Percorso

Marco Bellocchio a Cagliari

L'intervista di Elisabetta Randaccio

''Il di/segno nel cinema''Non si è ancora chiuso il progetto Il di/segno nel cinema e la omonima Mostra al Palazzo di Città a Cagliari, dove si scorre il continuum tra gesto grafico, pittorico di chi sta componendo un film e, in seguito, lo realizzerà.

Gli storyboard, i veri e propri dipinti, gli schizzi di personaggi e ambienti realizzati da grandi registi come i Taviani, Franco Piavoli, Matteo Garrone e anche i nostri Enrico Pau e Giovanni Columbu sono stati esposti, per tutta l'estate, in concomitanza con proiezioni di opere degli stessi, corredati da incontri degli autori con il pubblico.

''Il di/segno nel cinema''La Mostra sarà prorogata fino al 18 ottobre, mentre venerdì 18 settembre ne è stato presentato il catalogo a cura di Anna Maria Montaldo e Giona A.Nazzaro, il quale contiene interventi di alcuni critici cinematografici sui registi inseriti nell'esposizione, articolati a livello monografico.
All'incontro, oltre ai curatori del catalogo, sono intervenuti il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, l'Assessore alla Cultura Enrica Puggioni, Giovanni Columbu, che è stato uno degli ideatori del progetto, Nevina Satta, direttrice della Film Commission Sardegna, la quale ha supportato la parte organizzativa riguardante le presenze degli autori di Il di/segno nel cinema, e Marco Bellocchio, le cui illustrazioni preparatorie a Buongiorno, notte fanno parte della mostra al Palazzo di Città.

''Il di/segno nel cinema''Il regista ha dato, poi, appuntamento al pubblico per la sera, per discutere del suo ultimo lungometraggio, al Cinema Odissea, dove è stato proiettato Sangue del mio sangue, visto e assai discusso alla recente edizione del Festival di Venezia.
Gentile e disponibile, Marco Bellocchio, durante il pomeriggio, si è intrattenuto con i giornalisti. Ha parlato del film con quella profondità di pensiero che lo caratterizza; non sembra un autore ossessionato dal marketing, ma cosciente del percorso della sua opera, arrivato ad una libertà espressiva totale.

''Il di/segno nel cinema''Sangue del mio sangue presenta una struttura dove il grottesco è elemento estetico e interpretativo... 
“Il canone del grottesco mi è scaturito naturalmente nella parte del film dedicata al presente, non solo perché mi sono vagamente ispirato all'Ispettore generale di Gogol. Infatti, mentre l'episodio dedicato al passato ha un afflato tragico, sebbene, è vero, si trovino le scene con le due sorelle maliziose che ospitano Federico. Si tratta, però, in quel caso, di un grottesco delicato, mentre, quando si raccontano i nostri giorni, narra della fine di un regime, di un mondo. D'altronde, questo modello interpretativo, per me non è una novità, se penso a film come l'Ora di religione o anche ai miei primi lungometraggi; è un modo di rappresentare che mi piace, che mi attira. In questo senso, uno dei titoli possibili del film, diventato in seguito Sangue del mio sangue, era L'ultimo vampiro. Certo i vampiri, al cinema e in letteratura, sono stati mostrati in tutti i modi: giovani, vecchi, belli, brutti, ma mi pareva come solo quel registro assurdo e anche spiritoso sarebbe potuto essere quello più giusto.”

''Il di/segno nel cinema''Il film non sembra l'opera di un maestro del cinema che si accontenta di realizzare un'opera “classica”, ha un'estetica priva di qualsiasi gabbia o conformismo...
“Per Sangue del mio sangue rivendico una libertà assoluta; non mi sono posto problemi di ordine, di comprensione, di armonia. Il film è nato con questa matrice ed è stato realizzato senza tradire tale punto di partenza, per quanto sia stato curato con grande attenzione e, in seguito, montato in tempi lunghi, di riflessione, però, sempre cercando di seguire delle tracce riguardanti le emozioni specifiche di ogni scena, non tanto la necessità di porre ordine, anche perché, in questo caso, sarebbe stato inutile. Sangue del mio sangue si pone così di fronte allo spettatore e lascia alla sua scelta interpretazione, passione ed emozione.”

21 settembre 2015

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