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Percorso

Moviementu contro la RAS

L’associazione che raggruppa diversi operatori del settore Cinema aderisce al ricorso della casa di produzione Eia film. Il Tar sospende l'attuazione del decreto regionale (34/1861 del 13 marzo 2015) sugli “interventi a favore del cinema in Sardegna"

Moviementu in azioneIl futuro della decima musa in Sardegna parrebbe  - al momento – affidato al giudizio del TAR: per intenderci qui non si parla d'arte né di scelte stilistiche, di riconoscimenti nazionali e internazionali ai films e documentari firmati dai registi isolani – che certo non sono mancati in questi ultimi anni – e neppure di locations più o meno seducenti e prestigiose, di cineporti, di scuole di cinema, rassegne o festival, ma di una questione fondamentale e quanto mai “scottante” in tempo di crisi, ovvero il denaro.

Nella conferenza stampa indetta da Moviementu – con la partecipazione di registi come Salvatore Mereu, Marco Antonio Pani e Enrico Pau, tra gli altri, oltre ai produttori – in prima fila la Eia Film, la prima ad aver presentato ricorso- e dell'avvocato Alberto Onorato è emersa in primo piano – accanto alle evidenti incongruenze legislative e le inadempienze della RAS  - l'assenza di una visione politica sul cinema.

All'ordine del giorno la recente decisione del TAR: il Tribunale Amministrativo Regionale ha accolto l'istanza di sospensione del decreto dell'Assessorato Regionale alla Programmazione (34/1861 del 13 marzo 2015) che alla voce “interventi a favore del cinema in Sardegna” per il triennio 2015-2017 – oltre a destinare una somma complessiva di 6 milioni e 665mila euro, ne stabilirebbe la ripartizione, assegnandone una percentuale consistente (pari ad almeno il 45% del totale) in dotazione alla Sardegna Film Commission. In attesa del parere dirimente dei giudici del TAR  - l'udienza è fissata per il 25 novembre – la  sospensiva è stata data con l'indicazione di produrre una ripartizione delle risorse rispettosa del dettato normativo.

Moviementu in azioneIn parole semplici il decreto regionale tradirebbe la lettera e ancor più la sostanza della cosiddetta Legge Cinema  - che «riconosce il cinema quale mezzo fondamentale di espressione artistica, di formazione culturale, di comunicazione e rilevante strumento di crescita sociale ed economica e ne promuove lo sviluppo e le attività connesse» e punta a «incentivare la produzione in Sardegna di opere cinematografiche al fine di rafforzare e qualificare le imprese locali, attrarre le produzioni nazionali e internazionali, favorire la crescita professionale degli operatori del settore, diffondere la conoscenza dell’Isola» oltre a «sostenere la distribuzione delle opere cinematografiche riguardanti la Sardegna». La Legge regionale 20 settembre 2006, n. 15 ha tra i suoi capisaldi il sostegno alla produzione di “opere di interesse regionale” - lungometraggi e cortometraggi – attraverso la concessione di contributi e prestiti a tasso agevolato oltre all'istituzione di un fondo di rotazione; ma altresì  la legge prevede all'articolo 2 l'istituzione della Sardegna Film Commission, da semplice sportello regionale poi trasformata in Fondazione, che « promuove e valorizza il patrimonio artistico ed ambientale, le risorse professionali e tecniche e crea le condizioni per attrarre in Sardegna produzioni cinematografiche, audiovisive e televisive».

Una legge che nasceva già con il duplice intento di promuovere l'arte e la cultura cinematografica in Sardegna e di coglierne e potenziarne l'aspetto industriale, dunque le ricadute in termini squisitamente economici oltre che professionali, come effetto diretto della crescita di un comparto e lo sviluppo di una vera e propria “filiera” come ripetutamente auspicato da registi come Gianfranco Cabiddu. La legge regolamenta anche l'assegnazione e la ripartizione delle risorse – intese come contributi pubblici erogati dalla Regione Sardegna  - oltre ad ammettere – anche in seno alla Film Commission, con la trasformazione in Fondazione, l'intervento dei privati – ovviamente già presenti nell'ambito della produzione e distribuzione. Qui la RAS entrerebbe in contraddizione con la sua stessa legge, nell'attribuire  con la finanziaria alla Sardegna Film Commission una cifra ben superiore al 20% di quel 70 % delle risorse destinate ai due comparti: è quanto stabilisce implicitamente  il TAR sollecitando una correzione  del decreto dell'Assessorato alla Programmazione.

La richiesta dei registi, operatori e produttori – ribadita nel corso della conferenza stampa – è che la Regione Sardegna nell'accogliere il suggerimento del TAR  faccia propria la loro istanza, rimodulando la destinazione delle risorse e indicendo finalmente i bandi per l'assegnazione dei contributi – secondo quanto stabilito dalla Legge Cinema – per l'anno 2015 – e per i due anni a venire, rimettendo in moto il circuito della produzione cinematografica nell'Isola. La finalità del ricorso non è penalizzare né osteggiare l'operato della Sardegna Film Commission – sostengono i ricorrenti – ma invece ridare slancio ad un settore capace di produrre risultati positivi in termini culturali e artistici, nonché economici e professionali all'intera Isola.

Non è in discussione il ruolo della Sardegna Film Commission – e neppure il suo operato, al di là di possibili riserve o critiche – ma la scelta della RAS  nel ripartire le risorse nell'arco di un triennio, in violazione  della legge, che  per i contributi alle produzioni stabilisce una percentuale molto più alta di quella che dovrebbe essere destinata alla Fondazione. L'urgenza – siamo a luglio – è dettata dallo scorrere inesorabile del tempo, ogni giorno che passa rende più arduo e improponibile progettare a breve e lungo termine entro l'anno in corso la realizzazione di un'opera cinematografica  - la cui gestazione si sa è lunga e complessa – in quanto opera d'ingegno, frutto dell'ispirazione, dello studio e del talento individuale ma anche di una convergenza di saperi pratici e risorse tecniche e artistiche.

Ma la prospettiva – ricorda Enrico Pau – è più ampia, e riguarda il futuro: «noi difenderemo la legge cinema», ribadisce il regista, confermando il valore implicito e il senso di una scelta anche politica a favore dello sviluppo di una cinematografia sarda.
Se poi alla difesa dell'arte in sé e per sé si possa e si debba aggiungere, in un reciproco arricchimento e interazione, una promozione dell'industria cinematografica in Sardegna – con i bandi di ospitalità per esempio, e tutti i servizi e le funzioni che fanno capo alla Sardegna Film Commission -  è tutt'altra faccenda. E noi ci sentiamo di ribadire che proprio questo, fin dalla sua nascita, è uno degli obiettivi primari della Fondazione presieduta da Antonello Grimaldi: fare da attrattore per risorse e investimenti nel cinema, in particolare per la produzione, e la post-produzione, ma non solo, in quanto industria felicemente “sostenibile”.

10 luglio 2015

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