Percorso

C’era una vola il West… a Cabras

L’epopea western raccontata da Ramon, barista nel saloon del villaggio di San Salvador: un po’ Messico, un po’ peschiera. di Marcello Atzeni 

''Giarrettiera Colt''Chi ha doppiato il capo degli anta e andava ad abbrustolirsi al sole nella penisola del Sinis, non può non ricordare, San Salvador. Ovvero? Un villaggio, costruito per esigenze sceniche, a due passi da Tharros.

Un lillipuziano borgo messicano, dove nei mitici o favolosi o più semplicemente, lontani anni sessanta, vennero girati alcuni film western. O meglio un film e mezzo. Era il periodo degli western noodles, lanciati da Sergio Leone con Per un pugno di dollari. E allora tutti dietro, a cercare storie e provare a fare un pugno di lire. San Salvatore di Cabras oggi è conosciuto per la famosa corsa degli scalzi. Ad alcuni venne in mente di fare concorrenza all’Arizona, al Texas e alla Spagna, all’Almeria più precisamente, dove Sergio Leone girò alcuni dei suoi capolavori.

San SalvatoreIn Spagna, appunto, non in Sardegna. Che forse non riteneva essere adatta per il suo west condito con gli spaghetti.
Tuttavia, quell’unico film, girato per intero a San Salvador, Giarrettiera Colt di Gian (Andrea) Rocco, merita di essere menzionato. Non tanto per la qualità, quanto per i rimandi ad esso legati. Partiamo dal basso. Fra i protagonisti, “Il rosso”, ovvero, Claudio Camaso, nome d’arte di Claudio Volontè e fratello di uno dei più grandi attori italiani di sempre, Gian Maria. La protagonista era Nicoletta Machiavelli, lontanissima discendente del genio toscano, che la propaganda volle fosse nata a Firenze. In realtà la Machiavelli è nata a Stuffione in provincia di Modena. Buona attrice e “gnoccherrima”.

''Giarrettiera Colt''Vestita dal grande costumista Piero Gherardi, (bastano due oscar per La dolce vita e 8 e mezzo?) ha un notevole “sessappiglio” In Sardegna, all’epoca, era il 1968, si andò al cinema per vedere questo western, girato a casa nostra. Ma non passò alla storia. Anzi, venne dimenticato in fretta da tutti, ad iniziare dalla Machiavelli (imparentata con i produttori). Pare che anche per questo flop, la casa di produzione sprofondò. La Machiavelli, scelse altri lidi, altri set, prima di andarsene in America. Seattle. E tutto tacque.
Ma un giovane italo-americano, Quentin Tarantino, amante degli “xyz movie” del cinema italiano, nei quale ricerca particolari, insignificanti ai più, vede tra i tantissimi film anche Giarrettiera Colt.

''Giarrettiera Colt''Così, quando decide di girare Kill Bill, affida la parte a Uma Thurman, il cui sguardo bucherebbe il Monte Bianco, se già il traforo non vi fosse. Nella prima stesura della sceneggiatura, Beatrix Kiddo (o Black Mamba), insomma la Thurman, dopo qualche problemuccio, scappa e si cambia il nome. Che era proprio Nicoletta Machiavelli. Poi, divenne Arlene Machiavelli, nella stesura definitiva. E così, Tarantino fece resuscitare la sposa.
L’anno dopo Giarrettiera Colt, che evidentemente qualche rigurgito di vitalità lo ebbe, si decise di girare, Dio perdona la mia pistola no. Era il 1969. Arrivati a metà film, la casa di produzione ebbe problemi. Film, interrotto e poi finito di girare a Cinecittà, con minori costi. Anche in questo caso, non ci fu parapiglia al botteghino. Così, San Salvador divenne famosa.

San SalvatoreTanto famosa che dopo la breve epopea cinematografica, il borgo rimase in piedi, come attrattiva turistica. Case in stile messicano, bianche, massacrate dal sole, l’ufficio dello sceriffo, quello postale, il pozzo finto, giusto per esigenze sceniche e soprattutto, il bar-posada-saloon di Ramon. Ramon Gonzales, per essere precisi, messicano quanto sa buttariga e sa mreca, vale a dire, cabrarese, infatti, si chiama Salvatore Secchi. Lui per tanti anni, era il barista dove andare a sorseggiare una bottiglia di Ichnusa, non ancora battezzata bionda Sardegna e mangiare un gelato. Ramon, come ancora tutti lo chiamano, oggi è un signore di 89 anni, che vive, anche, di ricordi nel paese lagunare dove pesca più che muggini, immagini. Al telefono, quando gli chiedi: “Sto parlando con il signor Salvatore Secchi?” Risponde: “Ma cerca Ramon?” “Sì, cerco Ramon”. “E allora lo ha trovato!”

''Giarrettiera Colt''Così, a cavallo del tempo, rimembra ancora la sua avventura. “Ricordo molto bene quegli anni, come la bellezza della Machiavelli, con la quale sono rimasto in contatto fino a pochi anni fa. Dopo questi film, San Salvador, non venne più utilizzata per dei lungometraggi – continua – ma fecero comunque dei documentari, delle ricostruzioni, uno anche sulla vita di Eleonora D’ Arborea, nel quale io ebbi la parte del governatore aragonese, suo antagonista. Poi, nessuno fu più interessato al villaggio e allora decisi di riciclarmi come barista. Per tanti anni, ho servito clienti di tutt’Italia. Poi nel 1991, un incendio doloso, mandò in fumo il saloon. Avevo tutto lì dentro: manifesti, foto di scena. Ho perso ogni cosa nonostante l’intervento dei vigili del fuoco. Oggi, non esiste più neanche il pozzo, finto, solo per esigenze sceniche e diverse altre strutture adoperate in quegli anni. Rimane il rammarico che forse si sarebbe potuto fare di più in quegli anni, almeno sotto il profilo turistico”. Ramon, a Cabras tutti lo chiamano così, vive di ricordi, tanti e belli. Come quelli legati a Marisa Solinas, altra interprete del film. Romana, ma di origini sarde, Ozieri, legata alla terra di suo padre. San Salvador è diventata di nuovo San Salvatore. E ora, a settembre di ogni anno, torna in vita per un paio di giorni.

Il cinema è lontano, la laguna vicina e già si sentono i fedeli che scalzi, portano, correndo in processione, Santu Sarbadoi. Titoli di coda: c’era, forse, una volta l’west cabrarese, rimane il fascino del Sinis, tra dune, spiagge, mare e altre cose che val la pena scoprire. Ancor più delle cosce bianche della “gnoccherrima” Nicoletta.

13 maggio 2015

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