Percorso

Intervista doppia: Noemi Medas e Simonetta Columbu

Giovani attrici sarde, sognano di lavorare con Tim Burton e Abel Ferrara. Entrambe figlie d’arte, sanno bene che questo non basta: “Serve studio e coraggio”. di Carlo Poddighe

Noemi Medas e Simonetta ColumbuEssere attrici. Esserlo a vent’anni. Esserlo da sempre, perché figlie d’arte e aver respirato teatro e cinema in casa, prima che sul palcoscenico o su un set. Abbiamo parlato con Noemi Medas, figlia del regista e autore Gianluca, cresciuta nell’humus fertile dei Figli d’Arte Medas e Simonetta Columbu, figlia di Giovanni, regista di Arcipelaghi e Su re.

Abbiamo chiesto loro cosa significhi far parte di questo mondo che hanno ereditato per sorte e se la ritengano una fortuna o una condanna. Ecco le loro risposte a confronto.


Noemi, nonostante la giovane età hai già ottenuto tante soddisfazioni professionali e personali. È recente il buon risultato di Perfidia di cui sei protagonista femminile. Sei figlia d’arte di nome e di fatto, questa per te è stata una fortuna o una condanna?

Questa è una domanda difficile! So per certo che se non fossi nata in questa famiglia di artisti, forse non avrei conosciuto il Teatro e la passione per la recitazione. Io ho iniziato all'età di 6 anni ma non ero sola, con me c'erano mia sorella e i miei fratellini quindi in un certo senso all'inizio è stato come un gioco. Con il tempo per me è diventato un bisogno, una passione, mentre invece i miei fratelli piano piano si sono chiamati fuori, magari non avevano tutto questo interesse per il Teatro e comunque non è facile lavorare con la propria famiglia, in qualsiasi campo. Mio padre era il regista, era lui che doveva darmi le dritte, ma ovviamente tutto il resto del cast artistico (Nonno, zii, prozii, attori fissi e occasionali) non perdeva tempo ad aggiungere e a darmi qualche altra lezione, spesso in maniera brusca. Quindi io ho avuto sempre tanti maestri e tanti punti di vista differenti sul modo di affrontare un'interpretazione. Per queste ragioni è sicuramente una fortuna essere figlia d'arte. Non riesco a immaginarmi lontana dalla recitazione, non aver incontrato tutte le persone che ho incontrato e non aver fatto ciò che ho fatto, non sarei quella che sono ora. L'unica condanna è la convinzione e il "pregiudizio" nel credere che la compagnia da cui provengo e di cui faccio parte si occupi solamente di Teatro popolare in lingua Sarda. Non è una vergogna occuparsi di teatro popolare, anzi, ma non è l'unica cosa che porta avanti la compagnia e quindi non è la verità.

Noemi MedasHai un’attrice a cui ti ispiri e un regista con cui vorresti lavorare?
Tempo fa stimavo tantissimo Nicole Kidman. Con il tempo però ho cambiato opinione perché da quando si è sottoposta a degli interventi di chirurgia estetica al viso ha perso molta della sua possibilità espressiva, limitando le sue capacità attoriali. A parer mio è questo il motivo per cui non rende più come un tempo. Non mi ispiro a nessuno in particolare, io amo tutto ciò che reputo bello e di valore. Ogni film o spettacolo è diverso, ogni attore è diverso e di conseguenza ogni interpretazione. Mi piacciono gli attori che mi dimostrano di credere in quello che stanno dicendo e facendo. Mi piace la verità ed io nel mio piccolo ricerco disperatamente quella verità, a volte mi riesce, a volte no. Riguardo al regista, ne apprezzo davvero tanti ma ce ne è uno in particolare che adoro fin da bambina; il mio sogno è lavorare con Tim Burton, adoro i suoi colori cupi, la sua atmosfera perennemente dark, la solitudine, il fatto che riesca a rendere dolce e affascinante ciò che è strano o mostruoso.

Cosa vuol dire essere una giovane attrice in Italia?
Vuol dire essere una giovane attrice, ma in Italia. Vuol dire che se non entri nei giri magici dovrai fare il doppio della fatica delle attrici e degli attori che conoscono le persone e i giri giusti per poter lavorare. Vuol dire che magari una persona che oggettivamente non è più brava di te, lavorerà più di te e farà parlare più di sé. Conosco tantissime ragazze e ragazzi, validi attori, che sono usciti dal Centro Sperimentale di Cinema e non stanno combinando niente. Sono fortunati se ogni tanto trovano una parte in qualche pubblicità, o se gli fanno fare qualche personaggio in "100 Vetrine" dove tra l'altro gli si chiede: "Per favore, non recitare, qui sono tutti dei cani. Se reciti bene poi ci fai brutta figura tu!". Storie di vita vera. Come svilire una persona che ha studiato per saper fare quel che fa: Vol 1.

Noemi MedasQuali difficoltà hai incontrato o stai incontrando? Cambia il rapporto con gli altri, con chi è estraneo a questo lavoro? È stato sempre sereno il confronto con le diverse figure che girano all’interno di questo mondo?
Si, il rapporto con chi è estraneo al mestiere cambia. È il motivo per cui spesso non dico di essere un'attrice perché alcuni individui cambiano atteggiamento. Ci sono state persone che hanno scoperto che io recitavo dopo 10 anni. Preferisco che le persone mi conoscano prima come Noemi, perché mostrino veramente se stesse e mi permettano di decidere se dare il via a un rapporto di qualsiasi tipo con loro. Il confronto con le figure che lavorano nel campo teatrale o cinematografico non è stato sempre sereno. Alcuni registi pensano che gli attori siano delle marionette o dei robottini e si dimenticano che sono delle persone che devono tirare fuori delle emozioni, ed assumono atteggiamenti che non permettono l'attore/ persona di avere le condizioni adeguate per lavorare bene.

Noemi MedasQual è la cosa più bella del tuo mestiere?
La cosa più bella del mio mestiere, che è poi il motivo per cui me ne sono innamorata, è che sul palco posso essere chiunque. Posso essere una giovane innamorata, una persona cattiva e detestabile, una pazza, una bambina, un mostro, posso essere questo e tante altre cose. È il luogo dove nessuno giudica Noemi come persona, ma al massimo giudica il personaggio che sto andando a interpretare. E' un non-luogo, che mi estranea dalle regole e dagli schemi del mondo, in cui mi posso permettere di fare tutto quello che voglio.

Consiglieresti questa carriera a una tua coetanea? Avresti dei suggerimenti da darle?
Posso consigliare questo lavoro solo a chi ha una grande, immensa passione, altrimenti non avrebbe senso intraprendere questa carriera. Le persone si affascinano a questo mestiere perché vedono i prodotti finiti a Teatro o al Cinema. Il mestiere dell'attore non è semplice, ci sono tante soddisfazioni, ma anche tante frustrazioni. Innanzi tutto le prima cosa che servono sono disciplina e ascolto.


Simonetta ColumbuSimonetta, sei figlia d’arte di nome e di fatto, questa per te è stata una fortuna o una condanna?
Nient'altro che una fortuna. Crescere nell'ambiente del cinema e più in generale dell'arte ha fatto sì, volente o nolente, che io mi appassionassi a questo mondo. Quando ero piccola io e il babbo dividevamo una grande tavolo, ci divideva lo schermo di un grande Mac, lui da una parte lavorava al montaggio video e audio dei suoi lavori, io dall'altra facevo un altro tipo di montaggio, ovvero dei collage di carta colorata. L'amore per il cinema è entrato dentro di me a questo modo.

Hai un’attrice a cui ti ispiri e un regista con cui vorresti lavorare?
Un'attrice che mi piace molto è Monica Vitti. Tra i grandi registi Italiani sarebbe meraviglioso poter lavorare con: Nanni Moretti, Giorgio Diritti, Marco Bellocchio, Abel Ferrara, ma ci son anche altri registi meno noti ma con grande talento con cui mi piacerebbe tantissimo lavorare.

Simonetta ColumbuCosa vuol dire essere una giovane attrice in Italia?
Essere attrice in Italia? Non saprei, perché io non sono certo un'attrice riconosciuta e conclamata. Per adesso sono una giovane ragazza che avverte un grande passione per l'arte della recitazione e che cerca di percorrere una strada piena di incertezze.

Quali difficoltà hai incontrato o stai incontrando? Cambia il rapporto con gli altri, con chi è estraneo a questo lavoro? È stato sempre sereno quello con le diverse figure che girano all’interno di questo mondo?
Certo io non ho mai scalato una montagna, né sono stata mai per fortuna coinvolta in un delitto né ho mai vissuto l'esperienza della guerra, per dire di situazioni che possono essere presenti nella trama di un film, ma è proprio questo il bello. I sentimenti che provano questi personaggi che vivono tali esperienze son comunque dentro di noi, perché si tratta di sentimenti universali, per questo la cosa più bella è immedesimarsi in un’altra persona, o personaggio attraverso un lavoro che sarà anche introspettivo. Il rapporto con gli altri? No, per me non è cambiato, perché i miei amici non devono necessariamente avere i miei stessi interessi.

Simonetta ColumbuQual è la cosa più bella di questo mestiere?
C'è chi sgomita come in tutti i campi... Ma in definitiva penso che ognuno debba perseguire la propria strada e misurarsi soprattutto con se stesso.

Consiglieresti questa carriera a una tua coetanea? Avresti dei suggerimenti da darle?
Ad una mia coetanea consiglierei di inseguire e coltivare i propri sogni con coraggio. È difficile per tutti trovare il proprio ruolo. Penso non si trovi una volta per tutte, ma si rinnovi ciclicamente. Perciò, è sempre meglio cercarlo assecondando le nostre passioni e nel lavoro, quale che sia, per cui ci sentiamo più portati.

3 dicembre 2014

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