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Percorso

L’intervista. Fiorella Infascelli: “Racconterò il privato di due grandi uomini”

La regista ci parla delle lunghe giornate sul set: “Tanto lavoro, ma altrettante soddisfazioni”. di Elisabetta Randaccio

Fiorella InfascelliUn'altra giornata di riprese si è conclusa all'Asinara e Mille volte addio, il film che ricostruisce una fase della vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino tra le meno frequentate dalle biografie e dalla pubblicistica: l'estate blindata del 1985, trascorsa a redigere le carte del futuro maxi processo di Palermo contro la mafia, insieme alle famiglie nell'isoletta sarda, allora sede di un super carcere. 

A fine serata, Fiorella Infascelli, la regista, è veramente stanca, ma, per amicizia, accetta di rispondere a qualche domanda, aiutandoci a capire meglio il senso di questo film, costruito con entusiasmo e passione.

Come stanno andando le riprese?
“Bene, ne sono abbastanza contenta, cerco di fare del mio meglio... Sono molto soddisfatta degli attori, del luogo, della bella fotografia di Fabio Cianchetti...”

''Pugni chiusi''A proposito della location. In Pugni chiusi la natura dell'Asinara era molto potente, “invadeva”, per certi versi, la storia. Capita così anche per Mille volte addio?
“L'Asinara e il suo paesaggio sono sempre importanti, però, in questo caso, li devo mostrare in maniera assai diversa rispetto a Pugni chiusi; questo anche perché la storia di Mille volte addio si svolge prevalentemente dentro una foresteria. Il mare si vede, certo, è presente, però, salvo una scena in cui osserviamo un bambino fare una lunga passeggiata, il paesaggio dell'Asinara è un complemento ai personaggi che vivono nella foresteria, praticamente guardati a vista, protetti, spesso non potendo neppure uscire”.

La foresteria dove si svolgono le riprese è proprio quella dell'estate del 1985?
“Si dove hanno vissuto quei giorni i protagonisti del film”.

Falcone e BorsellinoMille volte addio è, dunque, un'opera che privilegia le dinamiche psicologiche piuttosto che il biografismo, l'aneddoto..
“Si tratta di un film sui venticinque giorni trascorsi all'Asinara da Falcone e Borsellino. Non troverete Palermo o scene d'azione; non sono presenti episodi memorabili o flashback. Ci sono i due magistrati con le loro famiglie in un luogo speciale, che convivono per settimane a stretto contatto. Certamente per i due giudici c'è l'assillo di preparare l'ordinanza del maxi processo, ma ci si sofferma soprattutto sul lato “privato” di questa esperienza così singolare”.

Dopo l'esperienza documentaristica ritrovi gli attori e la gioia di dirigerli..
“Dirigere e confrontarmi con gli interpreti è sempre piacevole, e, in questo caso, mi sta dando notevoli soddisfazioni. Così, Massimo Popolizio, che stimo tantissimo, Beppe Fiorello, rivelatosi l'interprete adeguato per la parte; poi ci sono Valeria Solarino, Claudia Potenza, Francesco Acquaroli, che impersona il direttore del carcere, un attore di ottimo valore, ma è veramente un piacere lavorare con tutto il cast e questo rende una avventura straordinaria la costruzione di un film”.

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