Percorso

Terra di Confine, un successo inaspettato

Peter Marcias, con maestria e sensibilità, guida gli spettatori alla scoperta delle minoranze linguistiche e di genere. di Valentina Corona

''Terra di Confine Film Festival''Arrivato alla VIII edizione, Terre di Confine Film Festival quest'anno è approdato il 14,15 e 16 marzo a Solarussa e Narbolia, due realtà che, dopo l'alluvione del mese di novembre dello scorso anno, hanno colto l'occasione per portare un messaggio di speranza ai loro cittadini.

Nato grazie all'impegno dell'associazione “Su Disterru ONLUS”, il Festival dallo spirito nomade propone rare visioni a tema, insieme a laboratori e mostre e incontri con gli artisti. Tra le novità di quest'anno anche la scelta di un nuovo direttore artistico: perché Peter Marcias? Risponde Nello Rubattu, presidente dell'associazione. «Primo perché è sardo e perché conosce queste importanti realtà quali Narbolia e Solarussa e poi perché secondo noi è un bravo regista».

Peter MarciasUna kermesse itinerante, davvero "senza confini": una bella sfida. Rispone Rubattu:«Siamo convinti che questo genere di manifestazioni si possano realizzare anche in situazioni lontane dai grossi centri».
La scommessa è stata vinta, grazie anche al ricco programma che ha coinvolto gli abitanti dei due comuni e anche grazie a un ottimo direttore artistico che ha saputo tessere le fila di un delicato festival come questo. Focus quest'anno sulle lingue minoritarie spagnole, per una panoramica sulla cultura, la memoria e il presente attraverso le opere, in un ideale dialogo fra la Sardegna e la Penisola Iberica. Durante le tre giornate sono stati proiettati otto importanti film che hanno cavalcato i maggiori festival europei, uniti dal filo conduttore della minoranza linguistica, e di genere e dalla questione dell'emigrazione: pellicole diversissime, che hanno fatto ridere, riflettere e stupire il pubblico presente in sala.

''Ander''Da segnalare “La Plaga”, un western contemporaneo ai margini della realtà catalana tra solitudine e incertezze; “Ander”, un film con un forte messaggio sull'omossesualità e gli ousider di una piccola comunità basca, del regista Roberto Caston, che era presente in sala e ha risposto alle domande del pubblico. E poi “Arrugas”, film di animazione sulla terza età e le sue problematiche, preceduto da un'esaustiva e interessante presentazione dello sceneggiatore Agel de la Cruz e ancora “Costa da Morte” suggestivo/notevole film sperimentale sulla costa galiziana, considerata la fine del mondo in epoca romana.
Non solo minoranze linguistiche spagnole ma anche cinema “made in Sardinia” con la presentazione in anteprima dei cortometraggi “White Rabbit” e “Un atto di dolore” del giovane filmmaker Joe Bastardi, che con coraggio e passione ha raccontato al pubblico di Narbolia una storia scomoda di abusi sessuali e scelte difficili.

''Arrugas''E ancora, “Hope” di Gianluca Vassallo, artista poliedrico che ha saputo mischiare video e fotografia per raccontare le storie dell'emigrazione sarda nella grande e maestosa New York. E sempre di sardi si parla con il documentario di Gianfranco Cabiddu, che ha portato all'attenzione del pubblico di Solarussa “L'Innesto” che si crea nel rapporto padre-figlio tra complicità, scontro e convivenza.
Non solo cinema ma anche laboratori, che hanno coinvolto le scuole del territorio; e un'interessante mostra con gli scatti sui maggiori set italiani in una tre giorni che ha visto un crescente afflusso di pubblico e che domenica si è conclusa con la poetica performance canora dell'artista catalana Ester Formosa.
Pur nella sua piccola dimensione, il Terre di Confine Film Festival è diventato un evento di ampio respiro, dedicato al confronto tra realtà cinematografiche, e ai confini fisici e/o concettuali. Una sfida che ha permesso alle due comunità di confrontarsi con altre realtà ai margini e crescere culturalmente. Un evento che ci auguriamo continui il suo percorso nei prossimi anni, portando all'attenzione di un pubblico attento e sensibile temi importanti e attuali.

19 marzo 2014

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