Percorso

"In nome di Dio": quattro storie al femminile per il prossimo film di Edoardo Winspeare

La Film Commission Puglia:  un volano culturale ed economico (che funziona), e ora "la Puglia va di moda…”. L’intervista di Elisabetta Randaccio

Edoardo WinspeareIn grazia di Dio” è l'ultimo film del regista salentino Edoardo Winspeare, presentato con successo alla scorsa Berlinale, nella sezione “Panorama”. E' la storia di quattro donne, di diverse generazioni e del loro approccio con la realtà complessa sia economicamente sia socialmente dei nostri giorni, devastati dalla crisi.

Winspeare racconta le scelte personali, gli ostacoli e la volontà di reinvestire la propria esistenza in una modalità, solo apparentemente regressiva. Per l'autore di “Sangue vivo” e “Il miracolo” è un ritorno alla fiction con un film, ancora una volta, girato nella sua terra.

''In grazia di Dio''Come è nato “In grazia di Dio”?
“Il film si è modellato sull'osservazione della realtà quotidiana, è scaturito dall'analisi dell'attuale momento di crisi, per quanto noi al Sud siamo da sempre immersi nella crisi! In questo contesto, ho notato come la gente tenda ad “arrangiarsi”, e, se è vero che la contingenza economica crea situazioni drammatiche, si possono individuare pure elementi di positività. Infatti, spesso si genera un nuovo senso di comunità, ci si aiuta a vicenda, si scambiano e si barattano  le piccole proprietà, e si riscoprono valori importanti come il senso di solidarietà. Questi elementi compongono la struttura narrativa del film.”

''In grazia di Dio''Mi pare che “In grazia di Dio”, per certi versi, rappresenti una svolta nella tua carriera.
“Questo sta a voi dirlo. Sono tornato, sicuramente, ad una totale autenticità; ciò lo si può notare nella ricerca dei temi, nella direzione degli attori, nell'uso della lingua, in tutto quello che è forma, ma pure nella sostanza del racconto. D'altronde, anche nel mio “Sangue vivo” i personaggi erano simili, “veri”. Pure in “In grazia di Dio”, non mi sono servito di attori professionisti: stimo gli interpreti, ma, per questo tipo di film, era l'unica scelta possibile. Sicuramente è una controtendenza. In Italia abbiamo un certo gusto in fatto di recitazione, il quale, forse, dipende dallo standard televisivo, e si basa sul presupposto che il pubblico pensi di “essere” come viene rappresentato in quegli schemi, ma non è così.

''In grazia di Dio''Se, invece, si osserva il cinema internazionale, constatiamo l'opposto: nei film americani, soprattutto quelli indipendenti, nelle opere di Ken Loach e di alcuni autori francesi, per esempio, il proletariato rappresentato lo riconosci subito. In Italia questo avviene raramente, perché, in genere, per tali personaggi si scelgono bellissimi attori, senza difetti, che, però, sono spesso privi di credibilità. Sembrano tutti provenienti dai quartieri alti, snelli, senza pancetta. Incarnano un gusto italiano, modellato soprattutto nelle fiction televisive, che lo spettatore sembra quasi pretendere in ogni film. Per me, l'attore non dovrebbe mai mostrare “come” recita, ma essere il personaggio. Invece, il gusto pretende voci impostate, accademismo forzato e falsi accenti romani o milanesi...”

''In grazia di Dio''In questo senso si spiega l'opzione di tua moglie Celeste per il ruolo della protagonista?
“Ho scelto mia moglie non solo perché è brava e bella, seppure in maniera non convenzionale. In realtà, ho costruito attorno a lei una storia, estremamente virata al femminile e lei incarna perfettamente il ruolo della donna mediterranea, la “fimminazza”!”

“In grazia di Dio” è stato presentato all'ultimo Festival di Berlino; qual è stata l'accoglienza?
“Eccellente. Lo abbiamo venduto in otto paesi. Uscirà al cinema, tra gli altri, in Australia, Belgio, Olanda, Scandinavia; attualmente sono in trattativa con gli Stati Uniti. I miei film che sono andati meglio all'estero sono “Pizzicata”, “Sangue vivo“ e proprio “In grazia di Dio”; peraltro credo che quest'ultimo sia il mio miglior film insieme a “Sangue vivo”. Mi pare sia un lavoro dignitoso, un buon film.”

Qual'è la data d'uscita?
“Esce il 27 marzo; non so se anche a Cagliari. La distribuzione è convinta che questo genere di film non faccia numeri al sud. Sostengono come non ci siano giovani con il desiderio di andare al cinema e scegliere questo tipo di opere... Non so... Comunque, usciremo con 25 copie nelle grandi città quali Torino, Milano, Roma, Bologna e, ovviamente, in Puglia. Distribuisce la “Good film”, quella che porterà in Italia il lungometraggio di Lars von Trier.”

''In grazia di Dio''“In grazia di Dio” è uno dei tanti film girati in Puglia, supportati dalla locale Film Commission. Ci vuoi sintetizzare quanto è  stato importante il suo contributo per la crescita cinematografica nella tua regione?
“Personalmente sono grato alla Film Commission Puglia e posso dire di essere stato uno di quelli che hanno contribuito a  farla nascere nel passato recente. Sicuramente, è stata pianificata una politica molto intelligente: chiunque giri in Puglia, in maniera indiscriminata, riceve il 20 per cento delle spese avute sia che metta in cantiere un cinepanettone, sia che giri un lungometraggio di autore (penso al penultimo film di Resnais realizzato proprio in Puglia). Questo ha portato ad almeno 200 film girati  nella mia regione, compresi cortometraggi e documentari. Il finanziamento ha regole rigorose; non lo ricevi subito, ma al consuntivo, pagando maestranze pugliesi, hotel etc. Questo  sistema funziona bene, anche perché il direttore Silvio Maselli è una persona molto intelligente, frequenta tutti i Festival da Toronto a Shanghai, conosce i produttori, parla l'inglese, ha una vasta cultura cinematografica. Non è il tipico detentore di un posto di potere, elevato a quel grado esclusivamente perché in quota politica. E' chiaro, non è tutto rose e fiori; io e altri registi abbiamo criticato alcune scelte. Ma è importante capire come l'immaginario collettivo sia ancora fortemente influenzato dal cinema.

''In grazia di Dio''Si può amare o non amare un film, ma si deve osservare come il cinema possa influenzare la percezione di un luogo, di una città. Roma, per esempio, deve tanto alla “Dolce vita” di Fellini e, recentemente, anche alla “Grande bellezza” di Sorrentino, così come la Sicilia a “Nuovo cinema paradiso”, o i miei stessi film, nel mio piccolo, hanno dato un contributo al Salento. Quando la Film Commission investe, non diventa solo un volano economico, ma anche culturale. La Puglia oggi è “di moda” pure grazie al cinema. Sembra addirittura che sia una regione del Sud dove la sofferenza sia attenuata, nella quale gli stereotipi di arretratezza si siano annullati, almeno nell'immaginario collettivo; un buon risultato grazie al cinema...”

19 marzo 2014

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