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Film Consiglio

"Hungry Hearts" di Saverio Costanzo

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Hungry Hearts''Una lunga sequenza divertente introduce Hungry hearts, che non è certo una commedia, ma quell'incontro bizzarro della giovane coppia protagonista in un bagno di un ristorante cinese la cui porta non si riesce ad aprire, in realtà, ha un suo senso ben preciso e non esclusivamente per presentarci i due personaggi.

Nel bagno Mina (Alba Rohrwacher in un ruolo perfetto per il suo corpo e per la sua espressività di attrice) e Jude (Adam Driver) hanno a che fare comicamente con effluvi pesanti derivanti dalle coliche di lui; nel luogo dove il cibo si evacua inizia emblematicamente il loro rapporto. Così, per tutto il film, sarà il nutrimento l'elemento di unione e di distruzione della coppia, per quanto la prima fase della narrazione, quella apparentemente meno interessante, ci fornisca altri elementi per capire le scelte tragiche del prosieguo.

''Hungry Hearts''Mina, per esempio, non vorrebbe lasciare il suo posto di lavoro, neanche per amore, ma Jude gli “impone” una gravidanza e tutto per la donna deve cambiare, anche se sembrerebbe adattarsi a essere la moglie felice di un giovane con una bella carriera davanti. Una sua “consolazione” è un orto sul tetto dell'appartamento, quanto biologico con lo smog di New York, è difficile da valutare, ma sembra un posto speciale per lei che, durante la gravidanza riesce a mangiare a stento e sviene, durante una festa, mentre si prepara una grigliata di carne.
Per Mina, essere incinta, è un momento complesso, come per qualsiasi donna, ma inizia pian piano, forzata da una previsione di una presunta veggente, a fissarsi sull'idea che il nascituro, sarà un essere speciale, un bambino “indaco” (come, d'altronde, recita il titolo del libro di Marco Franzoso da cui è tratto il film).

''Hungry Hearts''Proteggere il figlio dai veleni del mondo sarà un sentimento d'amore che, gradualmente, sfocerà in una patologia, a cui il marito si rivelerà totalmente inadeguato ricorrendo prima a piccoli patti con la moglie per nutrire e far crescere “normalmente” il bambino, in seguito a assurdi stratagemmi, infine a una reazione di forza, drammatica, per certi versi, feroce che disintegrerà il matrimonio.
A questo punto, Hungry Hearts, che lo spettatore ha seguito con un'ansia crescente, perché inaspettata, si trasforma in una sorta di thriller, con un primo finale a sorpresa e con la scena conclusiva la quale può solo farci riflettere sulla labilità dei sentimenti, mentre sui titoli di coda esplodono le note di Tu si 'na cosa grande pe'me di Domenico Modugno, splendida serenata all'amore passionale e totale, sorta di epitaffio al troppo amore di Mina per il bambino, di Jude per Mina, della madre di Jude (importante personaggio della seconda parte del lungometraggio) per suo figlio.

''Hungry Hearts''La trama poteva essere “pericolosa” per Saverio Costanzo il quale, invece, la gestisce con grande capacità registica e di sceneggiatore, evitando qualsiasi momento melodrammatico e svolgendo la storia di una malattia per troppo amore, che non trova comunque nessuna comprensione, neppure per tentare di arginarla. Costanzo lascia i suoi attori in primo piano a dare il meglio di loro stessi e sceglie la scenografia urbana, poco turistica e molto espressiva, di New York a far da contraltare alla claustrofobia dell'appartamentino dove Mina vorrebbe rinchiudersi, tentando una purificazione per lei e per il piccolo. Il film, sicuramente, è tra i migliori prodotti del cinema italiano degli ultimi anni, capace di essere intelligente e non criptico, pur toccando una serie di temi drammatici, profondi. Saverio Costanzo l'ha girato in inglese e con i sottotitoli è stato presentato a Venezia, dove, come si sa, i due protagonisti hanno vinto ambedue la Coppa Volpi per la migliore interpretazione. Ora Hungry Hearts arriva sugli schermi doppiato e qualcosa sicuramente si perde, ma è solo un peccato veniale.

21 gennaio 2015

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