Luli Bitri: “Vorrei essere l'Anna Magnani albanese”
Dagli Oscar a Torino e Parigi, ma con la Sardegna nel cuore. Intervista di Valentina Bifulco
Luli Bitri è un’attrice albanese, nota come protagonista del film "Amnistia" di Bujar Alimani. Film pluripremiato che ha rappresentato il suo Paese agli Oscar ed ha avuto un riconoscimento anche al festival di Berlino. Ha poi interpretato Alina, una donna di origini Rom, nel film di Peter Marcias, "Dimmi che destino avrò".
Dopo aver interrotto gli studi in medicina, Luli approda all’ Accademia delle belle arti di Tirana, trova il suo cammino e dopo 15 anni di carriera cinematografica e teatrale oggi può vantare otto premi internazionali e collaborazioni dal teatro nazionale di Albania a collaborazioni in Italia in spettacoli come "Un Bacio sul cuore" con Michele Placido e Isabella Ferrari. Una carriera poliedrica quella di Luli, che tocca il cinema, il teatro passando attraverso anni di lavoro come direttrice di doppiaggio e doppiatrice. Oggi vive a Parigi preparandosi per il nuovo film di Peter Marcias.
Come nasce la tua passione per l'arte e perché hai scelto proprio la recitazione?
Diventare un’attrice non è stato un sogno che avevo da piccola. Quando ho finito il liceo il mio paese affrontava degli anni difficili, arrivare a vincere una borsa di studio per frequentare una qualsiasi università era una grandissima vittoria. Dopo un anno alla facoltà di medicina ho deciso di abbandonare perché era un’atmosfera troppo triste per me. Casualmente ho partecipato ad un concorso per l’Accademia delle Belle Arti di Tirana e, una volta trovata in questo mondo, mi é sembrato tutto facile. Era un mondo fatto di fantasia e libertà di esprimersi, e mi sono sentita accettata per com'ero. Ho imparato apprezzare me stessa, ma sopratutto a scoprirmi e crescere.
Nessuna delusione?
Adesso dopo tutti questi anni penso che il vero motivo per il quale mi è piaciuto essere un’attrice, era il desiderio di essere amata. Dopo 15 anni di esperienza vissuta sempre da idealista sincera e combattiva, ho scelto di tornare con i piedi per terra: non penso più che posso cambiare il mondo, e ho capito che vivere nel mondo dei artisti e pseudo artisti, non è sempre salutare. La grande ambizione a volte amareggia i cuori, la vita vera non è sul grande schermo, e neanche sul palco, ma nella vita quotidiana.
Come sei arrivata in Italia?
Spinta dalla curiosità e dal desiderio di farcela anche all'estero, decido di lasciare l’Albania. Ho lavorato in un documentario sul cinema a Torino e sono rimasta. Ero spinta da grandi desideri e progetti, ma non sono mancati anche tantissimi dubbi: mi mancava la famiglia, gli amici e le miei abitudini. Sul piano professionale ho dovuto superare la "comodità” di essere un’attrice in Albania, dove i casting non esistevano. In Italia ho fatto casting infiniti. Oggi vivo in Francia, ma l'Italia rimane la mia seconda casa e non posso fare a meno di tornarci spesso.
Quali sono le attrici che ti hanno ispirato e nei quali film avresti voluto interpretare?
Ammiro i grandi nomi del cinema Italiano come Giulietta Masina, Anna Magnani donne che hanno portato sul grande schermo molto di più che una bella apparenza. Tra le magnifiche attrici inglesi di oggi mi ispiro a Cate Blanchet, Kate Winslet. Avrei voluto sicuramente interpretare film di Fellini. Adoro tutti i film di Tornatore, per la sua sensibilità, la sua penna, la sua regia. Amo il cinema asiatico per la profondità e l'estetica che esprime.
Nel film di Marcias, "Dimmi che destino avrò", interpreti una giovane donna rom che lotta contro i pregiudizi sulla sua cultura, come è stato immergersi in un mondo cosi criticato?
Non è stato facile appunto perché era un mondo sconosciuto per me, e dovevo rappresentarlo. Ho lavorato con Marcias sui dettagli e le caratteristiche del personaggio. Mi sono avvicinata alla cultura e la lingua rom senza pregiudizi. Avrei tanto da raccontare di quello mi ha lasciato quel set a livello personale, ma dirò solamente che le persone vengono condizionate dal modo in cui le trattiamo. Tutti abbiamo i lati buoni e cattivi, il lato che esprimiamo dipende dallo specchio che ci mettono di fronte.
Scegli spesso dei ruoli drammatici, sia al teatro anche al cinema interpreti donne complesse. Trovi difficoltà a uscirne da questi ruoli dopo le riprese o gli spettacoli?
Si è vero i ruoli drammatici mi hanno accompagnato fin dagli inizi, ma non li scelgo io. Sembra che i registi mi trovino drammatica, ma non sono solo questo (ride). Prepararsi per un ruolo richiede il suo tempo, ma anche per poter uscirne ce ne vuole molto. I ruoli drammatici lasciano il loro segno, ti fanno soffrire e crescere, ed è per questo che mi sento di dare di più come attrice drammatica.
Tu nasci come attrice teatrale, hai lavorato al Teatro Nazionale di Tirana ma anche in uno spettacolo al Opera di Roma, "Un bacio sul cuore" con Michele Placido e Isabella Ferrari, come hai vissuto le emozioni sul palco?
Mi sento fortunata di aver avuto la possibilità di vivere la magia del teatro, è una dimensione magica. L'esperienza col teatro mi ha fatto essere più sicura al cinema. In Albania sono tornata a lavorare a teatro qualche mese fa perche recitare nella mia lingua mi consente di esprimermi fino in fondo. Lo spettacolo a Roma era emozionante perché ho interpretato un personaggio storico, un soprano del 800, un'epoca che adoro. Accanto ad attori del calibro di Placido e della Ferrari mi sono sentita come se avessi lavorassi da sempre con loro, una bellissima atmosfera.
Doppiatrice e direttrice di doppiaggio per anni. Che significa per te?
La considero l'esperienza più divertente in assoluto. Dare voce ai cartoni animati e fare divertire i bambini mi faceva provare una grande gioia, come anche dirigere gli attori e trovare la voce giusta per ogni personaggio.
Lavorerai anche al prossimo film di Peter, quale rapporto ti lega alla Sardegna?
L'esperienza del film precedente ha lasciato un rapporto di amicizia e stima con Peter Marcias, una persona semplice, di talento e determinazione. Lavoreremo sul nuovo film dal titolo provvisorio "Madame Paulette" che sarà girato a Parigi. Racconta, attraverso la danza, la scoperta del corpo e della personalità. La Sardegna, a parte essere una bellissima isola, vive anche un fermento a livello cinematografico: trovo un grande volontà di appoggiare e promuovere il cinema sardo. Provo una grande stima per Nevina Satta, direttrice della Sardegna Film Commission, una donna che lavora con energia e passione e dedica la vita professionale al cinema.
13 gennaio 2015