C'era una volta la Fabbrica della Creatività – VIDEO
Il futuro dell'ex Manifattura Tabacchi nella cronaca di un incontro tra la politica e il variegato mondo delle associazioni culturali. di Anna Brotzu
La città delle idee e il pragmatismo della politica a confronto all'ex Manifattura Tabacchi di Cagliari: strano e vagamente surreale incontro tra l'assessore alla programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio della Regione Autonoma della Sardegna, Raffaele Paci – affiancato dal direttore del Centro Regionale di Programmazione Gianluca Cadeddu - e le associazioni culturali sul futuro del prezioso complesso, un gioiello di archeologia industriale nel cuore della città.
Uno spazio strategico – e un luogo di forte suggestione, denso di memorie – ripensato in chiave di Fabbrica della Creatività e riportato agli antichi fasti grazie a un progetto della giunta di Renato Soru, ereditato e portato avanti dalla giunta di Ugo Cappellacci e ora a sorpresa - “volubilità della politica” - trasformato con la delibera 19/02 dello scorso 8 aprile in “Polo dell'Innovazione”.
L'ex opificio - riaperto al pubblico nell'intensa due giorni del 28-29 maggio con un omaggio a Pinuccio Sciola, ma ancora in attesa degli ultimi collaudi e dell'agibilità, dopo l'articolato intervento di recupero finanziato dagli accordi di programma quadro «Beni Culturali» e «Sensi Contemporanei» e con fondi Por Fesr 2007-2013 della Regione Sardegna verrà infatti affidato per un triennio a Sardegna Ricerche. Una fase “sperimentale” - ha affermato il presidente della Regione Francesco Pigliaru e ribadito l'assessore Raffaele Paci – in cui l'ex Manifattura potrebbe/dovrebbe ospitare iniziative come “FabLabs (a cura di Sardegna Ricerche), spazi di coworking e i Contamination Labs promossi dall'Università di Cagliari. L'intento è chiarissimo – e dal testo della delibera si evince che «La Manifattura può essere il luogo in cui competenze creative, tecnologiche e digitali si incontrano per sviluppare nuovi prodotti, servizi e modelli competitivi di impresa non solo nell’ambito culturale ma in tutti i campi a contenuto creativo, artigianale, dei servizi».
Sì, ma la “Fabbrica della Creatività” summa e sintesi di una “Fabbrica delle Arti” con ateliers, spazi per residenze artistiche, per la produzione cinematografica nonché il “Centro di documentazione del cinema e dello spettacolo”? Un miraggio, o meglio un sogno ad occhi aperti strenuamente e ingenuamente coltivato dagli operatori culturali? O magari un'occasione perduta. La reazione sorprendentemente unanime di associazioni, artisti e operatori alla delibera è stata immediata e clamorosa: il contenuto inequivocabile della delibera ha suscitato interrogativi e proteste, e la rassicurazione che Sardegna Ricerche non sarà il “capo-condomino” e neppure curerà la direzione artistica del rinato complesso architettonico non ha fugato i dubbi. O forse, come suggerisce la nota di Vito Biolchini, ha dato corpo alle inquietudini. Il silenzio a volte è più eloquente delle parole.
Il sogno di trasformare l'ex Manifattura Tabacchi di Cagliari in una “Fabbrica delle Arti” in cui far nascere progetti e interazioni tra teatro, cinema, musica, poesia e arti visive (con o senza l'apporto e l'appeal delle “nuove tecnologie” che sembrano il fulcro di un progetto ancora – apparentemente – in fase di elaborazione per l'uso degli spazi) sembra definitivamente tramontato, in favore di un'idea di cultura intesa come business – dunque economicamente sostenibile da affiancarsi alle più “produttive” start-up. Un antico dilemma che si ripropone ad ogni legislatura, ad ogni mandato, ed è forse alla radice di molti mali italici, riaffiora tra le vestigia del Convento dei Francescani, su cui è sorto l'opificio ottocentesco: investire in cultura (e dunque in beni immateriali, seppure fondamentali per lo sviluppo di una comunità) o privilegiare altre espressioni più “concrete” dell'umano ingegno? Un'antitesi pericolosa – ancorché assurda e infondata. Il sostegno alla cultura e alle arti – così come alla ricerca scientifica è un compito istituzionale, diverso nella forma e nella sostanza, e nelle finalità da eventuali e pure auspicabili interventi a favore delle imprese – ancorché operanti in ambito culturale e artistico.
La visione prospettata – a parole – da Gianluca Cadeddu, e in parte confermata dall'assessore Paci accosterebbe al nascente Polo dell'Innovazione (forse proprio per effetto delle sollecitazioni da parte dalle associazioni, che hanno messo in luce l'incongruenza fondamentale tra l'originaria e la nuova destinazione d'uso) una progettualità / attività artistica di alto se non altissimo livello e di respiro internazionale. Facile immaginare quali potrebbero essere gli interlocutori sul territorio per realizzare una “vetrina” di tale portata (sempre che i bandi che dovrebbero scaturire per la gestione e l'utilizzo degli spazi rispondano alle loro esigenze, e che vi sia comunque l'intenzione di coinvolgere operatori locali) e in fondo nulla di male in sé nell'immaginare a Cagliari uno sfolgorante centro delle arti con ospiti di fama e prestigio, progetti affascinanti, spettacoli “imperdibili”.
Resta il nodo irrisolto del ruolo delle associazioni culturali – non solo in rapporto alla “Fabbrica della Creatività” vs “Polo dell'Innovazione” ma più in generale sul territorio: la questione è strettamente “politica” perché le azioni mirate, dall'erogazione di contributi ai bandi, dalla destinazione di risorse alla tempistica, dalla dimensione progettuale alla mappatura e reale conoscenza degli attori operanti a Cagliari e nell'Isola sono determinanti per il destino di (quel che rimane) di realtà differenti, dalle compagnie storiche agli artisti emergenti, nell'immediato e nel prossimo futuro. Una vivace stagione – durata qualche decennio – ha visto sbocciare e affermarsi talenti nei diversi ambiti, e il ruolo degli organizzatori è stato fondamentale per inserire la Sardegna nei circuiti nazionali e internazionali, con eventi memorabili in luoghi come l'anfiteatro di Cagliari e il nuraghe di Sant'Anna Arresi, il teatro romano di Nora e le rovine di Tharros, fino al recente Parco dei Suoni di Riola Sardo. Sugli orientamenti e le scelte della politica si giocano gli equilibri futuri.
L'ex Manifattura Tabacchi potrebbe essere non soltanto il prefigurato “incubatore” di giovani imprese ma anche un “laboratorio” di buone pratiche della politica: per il momento le decisioni son state prese “dall'alto” - come la scelta di affidarsi a Sardegna Ricerche, dettata a quanto pare dall'esigenza di accelerare i tempi, a dispetto della marginale vocazione “culturale” della novella agenzia regionale, e tradurre la “Fabbrica della Creatività” in “Polo dell'Innovazione”, ma dalle dichiarazioni dell'assessore Paci si potrebbe evincere un'apertura, o almeno una disponibilità all'ascolto verso le istanze degli operatori culturali. Se poi questa si tradurrà in effetti concreti – e a quali condizioni – resta tutto da capire. Da chiarire – nei dettagli e nel merito – sarebbe anche il ruolo di Sardegna Ricerche i cui compiti son stati ridefiniti – a parole, nel corso dell'incontro - nell'ambito dell'attivazione e riapertura dello spazio, e della elaborazione dei bandi - con consulenze esterne per quel che concerne il versante artistico-culturale.
Nel corso dell'incontro con i rappresentanti delle associazioni – uno scambio impari, in cui l'assessore ha ribadito la necessità di una scelta orientata verso la sostenibilità economica, senza quantificare né tanto meno entrare nel dettaglio di risorse e investimenti, con il plauso dell'università e Sardegna Ricerche da un lato, e dall'altro autopresentazioni, proposte, tentativi di dialogo e richieste di trasparenza da parte degli operatori. Una situazione surreale – e tragicomica – da cui sono emerse le difficoltà del comparto, per effetto dei drastici e progressivi tagli come dell'incertezza delle risorse, oltre alla questione irrisolta della gestione degli spazi cittadini, e il paradosso di un costo d'affitto che graverebbe sui già esigui contributi; e l'esigenza sentita da molti e riaffermata da Enrica Anedda di Cinemecum di una più feconda e reale concertazione con le associazioni, prima e non soltanto dopo le scelte che riguardano la comunità. Un'urgenza che si ripercuote sul futuro dell'ex Manifattura, con proposte e suggerimenti che vanno dall'istituzione di un tavolo di lavoro alla commissione che vaglierà i progetti, all'ipotesi di una “autogestione” degli spazi destinati alle associazioni - già sperimentata con successo all'ex Art - portata avanti da Tiziana Troja di Lucido Sottile.
Il giornalista Vito Biolchini – in vesti di cittadino – si è fatto portavoce dell'interrogativo fondamentale (prefigurato nel “telegramma” di Cicci Borghi letto in apertura dal regista Enrico Pau, e nella dichiarazione di Antonino Pirellas)– se cioè vi sia o meno la volontà di un'interazione effettiva e un dialogo con le associazioni e gli operatori culturali, per una progettualità condivisa e non verticistica, nel rispetto e a sostegno delle professionalità e competenze di chi a vario titolo lavora da anni nei diversi comparti della cultura. E se – nello specifico – vi sia o meno posto per le realtà locali nel magnifico progetto della regione per il futuro dell'ex Manifattura. Insomma – la Fabbrica della Creatività: sogno o realtà?
I VIDEO
1 giugno 2016