Percorso

La Turchia e le sue contraddizioni in ‘’Song of My Mother’’ di Erol Mintas – Trailer

''Song of my mother'' di Erol Mintas

Incontro con il giovane e talentuoso regista curdo, vincitore dell’ultima edizione del Babel Film Festival. di Elisabetta Randaccio

Song of My Mother di Erol Mintas ha vinto, nella sezione lungometraggi, il primo premio al Babel Film Festival, concluso due settimane fa. Mai vittoria fu maggiormente apprezzata.
L'opera dell'autore turco era stata presentata il primo giorno della manifestazione, dando gioia a chi ama il cinema e, nello stesso tempo, provocando interesse e commozione. Quando, nella serata finale, la giuria ha decretato la vittoria per Song of My Mother, l'applauso è stato infinito anche per il regista, presente in sala.

''Song of my mother'' di Erol MintasSong of My Mother è l'esempio di un film, senza budget stellare, che riesce con professionalità e artisticità a raccontare la realtà in mutamento nella Turchia moderna. Ali è un maestro, che, nel passato recente, ha sofferto sulla propria pelle le conseguenze della guerra civile. Nei giorni della pace si è trasferito con la madre a Istanbul, in un quartiere povero. Il film inizia quando ai due viene assegnata una casa con più comfort, ma alla periferia di Istanbul, con le caratteristiche tipiche di tutte le nuove periferie del mondo: palazzoni di cemento senza anima estetica, vicini nuovi, estranei e sospettosi, nessun elemento di riferimento culturale per chi la sua vita l'ha vissuta in un villaggio rurale con legami affettivi e culturali precisi. Nigar, la madre, è totalmente spaesata e la sua crisi si sovrappone ai primi segnali di sbandamento senile. Tenta di tornare al villaggio (ormai inesistente e spopolato) che crede meta di tutti i suoi parenti e vorrebbe ritrovare e risentire una canzone capace di riportarla a tempi lontani, nostalgicamente evocati. Ali è, così, diviso tra le ansie per una madre difficile da “contenere”, pur adorandola, e la sua ragazza, rimasta incinta, disorientando lui, da sempre vicino ai bambini, sulla possibilità di diventare padre.

''Song of my mother'' di Erol MintasSong of my mother riesce a descrivere le contraddizioni di una società trapassata dal rispetto delle culture tradizionali all'assorbimento verso un'omologazione, solo falsamente progressista. Insomma, quella “mutazione” antropologica stigmatizzata da Pasolini per l'Italia degli anni sessanta, sembra riprodursi nella Turchia di fine novecento. Nigar, poi, è una figura in cui è facile riconoscere la propria mamma o la propria nonna, resa svanita da un alzheimer in corso. Si annoia in quella casa nuova, cucina, pulisce, ma vuole il calore di una comunità che mitizza, nel ricordo. E, dunque, vuole fuggire, andare via, verso un mondo ormai distrutto.
Song of my mother sarà distribuito in Italia dalla Lab80 ed è assolutamente da non perdere. Per parlare del film abbiamo raggiunto al telefono il regista Erol Mintas, giovane e talentuoso.

''Song of my mother'' di Erol MintasCome è nato il progetto di questo bel lungometraggio.
Prima di Song of my mother avevo realizzato altri due cortometraggi, i quali trattavano le problematiche del rapporto madre-figlio. Il secondo di questi l'ho girato alle pendici del monte Ararat e, mentre ero sul set, ho letteralmente percepito come sarebbe dovuta essere la scena iniziale del lungometraggio. In quei giorni stavo lavorando a due idee diverse: la prima riguardava un giovane scrittore e insegnante di Istanbul, la seconda una madre e i suoi sentimenti per il passato. Alla fine, questi temi si sono fusi ed è nato Song of my mother. Inoltre, volevo dare spazio alle tematiche complesse della comunità curda, la quale, dopo i conflitti degli anni passati, si era trasferita in massa nelle grandi città turche e mi chiedevo come vivesse, cosa facesse, un argomento poco conosciuto dalla maggioranza della cittadinanza turca.

''Song of my mother'' di Erol MintasMi può raccontare qualcosa sugli interpreti, veramente straordinari?
L'attore che impersona il maestro è un interprete professionista, per quanto al suo primo ruolo da protagonista. La donna, la quale dà vita alla madre, è la prima volta che recita e mi ha confessato come, per lei, sarà il suo ultimo film. È stato assai intenso lavorare con un gruppo misto tra professionisti e attori “presi dalla strada” e raggiungere con loro il giusto equilibrio di recitazione.  Per arrivare a rispettare le esigenze di entrambi, ho discusso tantissimo con loro, li ho portati anticipatamente sui luoghi del set, ho spiegato i sentimenti dei personaggi, in modo da conoscerli intimamente. Certo, l'attrice è stata stupefacente, anche perché interpretava una donna anziana assai diversa da sé. Lei, infatti, nel quotidiano, è una signora disinibita, moderna, gioiosa. Però, è riuscita a recitare come richiesto dalla sceneggiatura e ha compreso a fondo la figura principale del film.

''Song of my mother'' di Erol MintasIl film sarà distribuito anche in Italia dalla “LAB 80”, ma come è stato accolto in Turchia?
Song of my mother è andato molto bene in Turchia, anche se è stato portato in sala in un periodo difficile, quello in cui l'ISIS stava assediando Kobane. Così, un gran numero di Yezidi sono stati costretti a fuggire in Turchia e abbiamo dovuto prenderci cura di loro. La gente era scoraggiata, l'idea di andare al cinema era l'ultimo dei pensieri. Nonostante questo, il film è stato visto da 12.000 persone e il pubblico ha avuto reazioni positive. Sono state scritte, inoltre, molte recensioni, rilanciate, in seguito, dai social network. Il lungometraggio, poi, è stato invitato in tutti i Festival del Cinema della Turchia con buon successo. È stato apprezzato aver sottolineato alcuni problemi di stretta attualità, come i grandi cambiamenti urbani e demografici della città di Istanbul. Spero che in Italia sia gradito; sono, comunque, contento di avere questa possibilità distributiva.

Ha già ideato progetti cinematografici per il futuro?
“Sto scrivendo attualmente la sceneggiatura per il mio secondo film. Si tratterà, anche questa volta di una coproduzione internazionale; il mio coproduttore sarà un tedesco. Non so esattamente dove sarà girato, probabilmente fuori dalla Turchia. E perché no? Magari in Sardegna....”


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16 dicembre 2015

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