Percorso

Truccare (per) il cinema: arte e passione

Il sogno di Liviana Serra – una giovane sarda diplomata all'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna diretta da Manlio Rocchetti. L'intervista di Anna Brotzu

Liviana Serra - make up artistViaggio tra i mestieri del cinema: l'arte del make up – ovvero creare con colori e pennelli, ma anche lattice e altri materiali, l'immagine di un personaggio, dipingendo sulla pelle la personalità e la storia, le cicatrici e i segni del tempo, per rendere credibile una finzione davanti all'occhio vigile (e spietato) della macchina da presa.

Le atmosfere di un'epoca, la dimensione fantastica di un sogno e l'iperrealismo di un film horror, ma anche l'artificiale “naturalezza” dei protagonisti di una commedia romantica, sono il frutto dei gesti sapienti, dello studio e dell'esperienza di schiere di truccatori, che intervengono premurosi alla fine di ogni ciak per ripristinare la mutevole perfezione di una maschera.

Quella del make-up artist è una professione affascinante e impegnativa che richiede una profonda cultura e preparazione tecnica, oltre al talento, con la grande responsabilità di  portare sotto i riflettori un'iconografia in grado di rispondere alle esigenze della regia e della sceneggiatura, e di convincere il pubblico,  modellandola direttamente sul volto e sul corpo di attori e comparse, per dar forma a umani e mostri, fate o sirene, guerrieri, schiavi o regine.

''Dallas Buyer's Club''Un'arte che può valere un Oscar (nel 2014 l'hanno ottenuto Adruitha Lee e Robin Mathews per “Dallas Buyers Club”) e che può essere fondamentale per la riuscita di un film.
Diventare truccatrice per il cinema (e non solo) è il sogno – e la sfida – di Liviana Serra, una giovane artista sarda che ha letteralmente preso il volo – per Bologna – per frequentare i corsi dell'Accademia Nazionale del Cinema (dove si è recentemente diplomata con trenta e lode) e apprendere i segreti del mestiere da maestri come Manlio Rocchetti (figlio d'arte, Premio Oscar per “A spasso con Daisy”, ha collaborato con registi del calibro di Martin ScorseseBrian De Palma, Federico Fellini Sergio Leone, Pier Paolo Pasolini, Roberto Rossellini e Bill Forsyth), Mario Michisanti (veterano dei set, da “Detenuto in attesa di giudizio” a “Diaz”, passando per “L'ultima tenazione di Cristo” e “Le colline hanno occhi”) e Laura Borzelli (da “Il camorrista” a “Romeo and Juliet” di Carlei, molti film italiani e produzioni come l'“Hamlet” di Branagh e soprattutto il film “Titanic”).
Fresca di diploma e raggiante, Liviana Serra di ritorno nell'Isola e di nuovo impegnata  dietro le quinte della “Norma” di Vincenzo Bellini (in cartellone – fino al 4 maggio – al Teatro Lirico di Cagliari) si racconta a Cinemecum.

Liviana Serra - make up fantasyCome nasce l'idea – il sogno – di diventare make-up artist?
La mia passione per il trucco è nata tanto tempo fa, quando ero piccola, e mi sono avvicinata al make up perché amo tutto il mondo dei colori e della pittura. All'inizio quasi per caso, o per gioco, ma ho scoperto anche che ci sapevo fare. Piano piano anche tra i saggi di danza facevo esperienza – truccavo le mie amiche e colleghe -  poi  ho avuto la fortuna di entrare al Teatro Lirico di Cagliari: inizialmente ho chiesto se fosse possibile fare uno stage nel reparto del trucco e da lì è nata l'idea di specializzarmi, di perfezionarmi frequentando una scuola valida e di un certo prestigio, che potesse darmi lustro. Mi sono informata su internet... e per prima  - sarà un caso - mi è comparsa proprio l'Accademia Nazionale del Cinema...  

Una decisione importante e impegnativa: andare a studiare fuori dall'Isola... per  seguire un sogno..
In realtà conoscendo più da vicino l'ambiente del teatro mi sono appassionata ancora di più, interessandomi ai diversi aspetti di questa professione, in particolare al cinema. E ho voluto investire i miei soldi – grazie, per fortuna o per sfortuna, a un incidente, ho avuto un piccolo risarcimento e ho deciso che quei soldi sarebbero serviti per andare all'Accademia. Mi sono informata, ho chiamato e sono andata a Bologna a parlare con il direttore, che mi ha fatto visitare l'Accademia (che è tutta affrescata, in un palazzo d'epoca stile Ottocento...) e ho deciso di intraprendere questa strada.

Liviana Serra - da ''Il piccolo spazzacamino''Qualche dettaglio su quest'esperienza?
E' stata interessante e importante: è durata quindici mesi, solo che ho dovuto interrompere... per ragioni private... (per poi riprendere e continuare fino alla fine). Le lezioni sono una volta a settimana, il sabato: io partivo ogni sabato la mattina e tornavo la sera, è stato abbastanza faticoso e dispendioso. Ho iniziato a frequentare nel settembre del 2012 e a gennaio del 2013 ho scoperto di essere in attesa ma – lo racconto perché potrebbe essere utile ad altre, e per sfatare qualche mito - sono partita sempre fino al sesto mese di gravidanza, ho continuato a seguire le mie lezioni e la mia piccola è partita con me... A maggio ho interrrotto e ho ripreso a inizio dicembre, quando la mia bambina, Matilde, aveva appena due mesi. Così ho continuato a partire, la bambina rimaneva a casa con mia madre e il mio compagno (come adesso che son qui per quest'intervista). L'ultimo periodo all'Accademia è stato interessantissimo, e mi sono appassionata sempre di più perché gli ultimi mesi erano dedicati soprattutto agli effetti speciali. Il 22 marzo ho dato l'esame; e questa volta una mia amica è partita con me, è venuta appositamente per farmi da modella nell'esame finale, incentrato sull'invecchiamento teatrale. Dopo una settimana ho saputo di aver preso 30 e lode: il sacrificio è stato premiato. Mi sono impegnata - ho speso molto - per frequentare l'Accademia del genere – per me è un passo davvero molto importante, ci credo tanto.

Liviana Serra - invecchiamento teatraleLa dedizione – e la passione – sono davvero indispensabili?
Ho conosciuto delle colleghe che non lo facevano per passione o comunque non con la stessa forte motivazione che avevo io – forse le circostanze erano diverse, e anche le condizioni economiche: per qualcuna era un semplice “corso di trucco”. Per me è stata decisiva l'esperienza al Teatro Lirico: non sono stabile – sfortunatamente – ma ho avuto la fortuna di poter essere assunta per alcune opere importanti, e di lavorare a fianco di professionisti. Adesso ho fatto la mia scelta, so che cosa mi piacerebbe fare – per questo, per perfezionarmi non mi sono accontentata dei soliti corsi che ci sono a Cagliari, che non ti danno una formazione così specifica: ho deciso di investire quei soldi e partire. Ci credo molto, e spero di poter fare qualcosa di serio e importante. Certo, è difficile: i maestri arrivano spesso da una famiglia d'arte – Manlio Rocchetti ha ancora il laboratorio di parrucche e posticci per cui è  diventata famosa la ditta Rocchetti; però lui si è specializzato nel make up e  fa pure corsi specifici a Roma di effetti speciali (quando avrò i soldi farò anche quello: insegna a creare delle maschere in lattice e delle applicazioni, mi affascina l'idea di partire da zero per creare un'immagine).

E il futuro?
Grazie ai miei maestri mi sono avvicinata al mondo del cinema, che mi sta appassionando molto; vorrei avere la possibilità di lavorare su un set -  pronta a imparare, perché sul cinema c'è da imparare moltissimo. Mi sono iscritta anche all'Università (ho fatto il test e mi hanno presa) in Scienze della Comunicazione perché ho visto che c'erano degli esami sul cinema: per avere una cultura maggiore sul tema e prepararmi meglio alla mia professione ho scelto questa facoltà anche se con la bambina è difficile conciliare tutto...  

Liviana Serra - ferita ''transfert''I suoi impegni al presente?
In questi giorni c'è la “Norma”... e Matilde. Proseguiranno, credo, le collaborazioni con alcuni  artisti e professionisti della fotografia:  mi è stato proposto di curare il trucco per alcuni servizi, e ne ho fatto anche uno sul trucco Anni 20, rievocando l'immagine delle flappers – le “maschiette” -  con un trucco abbastanza scuro per evidenziare i tratti delle donne dell'epoca che volevano emanciparsi. E ho già fatto vari shooting...

Sfogliando l'album dei ricordi... professionali – a quali opere ha partecipato al Teatro Lirico di Cagliari?
Il mio “debutto” è stato con “Le nozze di Figaro” per la regia di Marina Bianchi. Nell'“Otello” di Eimuntas Nekrosius mi hanno fatto truccare uno dei personaggi principali: mi hanno affidato Iago – con l'indicazione “cattivo ma non troppo”... (mi ricordo la scenografia molto particolare, così astratta...). 
Poi il “Macbeth” - bellissimo - di Micha van Hoecke: lì c'era da lavorare! Abbiamo fatto i corpi bianchi e trucchi in bianco e nero, molto particolari; nel “Macbeth” era importante la parte danzata e dovevamo dedicarci ai ballerini che avevano un ruolo di rilievo nella drammaturgia. C'erano due compagnie – la compagnia di van Hoecke, meravigliosi danzatori che, soprattutto, conoscevano già l'opera, e si truccavano da sé – e il balletto di Cagliari e noi ci siamo concentrati su di loro... e certo, – difficile ricordarselo, in quel vortice - avrò truccato anche qualcuna delle streghe... un'esperienza magica.  E ho fatto anche  il “Nabucco” con regia di Leo Muscato... che dire? Verdi mi ha portato fortuna!

Liviana Serra - ''Il Re Leone''Quali esperienze professionali – oltre il Teatro Lirico – metterebbe nel suo curriculum?
Ho collaborato spesso con un regista teatrale, Mariano Cirina, con il quale  ho fatto diverse opere per cui erano richiesti dei trucchi particolari: per esempio, “Il piccolo spazzacamino”  che è andato in scena al Conservatorio; è stata una bella esperienza – io ero un po' il capo reparto, e nel mio piccolo, ho diretto la situazione: c'era tanto da fare e ho avuto pochissime ore per truccare tutti. Insomma alla fine io non ero soddisfattissima dei trucchi, sapevo che risultati avrei voluto e potuto raggiungere con  più tempo a disposizione, comunque hanno sortito l'effetto desiderato (e ho avuto la soddisfazione di immaginare i diversi personaggi): tutti mi hanno fatto i complimenti, ma io mi vedo sempre un po'  in negativo, nel senso che mi interessa capire come potrei migliorare... Poi ho lavorato sempre come capo reparto per la compagnia de Il Mosaico: ho creato i trucchi  per il musical “Il Re Leone”, ispirandomi ai trucchi originali dello spettacolo diretto da Julie Taymor, riadattandoli al cast.

Qualche segreto del mestiere? Quali effetti si possono ottenere con il trucco?
Un elemento fortemente caratterizzante – e d'effetto – sono i trucchi d'epoca. Parlando dell'Accademia, i primi mesi erano dedicati al trucco correttivo, che è la base del trucco. Per trucco correttivo s'intende evidenziare i tratti somatici, luci e ombre, etc. Poi abbiamo cominciato con il trucco sposa, che è quasi un must: si fa sempre ed è utile saperlo realizzare. Successivamente abbiamo iniziato a studiare il trucco d'epoca: il trucco Anni Venti, Anni Trenta, Anni Quaranta e Anni Cinquanta, e poi Anni Sessanta, Settanta, Ottanta... ogni epoca ha il suo stile. Infine ci sono i trucchi teatrali: il trucco egizio, ad esempio, e così via. Oltre a quello ci siamo avvicinati agli effetti speciali, più “mirati” per il cinema: ferite d'arma da fuoco e ferite d'arma da taglio, insomma una serie di ferite qua e là, poi gli invecchiamenti - invecchiamento cinematografico e invecchiamenmto teatrale, che sono comunque abbastanza diversi perchè in teatro bisogna evidenziare i tratti, quindi le linee sono più marcate, rispetto a quello cinematografico, che bisogna fare in tutt'altro modo, per esempio con il lattice...

Liviana Serra - pagliaccioIn che consiste l'esame finale per il diploma  all'Accademia?
Io ho scelto di portare in luce il tema dell'invecchiamento teatrale, perché sono affascinata dal mondo del teatro e dai suoi trucchi, e quando a lezione abbiamo approfondito quest'aspetto, è stato interessante – e anche una bella sfida  - riuscire a riprodurlo, ricreare sulla pelle i segni del tempo; e mi è piaciuto l'effetto che si riesce ad ottenere: una vera memorfosi!

Il trucco: teoria o pratica?
I miei maestri sono del parere che sia meglio iniziare dalla pratica, invece che dalla teoria. Ci hanno dato subito un libro da leggere e da  studiare, però al momento delle lezioni ogni volta ci facevano vedere come doveva essere svolto il trucco e noi dovevamo imitare il loro modo di truccare.
E sto parlando di veri maestri: Manlio Rocchetti, che ha vinto l'unico Oscar italiano per “A spasso con Daisy” e ha lavorato con attori e registi  molto importanti, i più importanti al mondo; e poi Mario Michisanti che ha ricevuto una nomination in America, l'anno scorso per un telefilm, recentemente passato anche su Rete 4 o e Laura Borzelli, che lavora spessissimo per il cinema italiano ed è stata caporeparto per il film “Titanic”. Tre maestri tosti, che spero che si ricordino di me...

Prossimo obiettivo: il cinema?
Ho fatto tanti sacrifici e vorrei provare a lavorare – anche solo per imparare - sul set. Io vorrei comunque rimanere qua in Sardegna e fare qualcosa di particolare – infatti ho dei progetti in mente;  però se mi proponessero di lavorare fuori sarebbe bello riuscire a fare un po' di cose, e portare la mia arte un po' dappertutto. Perché alla fine il make up è davvero un'arte, è un po' come se si dipingesse sulla tela l'immagine di un personaggio. E per me truccare è proprio una passione...

Liviana Serra - anni 20È mai stata su un set?
Mai come truccatrice. Ho avuto un'esperienza sul set come comparsa nel film di Pieraccioni. Anche da lì è nata la passione per il trucco cinematografico, ho visto come lavorano, l'ambiente, i ritmi frenetici e l'attenzione ai dettagli, la precisione. E' stata una bella esperienza: facevo la comparsa in un ristorante in riva al mare, abbiamo girato la scena più e più volte, siamo stati lì tantissime ore, dalle cinque e mezza di sera fino alle quattro e mezza del mattino; proprio un lavoraccio... alla fine non ne potevi più. Sì,  stavi a contatto con gli attori, però … dopo un po' avresti voluto solo ritornare a casa... Però ripeto, è stato bello – e interessante - mi hanno truccato e mi hanno pettinato; il film sinceramente non mi è piaciuto molto... una commedia... un po' “leggera” però è stata una bella esperienza, e i trucchi erano davvero belli e riusciti... anche sullo schermo!

Un make up artist deve avere un suo bagaglio – non solo d'esperienza?
È vero,  e i materiali per il trucco costano. Bisogna fare un investimento, bisogna crederci tantissimo, perché altrimenti ti dici: “chi me lo fa fare, di spendere così tanti soldi... senza certezze?” Io pian piano mi sto comprando un po' tutto. E in attesa  - e nella speranza – di poter lavorare su un set, o di nuovo in teatro, non mi faccio mancare nulla: ho fatto serate nei locali, mi hanno chiamato per Carnevale e ho fatto un po' di effetti speciali e trucchi fantasy; e poi in un'altra serata trucchi più “calmi”, più “normali”... per far capire che faccio anche altro, come i trucchi da sera.

Liviana Serra - make up artistTornando alla decima musa ...
Per ora è solo un desiderio. E un  progetto... ancora work in progress: grazie all'Accademia ho conosciuto un ragazzo, Amerigo Porcu, che prendeva il mio stesso volo per andare a fare il corso di regia (perché la scuola prevede diverse specializzazioni e discipline: regia, sceneggiatura, doppiaggio e tecnica del suono). Lui arrivava da Oristano, lo vedevo spesso fare il mio stesso tragitto: abbiamo parlato, ed è nata un'amicizia, abbiamo molte cose in mente da fare e da proporre. Tra cui un mediometraggio – che vorremmo realizzare con l'aiuto di Mariano Cirina: una cosa molto particolare in bianco e nero, ispirata al fumetto di “Sin City” - mettendo in risalto alcuni tratti e dettagli con il rosso...

Tra le sue passioni, c'è anche la danza: è da lì che è iniziato il suo viaggio nell'arte?
La danza è stata la prima passione:  ho iniziato quando avevo tre anni, studiavo danza classica,  ho proseguito per un annetto poi ho ripreso a nove anni... Ma la passione in realtà  nasce da mio padre e mio nonno – che sono ottimi ballerini, hanno senso del ritmo : è un'altra passione che si può tranquillamente affiancare alla passione del make up, perché adoro ballare!
Dai nove ai sedici anni ho ballato e ho fatto vari generi e vari stili – non mi sono soffermata su uno in particolare; la danza classica l'ho abbandonata e questo mi ha penalizzato perché la classica è la base, è d'obbligo per avere una bella linea. Poi ho fatto un provino per una produzione artistica, son stata presa; ho lavorato per tre anni e mezzo ma ho dovuto smettere... e da poco ho ripreso a ballare in un'altra compagnia, la Kalaris Ballet, per perfezionarmi, e grazie a loro ho ripreso lo studio della danza classica e contemporanea. Fanno spettacoli molto  particolari con balli folkloristici di tutto il mondo (come il primo maggio alla Festa dei Popoli a Monte Claro a Cagliari): dai balli dell'Isola di Pasqua al ballo cileno, il tango e il flamenco, con costumi tipici. Saremo in scena a fine maggio al Teatro di Serrenti con un nuovo spettacolo dei coreografi Elena Sakharova e Uwe Engler, ispirato alla natura – e con i miei trucchi: sarà un make up  particolare, continuerò le linee del vestito, per simulare il mondo della natura e gli animali. Un po' nello stile del Cirque du Soleil (è il mio sogno,  poter lavorare in quella compagnia: ho visto vari spettacoli, purtroppo solo su Sky; per un anno son venuti a Roma e mi sarebbe piaciuto esserci – sarei anche voluta andare a vedere i Momix però non ce l'ho fatta: purtroppo con il fatto che ho una bambina piccola non posso fare tutto... per ora studio e mi impegno al massimo, poi si vedrà).

''Pulp fiction'' di Quentin TarantinoIl suo rapporto con la decima musa?
Il cinema mi piace molto, amo guardare i film ma sono consapevole che per lavorare nel cinema occorre una preparazione, una cultura, perfino un gusto, una sensibilità: cerchero di approfondire, e formarmi (anche grazie all'università) e sarà un bell'impegno perché del cinema e nel cinema  c'è tanto da sapere...!
Mi piace un regista in particolare: Quentin Tarantino. Amo i suoi film, il suo stile, che s'ispira a uno scrittore noir, Elmore Leonard; mi piace  molto quel genere ricco di effetti speciali e sono rimasta molto colpita da “Kill Bill”, e poi anche da “Pulp Fiction” che è forse uno dei migliori che ha fatto. Mi piace molto il fatto che che evidenzi la violenza, gli effetti speciali, il linguaggio abbastanza volgare, mi piace molto il suo modo di fare cinema... a volte anche troppo crudo. Mi è piaciuto molto pure “Bastardi senza gloria” che trattava il tema del nazismo – un po' rivisitato perché  la morte di Hitler nel film è diversa da quel che è realmente successo.
Per il nostro mediometraggio ci ispiriamo al fumetto di “Sin City”: al film ha collaborato anche Quentin Tarantino, e mi ha colpito forse anche per questo, oltre che per i dialoghi, le immagini, il mood in bianco e nero,  e vorrei creare una cosa del genere anche attraverso trucchi particolari...

Se dovesse scegliere: farebbe la truccatrice per il cinema, il  teatro o la danza?
Mi piacerebbe lavorare in tutti e tre gli ambiti: non ho ancora sperimentato il cinema se non da comparsa, e mi piacerebbe  - in una prossima intervista -  poter raccontare la mia esperienza sul set  da truccatrice.... Quindi sto cercando di farmi conoscere, di mettermi alla prova e far vedere come lavoro: chissà magari un domani... si realizzerà il mio sogno! Lo dicono anche i miei professori: l'importante è essere umili e accettare qualunque cosa ti propongano – in ambito professionale – e fare la gavetta serve per imparare; Mario Michisanti ci ha raccontato che, quando è entrato nel mondo del cinema, all'inizio guardava e basta, lo facevano spazzare, lo facevano pulire sul set (e da poco, nel 2012,  ha vinto il Primetime Emmy Award  per “Hatfields & McCoys”  - una miniserie interpretata da Kevin Costner, Bill Paxton e Tom Berenger.. per non dire dei film, ndr)

7 maggio 2014

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