Percorso

Una notte a Tavolara

 Termina il 22 la rassegna "Una notte in Italia". Tre sono state le locations del festival: l' isola di Tavolara, San Teodoro e Porto San Paolo. Nella prima le proiezioni, nella seconda la mostra "Baci e abbracci", a cura di Antonio Maraldi, nel terzo, gli appuntamenti di Un tè freddo con Mini,  le immagini di Cliciak, il concorso nazionale per fotografi di scena a cura di Antonio Maraldi del Centro Cinema Città di Cesena,  i cortometraggi realizzati dai vincitori di Young directors project e la presentazione del libro-ricerca "E' tutto un altro film", di Francesco Casetti e Severino Salvemini. Due sono stati i momenti del festival sui quali ho concentrato la mia attenzione: la notte di sabato con le relative proiezioni e la presentazione di "Tutto un altro film",alla libreria "Oltreilmare", domenica mattina.

Se la vita è una torta-
-Isola di Tavolara-


Si narra di una festa lontana che di anno in anno accompagna la mia terra. Si narra di moltitudini di persone che accorrono per arrivare alla Sacra Roccia. Riempiono il proprio zainetto di sogni o di stelle ed attraversano il mare. Da lontano scorgono La Roccia, imponente e rassicurante. Sanno che nel momento in cui arriveranno al suo cospetto il Dio della roccia chiederà loro un tributo. Chiederà loro un po' di tempo ed un po' di anima. In cambio gli concederà un istante di eternità. In cambio gli concederà il cinema. Anche io aspiro a prostrarmi al Dio della roccia.. Ad avere il mio istante d' eternità.

 Nella fase precedente alle proiezioni  si chiacchiera, si suda, si beve, si mangia. A mano a mano che ci si avvicina all' ora di inizio della proiezione aumentano le persone, aumentano i rumori dei panini scartati, delle lattine che si aprono, delle telefonate per raccontare dove si è, che si fa. Poi arrivano le persone famose. Ed allora le persone che non lo sono iniziano a fotografarli e a parlare a voce più alta. Non mangiano più, non sarebbe carino per le foto. Arriva Neri Marcorè, che presenterà la serata. Viene fotografato e ad un tratto si posiziona a fianco allo schermo. Tutti intorno si agitano, ma lui no. Immobile, come solo il Dio della roccia potrebbe. Sembra assorto in un suo mondo parallelo. E quello nessuno può fotografarlo. In sala son presenti vari personaggi importanti, tra cui Guzzanti, Laura Chiatti, Domenico Procacci ed Opzetek. Neri Marcorè chiama quest' ultimo sul palco, perchè il film che inizierà la serata sarà il suo "Saturno contro".  

Era da dieci anni che non andava più al festival, dai tempi di "Bagno Turco". Allora c' era solo un lenzuolo come schermo e lui si era lamentato perchè non si vedeva bene per via del vento. Gli vien chiesto da quale idea nasce "Saturno contro". "E' una parte della della mia vita- risponde- se la vita è una torta, questa è una fetta di quella torta, non c'è plot."

 Racconta che il titolo originario doveva essere "Mentre Lorenzo dorme.", ma non ne era del tutto convinto. In più, varie persone, gli dicevano  che proprio nel momento in cui voleva iniziare le riprese avrebbe avuto Saturno contro. Ed essendo il mondo del cinema abbastanza scaramantico, si è posta l' attenzione su questo fatto e poi si è scelto come titolo. Poi parla del modo in cui sceglie gli attori. Nessun provino, solo una chiacchierata sui 30-40 minuti, un esempio è proprio Ambra, che fa parte del cast. Il secondo film in programmazione per la serata è "A casa nostra", della Comencini. La serata procede bene, anche se c'è qualcosa che non torna, qualcosa che non và. Dev' essere nell' aria. Forse qualcuno si è scordato di lasciare il proprio tributo, qualcuno si è nascosto nella tasca quel poco d' anima e di tempo che gli si chiedeva. Forse il Dio della roccia se ne è accorto ed ha punito tutti quanti. Decido di non curarmene. Riattraverserei il mare ancora dieci e cento volte solo per vedere un film di Ozpetek con lui lì di fronte a me. Quando il barcone mi porta via e ci son le luci delle barche più piccole che illuminano la notte, so che tutto è stupendo, ma ancora non ho trovato realmente il festival. Sento ancora quelle risate allegre e chiassose nelle scene drammatiche o "da lieve sorriso"di "Saturno contro" e mi viene tristezza. Poco prima Ozpetek aveva detto che di solito non rivedeva i suoi films per paura che qualcuno del pubblico tossisse o altro. Pare che ciò lo faccia sentir male. Ed è allora, che preoccupata per il futuro del cinema italiano, spero che se ne sia andato prima della fine della proiezione.

Tutto un altro film
-Libreria Oltreilmare-


 Prima che inizi la presentazione, faccio due chiacchiere  con Marco Navone. Gli parlo della mia sensazione negativa sulla serata precedente. Insieme commentiamo che una programmazione su un' isola è un punto di forza che, però, rischia un po' di sfuggire al controllo. Il suo festival mi piace e voglio arrivarci, non mi fermo ad una sensazione negativa. E così chiedo di poter fare due o tre chiacchiere con la dottoressa Detassis, Direttrice artistica del Festival, nonche Direttrice di Ciak.Ho tante domande da farle, ma il tempo è poco. Una prevale: "Ho letto una sua intervista rilasciata a  nonsolocinema in cui si parlava del convegno da lei promosso sulla "Divina canaglia", nell' ambito del festival  Schermi d'amore. Lei dice che le interessa il come ed il perchè le donne si presentino cattive sulla scena...me ne può parlare?" La sua è fondamentalmente la rivendicazione del ruolo della donna che non ha famiglia. Solitamente "le donne cattive"sono raccontate da uomini, sono loro a costruire il grande stereotipo. Il discorso è molto complesso ed il tempo stringe. Consapevole del fatto che non renderei giustizia ad un argomento così corposo, cedo il passo alla domanda successiva. Diretta, veloce. "Nell' ambito del festival di Tavolara si può trovare questo tipo di figura?" La risposta è negativa, come sospettavo. Pone invece l' accento su una altro tipo di storia di donne che fa parte del Festival. " Come l' ombra, di Marina Spada, è un bell' omaggio. La regista ha coraggio, è una dura." Poi c'è la presentazione del libro.

Piera Detassis è la coordinatrice ed fianco a lei Salvemini, uno dei due autori e Domenico Procacci, produttore ed editore. Salvemini esordisce dicendo che "Tutto un altro film" è molto in tema col Festival. "Il libro nasce da una scommessa disciplinare", per non parlare del cinema solo dal punto di vista economico o solo da quello artistico. "Questo libro vuole essere un ponte: io l' economista, Casetti il colto." E così spiega un po' quali sono gli argomenti maggiormente affrontati. Interviene Procacci, che commenta l' ultima parte del libro, nella quale si dice come dovrebbe esser fatto il cinema. Introduce il tema del rapporto cinema-pubblico che c'è in Italia: da noi scatta l' immedesimazione, mentre in America l' aspirazione. La conversazione sul cinema è sempre più fitta ed a poco a poco sento che sto entrando nel festival. Ancora Procacci, parla dell' importanza dell' originalità e del non assoggettarsi totalmente alle leggi del mercato. "La sala è un negozio che apre e deve vendere. Se non vende poi chiude." Questo però, lo sottolinea. Si parla della necessità di "eventizzare", dell fatto che lo spettatore vada fidelizzato. Si parla poi della legge sul cinema. Il pubblico interviene, la discussione procede con forza: "Si parla di confronto col mercato..ma almeno ci fosse! Sarebbe uno strumento più democratico e l' intervento della legge dovrebbe essere su quello." Procacci dichiara superata la dicotomia arte- mercato, "..non esiste più, in partenza tutti vorrebbero sale piene..". Ci siamo, il libro è riuscito a creare un dibattito di più di due ore sul cinema. Tra il pubblico Neri Marcorè, Geppi Cucciari, Grimaldi, Anita Kravos. Quest' ultima è l' attrice che interpreta Claudia in "Come l' ombra", film che viene citato come esempio positivo. Spiegano che è un' opera che sta viaggiando attraverso il passaparola. Tutti sembrano entusiasti ed io non resisto, alla fine della presentazione decido di chiacchierare un po' con lei.

Come Anita
-Kravos-

Le dico che non sono riuscita ad assistere alla proiezione del suo film e che mi spiace. Le chiedo di farmelo vedere attraverso i suoi occhi. E così lei inizia a raccontare. Non pensava di fare l' attrice e questo film le ha cambiato la vita. Ha fatto il provino per caso, ha trovato l' annuncio su Internet.  E' la storia di due donne, Olga e Claudia, tra le quali si instaura un legame speciale in una Milano afosa. La regia è di Marina Spada, l' ideatore è Daniele Maggioni, le immagini le ha curate Gabriele Basilico. Emerge subito un aspetto interessante, ossia la Kravos mi dice che Marina Spada ha chiesto un mutuo per poter far questo film. Allora le parlo di Self cinema, l' iniziativa che ha fatto arrivare nelle nostre sale "L' estate di mio fratello", grazie alla prevendita dei biglietti agli spettatori. Pare che Marina Spada avesse fatto qualcosa di simile con "Forza cani", il suo primo lungo, che fu finanziato attraverso la rete. "Come l' ombra", quindi, parte da lontano. Nasce nel 2005 e, passo dopo passo, arriva nelle sale italiane il 22 giugno 2007 (e ad Agosto arriverà anche a Cagliari). Nel 2006 è alle Giornate degli autori di Venezia e dopodichè a numerosi festival.
-Cosa rappresenta Tavolara per il vostro film?
Il nostro è un film sostenuto dalla stampa e quindi è importante.
Mi parla della sua Claudia, che vive eternamente in attesa. Mi cita una scena per farmi capire meglio il senso dell' attesa. Olga: " Tu non vuoi una famiglia? Figli?" Claudia: "Si, come tutte." Olga: "Ed allora cosa fai?"  Claudia:"Non lo so, aspetto." L' attesa è un' attrice importante in questo film. "Il senso dell' attesa è reso bene dalla città di Milano.", aggiunge.  
-Di solito, quando si attende qualcosa si ha la sensazione "di non venirne mai fuori". Dall'esterno ti dicono che riuscirai ad andare avanti, ma tu ti senti immobile. Anche nel film è così?
L' immobilità, si. Nel film questo è ben rappresentato.
 "In come l' ombra" c'è tanta arte. La copertina del quaderno che ho tra le mani riporta l' "Estate" di Edward Hopper. C'è una donna sola, che si tiene ad una colonna. Lei dice che l' aria del quadro riporta un po' quella del film. Ho il senso dell' afa dell' estate di Milano addosso anche io, a quel punto. I suoi occhi mi hanno fatta arrivare, non c'è che dire. Aggiunge "Il film dimostra che le cose si possono fare. Puoi cambiare la tua vita". Si ispira ad una poesia di un poeta donna( che non amava la definizione di poetessa)  di origine russa, Anna Achmatova.  Si tratta di "A molti" e ne riporto qui sotto l' ultima parte.
Come vuole l’ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall’anima,
così io adesso voglio essere scordata.

A voi che leggete il compito di cercare questi versi all' interno del film e dentro di voi. Per me il Festival termina quì. Non ci sono eventi sensazionali. Nè vincitori, nè vinti. C'è, però, una manciata di poesia da chiudere nella nostra valigia e da portare via con noi. E c'è l' attesa. L' attesa di un altro incontro col Dio della roccia o con qualunque creatura divina ci voglia offrire un po' di luce. L' attesa di "Come l' ombra", così da conoscere Claudia un po' meglio. Delle cose che si possono fare. Della vita che si può cambiare.

Alessandra Manconi

Foto di Enrico Pisu

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