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Percorso

Giorgio Albertazzi, il bello di Sanluri

Giorgio Albertazzi

Ricordo del grande attore durante uno suo spettacolo in Marmilla nel piccolo, e sporco, teatro di paese. di Marcello Atzeni

Anche se rimane, e deve rimanere, un ragionevole dubbio, pare che tutte le grandi persone non abbiano bisogno di autocelebrazioni, di riflettori e lodi sperticate. Gli orpelli, in fin dei conti, abbelliscono il nulla.

Giorgio AlbertazziLa loro grandezza è certificata dalla semplicità che si portano appresso. La indossano così come noi indossiamo un capo firmato. Con la differenza che noi abbiamo sborsato quattrini e ci pavoneggiamo, a loro, invece, è “atterrata” in testa la mano di Dio. E il piumaggio iridescente lo lasciano a noi.
Circa un quarto di secolo fa, Giorgio Albertazzi venne in Sardegna, portato dal Cedac. Le solite tappe nei buoni teatri delle città, ma non solo. Una data era prevista e così fu, anche a Sanluri, porta della Marmilla, con una finestra sulla Trexenta e l’altra sul Campidano. Il teatro degli Scolopi che ospitava le rappresentazioni di un certo rilievo in paese, era il luogo prescelto. Un palco coraggioso, un sipario consunto e una sala con una vita vissuta senza grandi clamori.

Giorgio AlbertazziSala che la sera si presentò notevolmente sporca. Qualche giorno prima aveva ospitato una recita scolastica e dopo, la pulizia venne eseguita sommariamente.
Palloncini scoppiati, sedie in ordine scarso e festoni ovunque, ma soprattutto per terra. Apriti cielo? No. Non si aprì, lo fece invece il sipario, guarda caso celestino, con la sua meccanica ancestrale. Albertazzi non fece una grinza, non disse neanche un mezzo bah! Un esponente della Pro Loco si sentì in dovere di alzarsi e chiedergli scusa, a nome dell’intera popolazione. Il pubblico pagante con un applauso, sottolineò.

Giorgio AlbertazziRe Giorgio ringraziò e iniziò. Il suo spettacolo lasciò un segno. Pare che ancora oggi, tutt’intorno, siano rimasti coriandoli di pelle partoriti da mani che più e più volte, si erano accoppiate con entusiasmo. Albertazzi non ebbe bisogno di asciugamani bianchi o bevande particolari alla temperatura ideale, servite su vassoi scintillanti.  Quella sera ci alzammo mal volentieri dalla sedia con la consapevolezza che i grandi fanno e i piccoli parlano. Faccia buon viaggio maestro, noi ci ricorderemo che è passato anche da queste parti. Con leggerezza sulle cose frivole, con autorevolezza su quelle importanti.

1 giugno 2016

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