Percorso

La Terra reale e poetica

''Uno sguardo alla terra''

Esce in sala il documentario "Uno sguardo alla terra" di Peter Marcias. di Elisabetta Randaccio

Dopo le anteprime ai festival, esce in sala "Uno sguardo alla terra" di Peter Marcias. Si tratta, ancora una volta, di un passo avanti nella carriera del regista sardo, che, comunque, nel genere documentaristico si è già cimentato in varie occasioni e sin dalle sue prime prove. Infatti, "Uno sguardo alla terra" è un interessante gioco di specchi cinematografici.

Fiorenzo SerraL'idea di partenza era quella di mostrare ad alcuni tra i più importanti autori di documentari della contemporaneità "L'ultimo pugno di terra", il capolavoro di Fiorenzo Serra e capire come questo straordinario racconto della Sardegna dei primi anni sessanta fosse recepito da chi, nei nostri giorni, si occupa, soprattutto in paesi pervasi da contraddizioni economiche e sociali, del cosiddetto "cinema del reale". In realtà, questa premessa non viene spiegata nel film di Marcias (solo in qualche momento si vedono i registi davanti allo schermo dove si proietta l'opera di Serra), per cui troviamo l'alternarsi di vari livelli narrativi, documentaristici, metacinematografici, in cui "L'ultimo pugno di terra" e le sue splendide immagini sono un pre-testo, un testo su cui anche gli spettatori (soprattutto quelli sardi) sono indotti a riflettere.

''Uno sguardo alla terra''In questo senso, il montaggio è decisivo, per cui il montatore Andrea Lotta può dirsi altrettanto autore del film con Marcias. Insieme, spesso, sparigliando le premesse, allontanandosene e servendosi del paradigma dell'associazione analitica che può scaturire dalle parole dei vari registi e critici intervistati. Anche questi ultimi (Brillante Mendoza, Vincenzo Marra, Weng Bing, Piera Detassis, Manlio Brigaglia, Claire Simon, Josè Luis Guerin, Merhrad Oskouei, Sahraa Karimi, Tomer Heymann) sono travolti, nelle loro riflessioni sul lungometraggio di Serra, dalle memorie personali e dall'inconscio (forse anche incalzati da probabili domande dell'intervistatore-regista). Così, "Uno sguardo alla terra" assume la valenza complessiva di un piccolo saggio "aperto" non solo sulla costruzione di un documentario nel mondo odierno, ma pure sulle difficoltà e le perplessità di realizzare opere per il cinema, in situazioni, a volte estreme, in altre con costrizioni censorie politiche, ma pure commerciali, in altre ancora convinti come, forse, comunque, qualcosa può mutare anche dalla visione di una piccola opera d'arte.

''L'ultimo pugno di terra''A questo punto, si è già accennato, Marcias e Lotta usano le proprie immagini quasi seguendo una sorta di "improvvisazione" di tipo jazzistico; le scene del film di Serra si incrociano con le location usate nei primi anni sessanta per come sono cambiate o meno attualmente, poi gli ambienti sardi si associano con quelli dei luoghi di vita e lavoro dei registi, oppure si passa a mostrare alcuni di questi autori nei posti visitati nella loro permanenza in Sardegna. Ancora, i ragionamenti sentiti sulla natura, i cambiamenti antropici e ecologici della Terra diventano lunghe carrellate su paesaggi iconici: innevati, verdeggianti, ostili etc.
A riflettere attentamente sul significato dell'opera di Serra sono soprattutto il critico cinematografico Piera Detassis e il professor Manlio Brigaglia, il quale fu amico di Fiorenzo Serra, sin dagli anni giovanili e compagno d'avventure di quella particolare odissea produttiva che fu "L'ultimo pugno di terra". Infatti, come si sa, questo lungometraggio, voluto dalla Regione Sardegna per sottolineare l'importanza del "Piano di Rinascita", non piacque ai committenti.

Peter MarciasProbabilmente speravano in un'opera trionfalistica nei contenuti, invece Serra e i suoi sceneggiatori (Antonio Pigliaru, Giuseppe Pisanu, Salvatore Mannuzzu, Manlio Brigaglia con la supervisione di Cesare Zavattini) e collaboratori ne fecero un film rigorosamente specchiante una realtà a tratti in forte cambiamento, in altri (pensiamo alle feudali condizioni di lavoro allo stagno di Cabras, le stesse, in seguito, descritte anche da Giuseppe Fiori nel saggio-reportage "Baroni in laguna") ancora saldata drammaticamente al passato, in ogni caso, una società dove l'indigenza era un dramma diffuso, da cui si cercava di reagire anche con la migrazione. Il lungometraggio di Fiorenzo Serra, dopo mille peripezie (su questo tema si legga il bel libro che ha il titolo del film stampato dal "Maestrale" con la collaborazione della Società Umanitaria-Cineteca Sarda, che è una dei produttori del documentario di Marcias) verrà addirittura diviso in brevi sezioni e distribuito malamente in questo modo fino al recente ottimo restauro.

Manlio BrigagliaIn "Uno sguardo alla terra", si è detto, è presente la intensa testimonianza di Manlio Brigaglia, che rivela pure alcuni aneddotti inediti su Serra, come quando ricorda il giovane Fiorenzo a Firenze, mentre incontra quotidianamente al mitico "Caffè delle Giubbe Rosse", il poeta Eugenio Montale. Serra, infatti, ci rivela Manlio Brigaglia, che ricordiamo con tristezza e emozione guardandolo, dopo la sua recente scomparsa, sullo schermo, componeva poesie sin da ragazzo e la parola "poetico" è quella ricorrente nelle interviste dei documentaristi i quali l'hanno conosciuto attraverso quel suo capolavoro cinematografico ricco di realismo, intensità, crudezza e, appunto, potente poesia.

11 maggio 2018

 

 

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