Percorso

''Quello che vola''. Il mostro si nutre della nostra paura

El Volador descritto da Castaneda protagonista del film di Luca Littarru, ambientato a Genova durante gli scontri del G8. L'intervista di Monica Galloni - Foto e Video

Luca LittarruLuca Littarru è un artista eclettico che utilizza la fotografia, il cinema e il teatro per manifestare il suo sguardo sul mondo, in particolare osservando il declino della cultura occidentale e ricercando la natura arcaica del corpo.

Autore, tra le altre cose, di 9 mostre fotografiche, 5 cortometraggi, 2 docufilm, pubblicazioni artistiche e di molteplici performance teatrali. La sua formazione è però quella di Infermiere - Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza. Insomma una personalità dalle mille sfaccettature, per chi fosse curioso di vedere il suo ultimo lavoro può farlo sabato, al Greenwich d’Essai a Cagliari. Intanto abbiamo parlato con lui per conoscere meglio l’artista e la sua arte.

''Quello che vola''Intanto vorrei che mi dicessi due parole che spiegassero meglio il titolo.
“El volador è un’ombra nera di un nero impenetrabile, che salta nell’aria, e poi atterra”, diceva Carlos Castaneda. “Quello che vola” è la traduzione italiana de “El Volador”, l’installazione mentale descritta dall’antropologo peruviano Castaneda nel suo libro “Il lato attivo dell’Infinito”. Viene raccontato come una entità aliena, viva e presente in ogni essere umano, che si nutre solo di determinati tipi di energia mentale quali quelli prodotti ad esempio dalla rabbia, dalla paura, dal giudizio verso gli altri. In realtà, non solo Castaneda, che si rifà alla tradizione sciamanica mesoamericana, ne parla. Nelle culture di tutto il mondo, El Volador è stato chiamato in moltissimi modi: l’Avversario, il Nemico, lo Sfidante, il Parassita, il Mitote, Satana. Nella affascinante descrizione di Castaneda, si racconta come egli “balzi” letteralmente da una persona all’altra, volando, per alimentarsi delle nostre energie più basse e negative. L’operazione strategica che compie “Quello che vola” è di prestarci la sua mente e di farci credere, in buona sostanza, di essere lui, gettandoci nel totale sonno della nostra coscienza, alimentandosi così della nostra rabbia, paura, giudizi, aspettative. Qualcosa di molto simile ad una malattia mentale (lo dico con cognizione di causa, visto che nella vita professionale mi occupo di psichiatria), ma che affligge tutti noi. Solo che sono pochi ad esserne consapevoli. Un esempio semplice, che comunemente possiamo osservare nella nostra quotidianità, e che si vede anche nel film: avete presente quando due persone (due amici, due fidanzati, due colleghi, due politici) litigano, si scambiano accuse, rabbia, giudizi, per trovarsi dopo un’ora sfiniti, privi di energia, senza nemmeno ricordarsi il reale motivo per cui avevano iniziato a discutere? Quello scambio, quel rinfacciarsi, quel distruggersi è il volo del “Volador” che, secondo Castaneda, vola da una persona all’altra per nutrirsi del nostro dolore.

''Quello che vola''La pellicola parla di presa di coscienza, consapevolezza, una tematica molto attuale nel contesto storico nel quale viviamo, cosa hanno in comune i protagonisti, con i poliziotti del G8 di Genova?
Coscienza e consapevolezza sono temi davvero attuali: se ne parla, a volte a sproposito. La consapevolezza ecologica contro l’inquinamento, la consapevolezza della giustizia sociale contro la sovranità delle banche, la consapevolezza che il mondo è vittima di un tranello di dominio compiuto da qualcuno nei confronti di qualcun altro. Oh, quanto ho creduto di essere consapevole per 37 anni della mia vita! Ma siamo davvero sicuri che tutto ciò sia consapevolezza? Se siamo davvero così consapevoli, perché tutto sembra annegare in polvere e disarmonie? Il film è ambientato nei tre giorni che misero a ferro e fuoco Genova nel 2001: quei fatti sono solo lo spettro sociale, lo specchio più ampio, la realtà di risonanza che fa da sfondo alla intima conflittualità dei protagonisti. Uno sfondo non diverso da loro, energeticamente parlando. Cioè a dire, i protagonisti mettono in scena una “intima Genova”: inconsapevolmente, almeno per una parte del film.

''Quello che vola''Tu eri a Genova in quei giorni?
Nel 2001, durante la manifestazioni, io ero là. Porto ancora dentro una paura indefinibile e qualche cicatrice sul volto. Ero là perché volevo manifestare contro qualcosa e qualcuno: contro le banche, contro il signoraggio, contro il dominio dei potenti. A costo di sembrare impopolare, a distanza di pochi giorni dal pronunciamento definitivo della Giustizia sui fatti di Genova, io vi dico che quei fatti non erano altro che specchietti per allodole. La Giustizia ha fatto il suo corso, e va benissimo che sia così: ma questo c’entra molto poco con la consapevolezza. Chi erano i miei nemici? Lo Stato? I poliziotti? Il governo delle banche? Dove si nasconde il vero Nemico? “Il Nemico più grande si nasconde sempre nell’ultimo posto in cui guarderesti”, diceva Giulio Cesare. E quel posto non può che essere dentro di noi. Non è mai fuori: è dentro. Perché il fuori non è altro che espressione di ciò che siamo dentro. E dentro di noi, abita il Volador. I fatti di Genova sono dunque soltanto espressione di un altro e più intimo scenario: quei fatti sono stati prima di tutto un tavolo imbandito di succulenti cibarie per “El Volador”. Rabbia, aggressività, giudizi, violenza, aspettative tradite, tutti cibi ottimi per “Quello che vola”.

''Quello che vola''Cosa vuole "El Volador" da noi?
“El Volador” desidera solo una cosa da noi: schierarci gli uni contro gli altri, appartenere ad un gruppo che si contrapponga ad un altro gruppo. Gruppi che si odiano, si giudicano, si combattono, perché solo così si sprigionerà quell’energia di cui è ghiotto. Noi contro loro. Manifestanti contro Poliziotti. Gruppi costituiti da qualcuno contro qualcun altro per difendere qualcosa di irreale da qualcos’altro di altrettanto irreale. Non esiste noi contro loro. I loro a cui i noi si oppongono non sono forse esseri umani invischiati nella medesima illusione, manifesta in un’altra forma? E se è così, che differenza c’è tra noi e loro? La prova provata dell’inganno è sotto gli occhi di tutti: vedi i fatti di Milano riferiti all’apertura di Expo. Expo, come 14 anni fa il G8, è solo la tavola del banchetto del Volador: ciò di cui dovremmo diventare consapevoli è che noi, tutti noi, siamo il suo cibo.

''Quello che vola''Vorrei che mi parlassi dei legami tematici con Castaneda.
Castaneda è autore di un’opera monumentale, e il concetto del “Volador” è solo uno dei tanti che nella sua opera prende luce. Mi sembra che fin qui il legame sia stato messo in evidenza, ma voglio ancora raccontarti una cosa. Il nocciolo fondamentale della sopravvivenza del Volador è solo uno, e Castaneda lo dice chiaramente: egli ci ha prestato la sua mente, e ci costringe ad identificarci con essa. “Quello che vola” si pensa, e dunque ci pensa, col pronome Io. Io penso. Io credo. Io sono. Per me questa cosa che mi ha fatto è brutta. Hai visto che cosa ha fatto a me? E alla via così, in illazioni e dialoghi interiori per giorni, mesi, anni, a volte per la durata di tutta la nostra vita. Quando noi ci identifichiamo con “Quello che vola”, identificazione che avviene fin da quando siamo bambini, garantiamo ad esso tutto il cibo necessario, perché l’identificazione con il suo Io ci porta a vivere una vita che non è la nostra, agendo azioni che non sono le nostre in balia di un Nemico che vive la nostra vita senza che noi nemmeno ce ne si renda conto. Nella voce fuori campo che introduce il film, infatti, si racconta che “…ti fai mille domande, ti dai mille risposte, per poi credere che quelle risposte siano la realtà. E già lo so, già lo so che la mente di Quello che vola ti dirà che la storia che sto per raccontarti è una stronzata, e quindi essa stessa concorderà con la tua affermazione: ma certo, questa storia è una stronzata. E’ così che ti sconfiggono.” Solo nella lotta senza quartiere che il protagonista farà, alla fine del film, sotto l’acqua purificante della sua doccia, “Quello che vola” verrà finalmente smascherato. Ma è una lotta che non è detto si vinca, anche perché questa lotta è fonte di paure ataviche: che poi, è la paura del Volador di essere smascherato e dunque sconfitto.

''Quello che vola''l film è un'opera altamente introspettiva che indaga su ciò che siamo e sulle nostre paure, è stato un percorso interiore anche per te girarlo?
Ho passato 37 anni della mia vita addormentato. Credendo che il mio Io ipertrofico fosse al centro del mondo, combattendo per i più deboli ma sempre contro qualcosa, in una perfetta simmetria di illusioni, dove “il noi contro loro” credevo mi facesse sentire sveglio, attivo, vivo. E di contorno una birra, una scopata, un amore gettato, una vittoria, una illusione, una sconfitta, una birra, una delusione, un amore gettato, una scopata. Mi sembrava di far di tutto per stare bene, ma ero sempre infelice e arrabbiato. Poi, sull’orlo della mia vita, ho incontrato il lavoro di una persona a cui dedico il film (Giulio Achilli), ho riscoperto Castaneda e non solo. “Quello stesso Castaneda che ho letto vent’anni fa”, un ottimo romanziere mi dissi ai tempi. È su quell’orlo che l’Infinito mi ha concesso di vedere, finalmente, il Nemico più grande, l’unico contro cui valga la pena combattere: El Volador, appunto. Ora ho quarant’anni, e in questi tre anni di percorso ho iniziato la mia battaglia, l’unica che valga la pena combattere, la stessa che il protagonista del film combatte sotto la doccia dopo anni di rabbia inutile.

''Quello che vola''È un film autobiografico, allora?
È indubbiamente un film autobiografico: forse la cosa più bella è che esso mi ha aiutato a prendere ancora più consapevolezza dell’inganno ordito nei miei confronti dal Volador, di come vivevo una vita che pensavo fosse mia, ed era invece da lui giostrata, mentre io ero solo un burattino sbrindellato mosso da fili invisibili. “Quello che vola” è solo una figura allegorica? Forse, sebbene nella tradizione sciamanica mesoamericana esso sia ben visibile, reale, agli occhi delle popolazioni Tolteche. In realtà cosa sia “El volador” è del tutto irrilevante: ciò che conta, è come ci abita, come riduce le nostre vite. Quante cose abbiamo distrutto nella nostra vita per poi renderci conto che ciò che credevamo fosse reale, lo era solo nella “nostra” mente? Quante cose abbiamo distrutto nella nostra vita credendo ad una mente manipolata da “Quello che vola”?

''Quello che vola''Vorrei che mi dessi anche alcuni tuoi dati biografici, e delle notizie per poter contestualizzare il film: quando e dove è stato girato, in quanto tempo e come è nata in te l'idea di farlo.
L’idea non è esattamente “nata”; credo si sia manifestata come strumento del mio percorso interiore, e si è creata man mano che scrivevo il film: basti pensare che “la scena della doccia” non era concepita nella prima stesura, ed adesso è il fulcro intorno al quale esso gira. Ho iniziato a pensare al film nel 2012, ho poi studiato l’opera di Castaneda e di altri autori, e man mano si è creata la sceneggiatura, che ho scritto insieme a Marco Lupezza, coautore ma anche protagonista del film. Lo abbiamo girato nel 2013, dedicando poi praticamente tutto il 2014 alla scelta del materiale girato e al montaggio. La prima è avvenuta a Pavia, di fronte a 80 persone, una fredda sera di gennaio del 2015. Le scene sono state girate a Pavia (interni), mentre per gli esterni abbiamo scelto un paesaggio collinare tra l’Emilia e la Liguria. Il film peraltro è a budget zero. Abbiamo speso, credo, meno di 500 euro per un po’ di rimborsi spesa, in particolare per le due attrici (Anna Sala e Caterina Cottafavi) che hanno aderito con entusiasmo e generosità al progetto, senza chiedere un cachet. Il gruppo degli attori è poi completato da Cristiano Tosi, della Compagnia Teatrale “Camera Doppia” di Pavia. Ci tengo a sottolineare che, come un magnete, il film ha letteralmente “creato” un suo tour per l’Italia grazie ai contatti spontanei che sono avvenuti, come a Cagliari del resto. E allo stesso modo ha generato l’interesse di molti professionisti della Salute a Pavia e dell’Associazione Culturale “Adesso”, a testimonianza che smascherare e vincere il Volador dentro di noi è qualcosa di essenziale per il benessere di ciascuno.


8 maggio 2015

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