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Percorso

Paolo Bandinu, il pittore di corti - VIDEO

Da Sanluri a Berlino, passando per l’Accademia delle Belle Arti: “Io bambino grande che fa un gioco serio”. di Marcello Atzeni

Paolo BandinuNella Sanluri di vent’anni fa girava una peste. Un bambino “virulento”. Sguardo e temperamento di uno destinato a fuggire dalla monotonia. Negli occhi di Paoletto Bandinu, notavi un fermento mentale continuo. Oggi ha 30 anni, abita a Berlino ed è diventato un regista di corti.

Lampi di genio, che in una notte scura illuminano il cielo.  Idee che viaggiano: approdano per poi ripartire. È un film maker fuori dagli schemi. Ma non dagli schermi. Dopo il diploma al liceo artistico di Cagliari, laurea a Sassari all’Accademia di Belle arti, in pittura. Poi specializzazione in arti visive e linguaggi multimediali a Firenze. Le “storie pittoriche” di Paolo hanno nomi come: Al di là del mare, La fuga, Film di vita ordinaria, Destroy, Siamo tutti figli. Trattano tematiche differenti. Anche se un filo, li unisce quasi tutti: il colore rosso. Caldo, a volte devastante come in un concerto di heavy metal.

Paolo Bandinu ''Destroy''In Destroy, la scena si apre con la sequenza dei simboli che si sposano a eventi negativi. Croci celtiche, uncinate e altri loghi che hanno marchiato il nostro cerebro, fin dall’infanzia. Le immagini, “affogate” di rosso, si rincorrono: frenetiche, compulsive, inquietanti. Si materializza un maiale. Animale inteso come bestia immonda, lurida o come Napoleon? È un rimando orwelliano? Il porco grande fratello. Anzi, grande flagello. In “Film di vita ordinaria” le immagini hanno un solo colore. Il grigio che rappresenta la routine. La ripetitività dei gesti. Alzarsi, lavarsi, sedersi al cesso. Un tran tran, che non si chiama desiderio. L’impossibilità di agire e pensare diversamente. Inghiottiti dalla matrix. In altri corti donne deformate a indicare un disfacimento del corpo. A volte, la loro vulva partorisce una vita; in altre lascia uscire un “fiume” bianco. Una voglia di pulizia interiore? L’esigenza del soma di voler eliminare la melma maleodorante inglobata in tanti anni di abitudini sbagliate? Cibo, alcol, fumo, pensieri che hanno invaso il nostro “giardino”? Non gronda il miele dalle opere del genio di Sanluri. Ma non sempre è così.

Paolo Bandinu, ''La fuga''La sigla per il “Sardinia Film Festival” del 2015, uno dei suoi ultimi lavori, ha un altro taglio. 55 secondi di battiti cardiaci accelerati. Un borghese, circondato da bimbi e una una tzia sarda, con munkadori d’ordinanza. Percorrono, a velocità sostenuta, un corridoio per arrivare ad una sala virtuale, con uno schermo grande come il mare, dove si sente lo sciabordio delle onde, tuoni squassanti e altri rumori indistinti. Prima di arrivare al “telone” piazzato sull’infinito, i passeggeri sfiorano il nuraghe di Barumini. Il rosso acceso (di nuovo il marchio di fabbrica) che troneggia. Immagini calde in simbiosi con una musica mediterranea. E il tutto approda al mare magnum.


Paolo Bandinu da tre anni a Berlino, colleziona premi e menzioni speciali. I suoi video girano il mondo. “Il mio lavoro si muove attraverso delle storie pittoriche che prendono forma sulla tela e si evolvono per mezzo di un montaggio video, dove il continuo divenire della pittura racconta ogni singolo gesto”, spiega. E ancora: “Il segno pittorico accompagnato dalla musica diviene movimento e viene sublimato dal calore della materia. Un susseguirsi di sensazioni e stati d’animo in un evolversi di situazioni che immortalano cambiamenti e indecisioni, tutto in bilico tra ciò che è accaduto e ciò che accadrà”.

Paolo BandinuCome si definirebbe?
Come un bambino grande che gioca un gioco serio

Che influenza ha avuto l’ambiente sul suo percorso artistico?
Indubbiamente l’ambiente dove sono cresciuto ha influito e spesso mi ritrovo a rappresentare nei miei lavori scene e oggetti che hanno segnato il mio percorso. Questo mi serve anche per ritrovare me stesso in quello che faccio, cercando di definire uno stile personale.

Qual è stata la sua maggiore soddisfazione, quale invece una strada non inforcata nella giusta maniera?
Una soddisfazione è stata aver intrapreso questa strada: a volte la considero la mia cura e la mia malattia al tempo stesso.  Strada che ancora oggi inseguo, combattendo contro le mille insidie della vita e del sistema in cui l’arte è intrappolata. Dal punto di vista tecnico sono molto contento di aver potuto vedere i miei video passare da piccoli spazi espositivi a gallerie fino alle sale del cinema.

C’è in programma qualcosa da realizzare in Sardegna, oppure la sua vita è completamente mitteleuropea?
Purtroppo non ho moltissimi contatti nell’Isola, torno a Sanluri, una o due volte l’anno.  So che è presente, in Sardegna, una bella realtà fatta di giovani attivi in campo artistico. Penso che la nostra isola sia un fantastico luogo dove poter raccogliere le proprie idee e creare. Mi piacerebbe poter organizzare una bella mostra coinvolgendo più persone e magari poter lasciare un’opera al mio paese.

Paolo Bandinu, ''Al di la del mare''Oggi cosa gira di Bandinu?
Una mostra, in corso, organizzata dall’Italien Zentrum a Bonn, dove ho presentato uno dei miei ultimi video. Lo stesso video è presente anche all’Ivham International Video Art Festival di Madrid. Si tratta di un lavoro in collaborazione con Magmart Video Under Vulcano di Napoli, che l’anno scorso mi ha permesso di prendere parte ad un progetto molto interessante: 100 per 100 uguale 900. Progetto itinerante, planetario al quale hanno partecipato cento artisti di tante nazioni.

Cosa conosce del cinema sardo?
Nel panorama culturale sardo attualmente c’è un grande fermento, qualcuno parla addirittura di “nouvelle vague”. Abbiamo una buona produzione cinematografica che riesce a valicare i confini regionali. Ritengo questo sia un passo importante. Ovviamente il numero dei registi nostrani che trattano tematiche sarde è superiore a quelli provenienti da altre parti d’ Italia. Penso sia in qualche modo “naturale”. Ciò non toglie che la nostra isola, per la sua specificità ambientale e culturale, possa incantare chiunque ne entri in contatto.

Il suo regista preferito?
“Ho diversi punti di riferimento che influenzano il mio operato. Giusto per citarne qualcuno dico: Lynch, Fellini, Lars Von Trier.”

10 giugno 2015

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