Margarethe von Trotta, grazie all’impegno distributivo di Nexodigital e Ripley’s Film.


Margarethe von Trotta, una delle grandi tra i registi del secondo Novecento e Hannah Arendt, una delle più grandi pensatrici politiche del Novecento, non trovano accoglienza nel panorama culturale cinematografico in Italia se non per due giorni, e ci vuole anche un’occasione extra, loro non bastano di per sé!!!
Il film, presentato in anteprima a Bari, all’interno di quel festival, e poi al Festival del cinema di Roma, pare prenderà la strada del cofanetto Feltrinelli. E meno male! Ma certo è che noi e tantissima altra gente abbiamo il chiaro e preciso desiderio di poterli vedere sul grande schermo, i film!... Anche quelli belli e interessanti e culturalmente interpellanti, realizzati da autorialità eccellenti, come è questo film; non solo quelli banali e ottundenti del corrente canone e mercato! Esprimiamo un giudizio.

''Hannah Arendt'' di Margarethe Von TrottaEsprimiamo un desiderio. Abbiamo interesse a condividere entrambi. E quindi, grazie a Cinemecum, che ce lo consente. Il dibattito è aperto, nel caso, per chi volesse.
Il film di Margarethe von Trotta mostra Hannah Arendt (con grande interpretazione di Barbara Sukowa) nel corso dei quattro anni, dal 1961 al 1964, in cui decide di partecipare a Gerusalemme al processo al criminale nazista Adolf Eichmann, per conto della rivista New Yorker, esperienza che poi confluirà nell’inaudito La banalità del male; si interroga, assiste, scrive e sopporta la reazione e i violenti giudizi di antisemitismo nei confronti del suo lavoro; sostenuta da una ristretta cerchia di amicizie e dai suoi studenti, che ne sentono e riconoscono la forza, potente pur se eccentrica, di pensiero e di personalità.  

''Hannah Arendt'' di Margarethe Von TrottaMargarethe von Trotta sceglie di mostrarci Hannah Arendt nella sua vita quotidiana di relazione, ce la mostra accanita fumatrice e orgogliosa donna cinquantenne forte ed intensa: con il marito amorevole, il poeta e filosofo tedesco Heinrich Blücher - Axel Milberg; con la carissima amica scrittrice Mary McCarthy - Janet Mc Teer; con la giovane allieva e collaboratrice Lotte Köhler - Julia Jentsch. Ha già pubblicato testi fondamentali di teoria filosofica e politica, insegna in una prestigiosa Università e vanta una cerchia di amici intellettuali e quando, nel 1961, il servizio segreto israeliano rapisce il criminale nazista Adolf Eichmann, nascosto sotto falsa identità a Buenos Aires, lei si sente obbligata a seguire lo storico processo che si tiene a Gerusalemme.

''Hannah Arendt'' di Margarethe Von TrottaNonostante i dubbi chiede e ottiene di essere inviata come reporter della prestigiosa rivista New Yorker. Nel corso del processo Hannah è colpita dal fatto che il mostro Eichmann, alto gerarca responsabile di tutto il sistema dei trasporti per lo sterminio degli ebrei nei lager, sia un mediocre burocrate, che si dichiara semplice esecutore di ordini odiosi; ma anche, d'altro canto,  alcune testimonianze di sopravvissuti ricordano nel corso del processo la condiscendenza di alcuni esponenti delle comunità ebraiche in Europa, di fronte ai nazisti.
Da questi resoconti del processo - poi riuniti nel libro “La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme” (1963) - emerge la singolare lettura arendtiana secondo cui è proprio l'assenza di coscienza e la mancata assunzione della responsabilità individuale delle proprie azioni criminali che fanno sì che esseri spesso banali (non persone) si trasformino in orrendi agenti del male. 
Ricapitolando e rivedendo stratificazioni densissime di teoria filosofica sul male, lei scandalosamente vede e dichiara che no, il male non è “radicale”, estremo sì, ma non radicale. Solo il bene può essere radicale.

''Hannah Arendt'' di Margarethe Von TrottaIl male è BANALE: mancanza di coscienza e di responsabilità!!! e ci interpella tutte/i e sempre ancora! Contestualmente, nel confronto corposissimo con gli amici intellettuali ebrei, Arendt sostiene con forza e grande costernazione dei suoi interlocutori che, certamente lei ebrea per nascita ed appartenenza non può accettare di condividere le equivoche ideologie dell’amore dei popoli, ed a chi le chiede di fare dichiarazione di appartenenza risponde pacatamente “Io posso amare i miei amici, non mai un popolo” (cfr Ebraismo e modernità, carteggio con G. Sholem).
Il merito di questo film sta anche e soprattutto nel rendere  visibile in modo semplice questioni di pensiero e teoria politica molto complesse, e far conoscere, anche e soprattutto a chi non conosce il pensiero di Hannah Arendt, la grandezza “eccentrica” del suo lavoro e della sua personalità. Il merito di questo film sta anche nell’essere un grande film ed una intensa narrazione con poche risorse economiche: non è certo una produzione ad alto budget.

''Hannah Arendt'' di Margarethe Von TrottaMi piace ricordare peraltro che passeggiando con  Margarethe von Trotta a Cagliari,  in occasione della rassegna Grandi registe europee, che abbiamo organizzato con l’amica Valeria Patanè e 13Lune (metà ’90, in vista dei 100 anni del cinema) lei ci raccontava del suo desiderio e progetto iniziato già con “Rosa L.” di raccontare la storia dell’Europa ricostruendo le storie eccentriche - eccezionali e dissidenti -  di alcune grandi donne. Da "Rosa L.” del 1985, ritratto denso ed intenso della rivoluzionaria Rosa Luxemburg, interpretata dalla stessa Sukowa a "Vision” del 2009, rievocazione di Hildegard von Bingen, monaca mistica cristiana del XII secolo (sempre interpretata magistralmente da Barbara Sukowa) fondatrice di monasteri a soggettività femminile, grande sapiente e scienziata, musicista e dottora della chiesa. 

Hannah Arendt e Martin Heidegger intorno al 1920Non distribuito in Italia e solo circolante in Internet con approssimativi sottotitoli in spagnolo, abbiamo acquistato un dvd a Berlino, lo abbiamo sottotitolato in italiano facendone la traduzione e finalmente lo abbiamo visto comprendendolo e condividendolo Piccoli cantieri di visioni e incontri di vite e d’arte. 
Avevamo sperato  che la notorietà di Arendt avrebbe trascinato con sé nella distribuzione sugli schermi italiani anche “Vision” sottovalutato perché “ a chi vuoi che importi di una monaca nel medioevo”. E invece no, non è stato così!

Hannah Arendt di Margarethe von Trotta, 113’. 
Regia: Margarethe von Trotta; Sceneggiatura: Pam Katz, Margarethe von Trotta; Cast: Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Julia Jentsch, Ulrich Noethen; Fotografia: Caroline Champetier; Costumi: Frauke Firl; Scenografie: Volker Schaefer; Suono: Greg Vittore; Compositore: André Mergenthaler; Montaggio: Bettina Böhler. Prodotto da Bettina Brokemper. Una produzione Heimatfilm. Drammatico. Germania /Lussemburgo/Francia 2012

Circola nel Cinema Alice Guy

5 febbraio 2014

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