Percorso

‘’Quell’usignolo cantava’’. Quaranta anni senza Pier Paolo Pasolini

Locandina ''Quell'usignolo cantava''

Celebrare senza santificare, così i Circoli del Cinema sardi ricordano PPP. di Elisabetta RandaccioPROGRAMMA completo

“Per essere poeti, bisogna avere molto tempo:/ore e ore di solitudine sono il solo modo/perché si formi qualcosa, che è forza, abbandono/vizio, libertà, per dare stile al caos./Io tempo ormai ne ho poco: per colpa della morte/che viene avanti, al tramonto della gioventù.”

Pasolini al lavoroLa morte, in effetti, precocemente, ha incontrato Pier Paolo Pasolini: il 2 Novembre del 1975, a 53 anni, privando il nostro paese di un grande poeta (come disse Alberto Moravia pronunciando il discorso funebre “di veri poeti ne nascono uno ogni cento anni”), scrittore, cineasta, saggista, intellettuale eretico e “profetico”. I versi citati sono addirittura della fine degli anni cinquanta, ma la persecuzione politico-mediatica, oggi si direbbe la “macchina del fango”, era da tempo iniziata, e Pasolini aveva continuamente il fiato addosso di chi non tollerava la sua razionale e glaciale analisi del suo tempo. Facile oggi chiamarlo profeta, vedere come la mutazione antropologica e sociale sia divenuta la nostra quotidianità: il neo capitalismo con la sua trionfante vittoria della mercificazione di oggetti, mestieri, persone, ideali, priva pure dell'ancestrale idea del sacro, dove “la fine della pietà”, il desiderio criminale di distruggere per possedere, sono elementi ormai diventati riferimenti difficilmente eliminabili. Facile oggi, fino a quattro decenni fa c'erano solamente insulti, minacce, ironie feroci.

''Accattone''Dunque, a quaranta anni di distanza, non dobbiamo santificare Pasolini, ma, partendo dalla sua complessa opera artistica, ancora discutere e approfondire le sue poesie, i suoi film, i suoi provocatori articoli di giornale, semmai con l'amarezza di sapere che, attorno a noi, il livello intellettuale è così mediocre e allineato, da non potere paragonarlo neppure lontanamente allo status culturale del regista e scrittore.
Senza intenti celebrativi inutili, ma avvicinandosi all'opera pasoliniana con il giusto senso di ammirazione e anima critica, la FICC (Federazione Italiana Circoli del Cinema) sarda propone, in questo senso, un progetto ambizioso nella sua semplicità: Quell'usignolo cantava. Quaranta anni senza Pier Paolo Pasolini. L'obiettivo è stato quello di coinvolgere i numerosi circoli del cinema diffusi nella nostra isola (sono quasi 50) per proporre alcune delle opere cinematografiche più interessanti del regista scomparso.

L'itinerario, quindi, spazia dalla straordinaria opera prima Accattone (1961), alla Rabbia, girata nel 1963, saggio poetico cinematografico da affiancare a un mediocre pamphlet per immagini di Giovanni Guareschi, il quale non ebbe alcun successo perché manipolato dal produttore, che rivediamo nella bella versione restaurata, rimontata secondo la sceneggiatura originale da Giuseppe Bertolucci nel 2008.

Pasolini sul set de ''Il Vangelo secondo Matteo''I Circoli del Cinema (il Chaplin, il Gramsci, Laboratorio 28 di Cagliari, ma anche quelli di Monserrato, Elmas, Ossi, Bitti, Marrubiu, Terralba, Arborea) hanno dato spazio pure al toccante Mamma Roma (1962) interpretato da una Magnani in stato di grazia, agli “apologhi” brevi La terra vista dalla luna e Che cosa sono le nuvole (1967), dove troviamo un Totò straordinario e inaspettato, Sopralluoghi in Palestina (1963), documentario che ci spiega il motivo dell'impossibilità di girare il Vangelo secondo Matteo nei luoghi originari, Porcile (1968), uno dei film meno proiettati di Pasolini, tratto da un suo testo scritto per il teatro, ma anche Pasolini un delitto italiano di Marco Tullio Giordana, 1995, il quale racconta, in veste di fiction, il processo al presunto assassino del poeta di Casarsa, il giovane Pelosi, in cui risulta chiaro come quel massacro non fu compiuto da una persona sola, ma da un gruppo di assassini con preterintezionalità. Verrà proiettato anche un bel cortometraggio di Valeria Patanè, realizzato nel 2012, Album, che riflette su Pasolini a partire dalla ricerca del protagonista di Vangelo, lo spagnolo Irazoqui. Al percorso cinematografico, il progetto Quell'usignolo cantava affianca altre iniziative.

''Salò o le 120 giornate di Sodoma''Si segnala la presentazione, con il supporto dell'Archivio Pasolini del testo Pasolini e l'interrogazione del sacro, a cura di Angela Felice (che sarà presente alla manifestazione insieme al critico letterario Filippo La Porta) e di Gian Paolo Gri, quella del prezioso cofanetto Salò o le 120 giornate di Sodoma, a cura di Roberto Chiesi (anch'egli parteciperà all'evento) e di Diario segreto di Pasolini di Gianluca Costantini e Elettra Stambouilis, una interessante graphic novel sulla giovinezza del regista. Non mancheranno i reading poetici (ad Arborea e a Elmas), mentre giovedì 19 novembre si terrà a Cagliari, al Foyer del Teatro Massimo, il convegno Pasolini, un formidabile organizzatore culturale, con la partecipazione di Marco Asunis (presidente della FICC), Angela Felice del Centro Studi Pasolini, Roberto Chiesi, responsabile dell'Archivio Pasolini di Bologna, Enzo Lavagnini, responsabile dell'Archivio Pasolini di Ciampino e il critico letterario Filippo La Porta.

A conclusione della manifestazione, nel mese di Gennaio, verrà allestita la mostra con le fotografie di Domenico Notarangelo realizzate sul set (a Matera) del Vangelo secondo Matteo, un backstage in un suggestivo bianco e nero, che ci riporta al lavoro quotidiano della realizzazione di un capolavoro tra visi stanchi di attori, sorrisi di comparse dal volto espressivo come in una pittura rinascimentale, mentre Pasolini, rigorosamente in camicia bianca e cravatta, studia paesaggi e, nelle pause, si affaccia sui sassi, “quelle montagne color di paglia, coi muri del medioevo/come paglia più scura, nella schiuma/secca che fa della luce, il pacinor/con profili di visi masacceschi neri,/controluce, su fondali castamente ardenti.."

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