‘’Il mio Morricone’’
Il racconto di Clara Murtas, attrice, regista, cantante, artista eclettica, che ha più volte lavorato affianco al maestro e premio Oscar. di Elisabetta Randaccio
Ennio Morricone, con stretto tra le mani l'Oscar 6 per la migliore colonna sonora (per il film "The Hateful Eight" di Quentin Tarantino), commuove e stupisce. Come mai solo a 87 anni e con un numero elevato di candidature per musiche splendide che hanno contribuito a rendere immortali i film a cui sono legate, arriva un premio così popolare e esemplare?
È un mistero, anche se l'Academy aveva consegnato al geniale musicista un "Oscar" alla carriera (nel 2007), del tipo impregnato un po' di senso di colpa per i meriti di un artista non compresi nel momento opportuno. Morricone, come alcuni registi con cui ha collaborato (ovviamente, in prima fila Sergio Leone) ha modificato il linguaggio del cinema attraverso la consapevolezza che la musica per film non è esclusivamente un "commento", ma parte fondante della narrazione per immagini. Abbiamo voluto omaggiare Morricone attraverso le parole di un'artista sarda eclettica (cantante, attrice, regista), la quale ha più volte collaborato con lui: Clara Murtas. Reduce dalla presentazione del suo bel cortometraggio Paolina era la madre di Giulia, presentato al festival "Visioni sarde" di Bologna, ci racconta l'esperienza professionale con Morricone, a cui la lega anche una salda amicizia.
In che periodo hai conosciuto Ennio Morricone?
È stato nel 1974, mentre stava preparando un disco tratto dal testo di poesie di Alessandro Panagulis (il grande scrittore-leader della Resistenza greca al regime dei colonnelli, compagno della scrittrice Oriana Fallaci, ucciso in un attentato nel 1976, n.d.r.) "Vi scrivo da un carcere in Grecia". Morricone l'aveva letto e si era entusiasmato; Ennio, infatti, ha un animo libertario e aveva voluto produrre questo disco composto di due parti. La prima ha lo stesso titolo dell'opera poetica di Panagulis e comprende 15 testi musicati, letti dallo stesso scrittore, da Pier Paolo Pasolini, Adriana Asti e Gian Maria Volontè. La seconda, chiamata Canti per la libertà, contiene una sorta di madrigale, composto da Morricone, il quale lo ha definito come Madrigale alla mente per voci e strumenti. Per realizzarlo si é rivolto a me, a Dodi Moscati e a Donatina De Carolis, che, in quegli anni, eravamo tre voci impegnate per la musica popolare. Il Maestro ci chiese di interpretare alcuni canti a piacere, ovvero ci disse di scegliere delle poesie dal libro dello scrittore greco per poi ritrovarsi in studio. Cosí, abbiamo fatto qualche prova, in seguito ne abbiamo realizzata una con lui e, infine, sulla base, ognuna di noi ha improvvisato sui testi.
Quali risultati ha avuto questo disco, cosí diverso dalle opere coeve di Morricone?
Si é trattato di un progetto sperimentale, non gradito particolarmente dalla casa discografica RCA. Morricone l'ha prodotto da solo. Questo disco ha avuto qualche difficoltá nell'uscita, anche perché, nel 1976, é morto Panagulis e i diritti del libro li aveva Oriana Fallaci. Ci sono state varie vicissitudini, tanto che é uscito, tardivamente, nel 1979.
Con Morricone hai avuto pure un'esperienza per una colonna sonora.
Sì, mi chiamò, nel 1976, per cantare nella composizione per l'Agnese va a morire di Giuliano Montaldo. A un certo punto della partitura, eseguo due note con un timbro vocale, da lui pensato assai particolare per quella piccola interpretazione.
In un'intervista, il grande musicista Morricone afferma di aver pensato quel brano come un dialogo tra la tua voce e quella di un clarinetto simile al verso stridulo di un uccello acquatico
Sono due note molto gridate, assai efficaci a commento della drammatica scena dell'esondazione provocata dalla distruzione degli argini del fiume da parte dei nazisti. Per me, anche questo é stato un lavoro entusiasmante con un genio, che, allora, aveva solo 46 anni.
Potresti descrivere Ennio Morricone sia dal punto di vista umano sia da quello professionale?
Quando lo conobbi nel 1974, avemmo modo di parlare in tante occasioni per molto tempo. Ero curiosa, allora, quando mi esibivo soprattutto negli spettacoli di teatro politico, di sapere perché avesse scelto quel progetto così particolare e sperimentale, lui uomo di successo, icona del mainstream. Mi spiegò come si ritenesse un cristiano sociale e di voler usare la sua arte anche per chi stava soffrendo. In un'intervista dell'epoca, affermó come, nel mondo in cui viviamo, non si puó essere indifferenti, perché c'è tanta ingiustizia in giro e quanto sia necessario impegnarsi affinché ci sia un cambiamento, un miglioramento nella politica, nell'informazione, nella societá. Aggiungerei il suo essere una persona alla mano, sempre disponibile. Quando lo chiamavo Maestro si schermiva, non ci tiene alle banali formalità.
E professionalmente?
Intanto c'è da dire, durante la prima collaborazione, come mi avesse colpito il metodo di lavoro, anche perché, per me, era la prima volta in uno studio così grande, con l'orchestra. Vedevo come gestiva la situazione; noi cantanti eseguivamo la parte esibendoci sulla base, in tre gabbiotti separati. In seguito, Morricone realizzò un complesso missaggio, scelse le parti, montava la musica; per me, in quel periodo, era un approccio abbastanza nuovo. Quando, poi, nel 2002, per il disco De sa terra a su xelu gli chiesi di arrangiare l'Ave Maria in sardo, andai in studio quando stava registrando con l'orchestra. In quel tipo di situazione, diviene molto severo e non vuol sentire volare una mosca. Se qualcuno sbaglia, avendo lui un orecchio pazzesco, se ne accorge pure in mezzo a quaranta musicisti, e puó alquanto alterarsi.
Come si svolse la collaborazione per quel disco?
Come detto, gli chiesi un arrangiamento per la versione sarda dell'Ave Maria e mi rispose che non avrebbe realizzato una partitura folcloristica, non avrebbe rispettato i canoni della musica tradizionale e a me andava bene proprio per questo, perché avevo bisogno di un arrangiamento caratterizzato dalla sua sensibilitá sonora. È stato sicuramente un impegno molto duro, avendo lui composto l'arrangiamento prima che io lo potessi ascoltarlo. A quel punto, mi sono ritrovata in studio e ho dovuto cantare su quella musica caratterizzata da armonie assai diverse rispetto a quelle tipiche di quel brano tradizionale. Però, proprio in quel momento così complesso, é stato gentilissimo, ha cercato di mettermi a mio agio in tutti i modi: mentre cantavo, mi dirigeva dall'altra parte del vetro, dandomi tutta una serie di indicazioni coi gesti! E' stata sicuramente un'esperienza difficile, faticosa, ma di grande soddisfazione. Però, non é bastato. Mi chiese, in quell'occasione, di ripetere il metodo usato per il disco su Panagulis. Così, ha preparato una base su cui dovevo improvvisare, scegliendo un testo poetico. Optai per il sonetto su Gramsci di Peppino Marotto, integrato da una parte di testo scritto da me. E, ancora, lui si sbracciava dall'altra parte del vetro, con le sue perfette indicazioni. Il brano era molto sperimentale, ma lui si diverte a realizzare queste musiche, allontanandosi dal modulo della colonna sonora per film.
D'altronde, Morricone nasce come un musicista sperimentale.
Sì, ha studiato con Petrassi, ha composto molti brani di musica sperimentale, per esempio, per il gruppo di Nuova Consonanza con cui spesso collaborava. Morricone é un artista a tutto tondo, ha lavorato nei generi piú diversi, dagli arrangiamenti per i dischi pop, negli anni sessanta, agli esordi della sua carriera, alla musica da film, che contiene, alcune volte, elementi di sperimentazione sonora.
Nella composizione delle colonne sonore Morricone é stato un geniale innovatore; le sue collaborazioni con alcuni registi hanno modificato l'uso della musica per film, facendola diventare protagonista e personaggio.
Quando lui capisce come la musica non debba essere prevalente sul testo filmico, ne riduce la presenza. D'altronde, lo ha sempre affermato anche nei seminari di studio, la colonna sonora non deve sovrastare l'opera cinematografica. Se, poi, il regista risulta in accordo con le sue scelte, certamente si prende piú libertá sperimentale, si scatena. Ma se l'autore gradisce qualcosa di maggiormente semplice, si pone senza problemi al servizio del regista e delle sue esigenze.
Oltre la musica, quali altre passioni ha Morricone?
Intanto, é un esperto di sciarade, di anagrammi, ma soprattutto é un fan del calcio e la Roma é la sua squadra del cuore, per cui si accalora vivamente.
Gli hai fatto gli auguri per l'Oscar?
L'ho sentito qualche settimana prima e mi sembrava un po' stanco. Gli ho mandato un fax di auguri. Ci sentiremo con calma quando tornerá in Italia.
9 marzo 2016