Percorso

Narrazione per una rassegna di film intorno al mondo di Maria Lai in 10 capitoli - Capitolo 5 e 6

di Salvatore Pinna

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiCAPITOLO 5. L’ARTE DI ARRIVARE A TUTTI
Siamo di fronte alle mappe e agli universali fatti di materiali d’uso corrente, come le stoffe. L’infinitamente grande è a contatto diretto con l’infinitamente comune. Giunge l’eco di Kant: il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me.” (Manuela Gandini, Maria Lai. Ansia d’infinito, Condaghes, 2013, p.36)

Maria Lai è un esempio raro di artista moderno, di successo internazionale che possiede una forza attrattiva, un potere di seduzione delle persone quasi pop. Non sorprende che molti abbiano voluto filmarla, renderle omaggio, raccogliere qualche opinione, testimoniare di un dialogo avvenuto.

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiAnche a costo di percorrere sentieri battuti da altri. Tra questi filmati ve ne sono alcuni buoni, alcuni meno buoni, ma tutti hanno potuto cogliere qualche perla, qualche spunto importante perché nulla di quello che diceva era banale, scontato, di circostanza. Emanuela Cau in Parole dei poeti, 2013, ne coglie il desiderio di comunicare, di farsi capire, di arrivare a tutti. Perché in fondo Maria Lai pensa di fare un discorso semplice: “Teneva molto al fatto che ciò che diceva si capisse, esprimeva cose complesse in modo semplice, la sua umiltà e la sua voglia di comunicare sono le cose che mi sono rimaste maggiormente impresse, era infaticabile nonostante i suoi novantuno anni e curiosa, enormemente curiosa.”

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiSospesa tra cielo e terra. Tra dialogo e racconto Maria Lai, Barbara Della Polla  e Ennio Guerrato, 2007, 10” inizia come un viaggio verso una delle Geografie di fili e stoffa e carrella verso mondi terreni ma passando per le nuvole che attraversano le montagne prima di arrivare a una camera car del paesaggio terrestre. “Ulassai è una metafora straordinaria, dice Maria Lai,  perché è minacciata da frane. Come il mondo. Allora si parlava della bomba atomica… Era minacciata da frane universali. E poi c’è questo nastro che arriva. Che vuol dire un nastro? Non vuol dire niente, non sostiene, però lì nella storia, nella leggenda, leggenda di qualche secolo, naturalmente, ci dice che quel nastro ha dato una direzione di salvezza.

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiE allora tutto il paese  da un’immagine nuova del mondo e dell’arte, perché l’arte è come quel nastro, bella da vedersi ma è soprattutto direzione di salvezza. La parte più consistente del breve documentario è dedicata alla progettata, siamo nel 2007, opera sul vento e sulle pale eoliche. Fiori del cielo. Ma che creano conflitti. I conflitti, non rifiutati, ma affrontati. Come nel Legarsi alla montagna. “Intanto ho fatto fare il progetto di un parallelepipedo. Ricordate il film 2001. Odissea nello spazio? Il parallelepipedo che è praticamente la metafora del dio, no? Bene io volevo partire dal parallelepipedo.

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiE da qui far uscire i venti.” Un’ora con Maria Lai, Caterina Lilliu, Giosi Moccia e Giampietro Orrù (2003, 55’), come si legge nella scheda di Sardegna Digital Library:  “presenta un'intervista condotta nel Centro teatrale "Fueddu e Gestu" di Villasor dove l'artista ogliastrina Maria Lai ha realizzato il video "I luoghi dell’arte a portata di mano" per illustrare la sua esposizione alla Biennale di Venezia. Maria Lai analizza il suo particolare rapporto con l'arte, spesso venato da un'inquietudine profonda con la quale occorre misurarsi.

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiSecondo l'artista sarda bisogna attraversare con coraggio le profondità dell'anima, individuando forme nuove di dialogo ed espressioni artistiche dalle forti valenze simboliche come le leggende e le fiabe.” La lunga avventura artistica e umana di Maria Lai è raccontata in La tela infinita, Romano Cannas e Antonio Roich (2013).  Il documentario andato in onda nel giugno 2013 sulla terza rete RAI è stato replicato alla camera dei deputati in occasione del convegno dedicato all’artista di Ulassai nell’ottobre 2013. Nel video, come dice Romano Cannas “C’è la Maria di Legarsi alla Montagna, quella della laurea ad honorem a Cagliari, quella ospite alla Camera dei deputati.

Maria Lai. L'arte di arrivare a tuttiPoi c’è lei che parla dei personaggi straordinari che ha incontrato nella sua vita. Partendo dal rapporto con Salvatore Cambosu. Maria racconta per la prima volta che Miele Amaro lo trascrisse lei, quando Cambosu era già provato. Poi Giuseppe Dessì, altro suo punto di riferimento, la frequentazione dello studio di Ciusa e il rapporto con Martini.”

 

 


Maria Lai. I segni in mezzo a noiCAPITOLO 6. I SEGNI IN MEZZO A NOI
C'è una capretta di Maria in cui trascorrono Giotto e Chagall, una semplicità d'incanto. Mi aveva insegnato a vedere cose che non vedevo…” (Pietro Clemente, Cinemecum)
Dalla parola all’immagine, dall’immagine alla parola e ritorno: questo potrebbe essere lo slogan per introdurre le fiabe cucite e i presepi nel cinema, cioè le trasposizioni cinematografiche di Francesco Casu delle opere di Maria Lai. La parola, peraltro già immaginifica, all’origine è quella di Salvatore Cambosu. Essa si fa immagine nelle storie cucite di Maria Lai che nella affabulazione con cui accompagna la lettura le riporta di nuovo in parole.

IMaria Lai. I segni in mezzo a noil ritorno è quando parole e immagine, si accompagnano al movimento e al suono. Cioè diventano cinema. Francesco Casu deve aver appreso dalla “sua” maestra e compagna di giochi, quel talento di tradurre che Maria Lai aveva appreso da Salvatore Cambosu. Tradurre le storie vuol dire “acquisirle a nuove latitudini del sapere”, rinnovare lo stupore di guardare il mondo. Col cinema di Francesco Casu, davvero, le storie di Maria Lai si arricchiscono di nuovo stupore.  
De  Il dio distratto tradotto in film da Francesco Casu (Duchamp, 2008) si è parlato nella sezione intitolata “Un violino in più”.

Maria Lai. I segni in mezzo a noiMa può essere rivisto anche in questa sezione per osservare nell’insieme come il movimento e la musica, che è di Romeo Scaccia, riescono a conferire respiro cosmico a firmamenti di stoffa, e pathos umano ai rettangolini di stoffa “che producono ritmi rigorosi e immagini misteriose”.  “A rappresentare i suoi personaggi, delle Fiabe cucite, Maria Lai sceglie il rettangolo, una forma che non esiste in natura, che è stata concepita dall’uomo. Il rettangolo simboleggia la ragione e l’intelletto. Questa idea – dice Viviana Porru nella sua tesi di laurea -  venne a Maria Lai dopo aver visto 2001. Odissea nello spazio.”

Maria Lai. I segni in mezzo a noiTenendo per mano il sole, Francesco Casu, 2008 è la traduzione filmica della prima tra le fiabe cucite realizzate da Maria Lai che risale al 1984.  La macchina da presa costruisce paesaggi familiari in quanto ne riconosciamo i materiali umili di cui sono composti e allo stesso tempo soprannaturali in virtù della loro tessitura narrativa. In questa storia di opposti, quando l’omino rettangolo esce dal suo buio trionfante per entrare nel suo sole, il buio e le luce fatti di trame di stoffe sono quasi più veri di quelli reali e perfino di quelli semplicemente cinematografici. Tenendo per mano l’ombra, Francesco Casu, 2008, si rifà all’omonima opera del 1987.

Maria Lai. I segni in mezzo a noiÈ forse l’opera in cui le immagini parlano più immediatamente. Anche la trasposizione cinematografica non è dipendente dal parlato, nella rappresentazione dell’omino che si scopre doppio, fratello  e straniero a se stesso, e della sua scelta di tenersi stretta l’ombra che si espande sino a diventare lo spazio stesso del viaggio cioè del mistero che vi è racchiuso.  Certo, la voce narrante di Maria Lai, presente in tutti i racconti,  dà un’espressività arcaica e magica nei toni quanto moderna nei concetti. Ma la bellezza delle animazioni, il montaggio e il sonoro – musica e voci – arricchiscono l’opera di nuovi giochi interpretativi. 

Maria Lai. I segni in mezzo a noiIl tema del rapporto tra arte e vita ritorna in Curiosape, Francesco Casu, 2008. La storia di Curiosape rappresenta  l’immagine di una società esemplare dove il potere (L’ape regina) incontra l’artista (Curiosape), prima ne contesta l’utilità, poi, riconoscendo che per la comunità è vitale non perdere il contatto con le feste, i riti e l’arte legittima e incoraggia l’attività creativa. Il pastorello, Francesco Casu, 2008, mette in film la fiaba cucita La capretta, del 1992  e si connette al racconto omonimo di Salvatore Cambosu, contenuto in Miele amaro.  La leggenda racconta di un pastorello alle prese con la difficile opzione tra fantasia e libertà da una parte e ricchezza e potere dall’altra.

Maria Lai. I segni in mezzo a noiEssa  si offre ad una lettura metaforica «sull’importanza della scelta che si è chiamati a fare, un giorno, dalla vita: scelta che deve essere ben meditata perché quasi mai si ripresenta un’identica opportunità». Filando stupore nel cielo è un filmato del 2004 in cui Francesco Casu realizza una rilettura multimediale dei presepi di Maria Lai. Le inquadrature lente, le dissolvenze  continue esplorano gli spazi cosmici intessuti dall’artista. Materiali e stili diversi si succedono come se la macchina da presa attraversasse mondi diversi nello spazio e nel tempo. Questo susseguirsi di materiali e forme suggerisce l’idea che le statuette si muovano nel puro spazio cosmico. I presepi sono come un ritorno dell’infanzia del mondo, una epopea, così presente al nostro sguardo contemporaneo, dei passaggi di gente  in fuga verso l’ignoto.

11 giugno 2014

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