Percorso

Allarme (in) sala: inizia l'era digitale

Fondi europei ed occasioni perdute: vantaggi e costi delle nuove tecnologie. La testimonianza di Alessandro Murtas (esercente e produttore cinematografico). L'intervista di Valentina Corona

Alessandro MurtasIl cinema cambia forma e il 2014 segnerà una tappa importante per il mondo cinematografico. Sarà l'era del cambiamento, l'ennesimo dopo l'avvento del sonoro e del colore, che stravolgerà i canoni della settima arte. Dall'amata imperfezione e pastosità di colore regalataci dalla celluloide passeremo inevitabilmente all'irreale perfezione del digitale.

Tralasciando l'aspetto nostalgico che il critico cinematografico Gianni Olla ha brillantemente richiamato sulle nostre pagine, è arrivato il momento di pensare alla fase successiva alla produzione di un film: la sala cinematografica. Alessandro Murtas, esercente e neo produttore cinematografico, vicepresidente dell'ANEC Sardegna, nonché socio della Cooperativa Spazio 2001 (che gestisce a Cagliari il Cinema Odissea) ha messo a disposizione di Cinemecum la sua esperienza per chiarire la situazione in Sardegna.

Alessandro MurtasQual è la situazione oggi? Pro e contro del cambiamento...
La digitalizzazione è stata un toccasana sotto il punto di vista della produzione. I registi indipendenti hanno la possibilità di realizzare i propri prodotti con budget molto bassi. D'altra parte è anche vero che la sovrapproduzione comporta però la necessità di dover valutare i tanti prodotti. Infatti, un ampliamento dell'offerta significa quasi sempre maggiori rischi e quindi più cautela da parte del distributore, il che fa sì che si rallenti l'uscita in sala. È compito di un buon distributore cercare di individuare quelli che sono i registi emergenti e le nuove realtà e portarli avanti. È anche vero che dal 2009 la digitalizzazione ha abbattuto tutti i costi nella fase distributiva. Basti pensare che prima ogni cinema doveva essere dotato di una copia e questa costava circa € 2.000. Ora un DCP (Digital Cinema Package), ovvero un hard disk digitale lo si può comprare spendendo circa € 80. Potete quindi immaginare quanto fossero esorbitanti i costi di realizzazione del supporto filmico. Costi così alti diventano ingestibili per piccole realtà come la mia, che opera solo a livello regionale e che purtroppo non ha una rete così vasta di sale; viene da sé che meno sale ci sono, meno passaggi fa quella copia e più alta è l'incidenza a stampa.

Alessandro MurtasCom'è stato vissuto il passaggio nelle sale sarde?
Se da una parte la produzione e distribuzione ne hanno avuto un vantaggio immediato diretto e pratico, dall'altra chi ha subito lo svantaggio sono gli esercenti e le sale. Un po' perché il cinema ha perso la sua specificità e poi perché la sala è stata obbligata a una trasformazione tecnologica che ha i suoi costi. Un proiettore viene a costare circa € 60.000, sempre che non si vada poi a modificare l'impianto audio e lo schermo, sobbarcandosi quindi ulteriori costi. Costo che un piccolo esercente, da solo, non riesce a sostenere. La preoccupazione sta nel cambiamento repentino che il digitale sta avendo. Non solo il proiettore e il DCP si stanno evolvendo, ma ora si sta andando incontro a un'ulteriore evoluzione: la trasmissione via satellite dei film. Tramite OpenSky, il produttore potrà inviare il contenuto filmico in maniera dedicata su quella piattaforma: dal film all'opera lirica alla partita di calcio o rugby, gare di giochi virtuali, teleconferenze. Qualunque altro tipo di contenuti può essere facilmente e capillarmente trasmesso alle sale. Significa quindi rincorrere la tecnologia, entrare in un meccanismo di perenne investimento che solo i gruppi potranno fare perché i piccoli centri non hanno i mezzi per poter inseguire il costante cambiamento tecnologico.
 
Il Cinema OdisseaLa domanda nasce spontanea... Qual è il contributo che la Regione Autonoma Sardegna ha dato per questo cambiamento?
Qui tocchiamo una nota dolente. Bisogna fare un passo indietro per capire ciò che è successo. Le major decidono di cambiare e di fare il grande passo verso il digitale. L'Italia, che in Europa era il fanalino di coda in questa trasformazione, deve al 31 dicembre 2013 passare al digitale. Da quella data, infatti, non sarà più stampata nessuna pellicola. Necessariamente, se si vogliono distribuire i grandi blockbuster, che per ovvie ragioni tengono alta l'economia delle sale, bisogna dotarsi del proiettore digitale. La Comunità Europea, preso atto di questa imposizione, decide di dare un supporto a tutte le sale d'Europa mettendo a disposizione dei contributi finalizzati a questo passaggio (contributi destinati soprattutto ai piccoli esercizi). Tale contributo deve però necessariamente passare tramite un'istituzione dedicata, ovvero la Regione. Tutte o quasi le regioni d'Italia sono riuscite entro la data stabilita ad attingere a questi contributi, riuscendo quindi a aiutare i piccoli esercenti. Non solo, alcune regioni come Lombardia e Puglia, tra le più virtuose, hanno integrato i contributi europei con propri fondi. Altre regioni come Calabria, Molise e Basilicata, sono riuscite ad ottenere il contributo grazie a una proroga della scadenza al 30 giugno 2014. Ad oggi, quindi fine maggio, la Regione Sardegna è l'unica a non aver operato in nessun modo su questo fronte, lasciando quindi all'esercizio l'onere di doversi accollare l'investimento. Al momento in Sardegna abbiamo circa dieci realtà che rischiano la chiusura perché non riusciranno a breve a risolvere questo problema, rimanendo inevitabilmente senza un prodotto cinematografico.
 
Alessandro MurtasE' anche vero che però ci sono anche le grandi strutture che chiudono i battenti...
Sì,un esempio è la Movies di Santa Giusta che attualmente ha due schermi digitalizzati su sei, e non ci possiamo dimenticare del Cineworld che ha chiuso i battenti recentemente. Una struttura sofferente economicamente già da tempo, è crollata anche perché non poteva sobbarcarsi un'ulteriore spesa come quella legata alla digitalizzazione. Inoltre, la sovrappopolazione delle multisale nel territorio di Cagliari e hinterland ha inciso fortemente sulla chiusura della struttura.
 
Lei è vicepresidente dell'ANEC: che cosa avete fatto in proposito?
Come ANEC, ovvero l'Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici di cui sono vicepresidente, insieme al presidente Lazzari, abbiamo intrapreso una battaglia in sede regionale per potere avere almeno lo spiraglio verso i fondi europei. E' chiaro che un imprenditore già in una situazione difficile, se vede in prospettiva un ulteriore investimento è facile che si arrenda, e lasci il campo libero alla concorrenza.
 
Il Cinema OdisseaCome mai la Sardegna, rispetto al resto d'Italia, ha una scelta di film carente rispetto al resto delle sale italiane?
La Sardegna rispetto ad altre realtà ha pochi schermi ed è penalizzata dalla crisi che incide soprattutto sullo spettacolo e la cultura piuttosto che altre necessità. Abbiamo una popolazione molto ridotta e il numero di cinema per abitante è inferiore alla media rispetto ad altre regioni. Questo porta inevitabilmente a una diminuzione dell'offerta del prodotto: passano in sala la maggior parte dei film commerciali e quei pochi film d'essai che hanno una valenza economicamente remunerativa. Non farei un discorso di mancanza da parte della sala. Credo che manchi una vera politica di promozione della cultura cinematografica in Sardegna. Ci sono pochi circoli, pochi cineclub e poca vitalità. Escludendo la città di Cagliari, in quella di Sassari per esempio c'è un solo schermo. Questo fa capire che il cinema non ha una grande considerazione presso la Regione Sardegna. Bisognerebbe dare un impulso ai giovani che vogliono cimentarsi per realizzare i nuovi cineclub, e l'investimento iniziale nelle nuove tecnologie non li aiuta di certo. Temo però (e vorrei essere smentito) che la cultura della visione nella sala cinematografica stia un po' scemando.

Il Cinema OdisseaEppure, i dati di affluenza nelle sale durante la Festa del Cinema che si è svolta dal 9 al 15 maggio scorso, hanno registrato un boom di spettatori. Forse, quindi, non è la cultura cinematografica che manca in Italia ma sono i prezzi dei biglietti troppo alti ad allontanare...
Il prezzo alto lo escluderei. In un momento di crisi, la prima voce che si taglia è quella della cultura e dell'intrattenimento. C'è la possibilità di vedere dei film a 3-4 euro. Oggi bere una birra costa più o meno quel tanto, eppure non mi sembra che il consumo di birra si sia ridotto in Sardegna. Continuo a pensare che sia una questione culturale. Inoltre, la fruizione tramite supporti mobili e/o tramite computer, diseduca alla fruizione della sala e viene inevitabilmente perso tutto quel fascino che si ha nell'andare al cinema

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28 maggio 2014

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