Percorso

La foresta che regala il sughero ai sardi

 Intervista a Marco Antonio Pani, autore di Padenti/Foresta. di Elisabetta Randaccio


''Padenti/foresta'' di Marco Antonio PaniQuando torneremo in sala a fruire dei film, a emozionarci, a vederli e a discuterli insieme? Sicuramente, quando arriverà quel momento, si dovranno recuperare tante opere che, pronte per venire distribuite, sono rimaste "congelate".

Se i blockbuster avranno la possibilità di esser "recuperati", non dobbiamo dimenticare i film realizzati con budget modesti, frutto di uno sforzo produttivo, comunque, importante, perché orientato a modelli artistici meno commerciali, ma assolutamente non trascurabili. Tra questi, si dovrà dare un'ulteriore vita alle opere girate in Sardegna, che, appunto, causa chiusura sale, hanno viaggiato relativamente poco nei festival e non hanno avuto la possibilità di uscire nella propria regione. Tra questi, deve trovare spazio il nuovo documentario di Marco Antonio Pani "Padenti/Foresta", un'opera originale e affascinante capace di raccontare non solo il rapporto uomo natura, attraverso l'antico lavoro degli "scorzini" (gli operai che staccano il sughero dagli alberi), ma pure i dettagli di una comunità e le psicologie di chi vi appartiene. Pani dà spazio alla forza delle immagini (molto bella è la fotografia) che riescono a narrare l'epica di un episodio di lavoro comune, senza la necessità di un commento. Solo, nel finale, uno "scorzino" racconta i propri pensieri, mentre un cartello ci svela l'occasione e la ragione dell'episodio lavorativo che abbiamo appena visto, emozionandoci.
Detto questo, incontrando il regista Marco Antonio Pani, gli chiediamo di raccontarci la genesi di "Padenti".

''Padenti/foresta'' di Marco Antonio Pani"Un amico livornese, l'attore Alessandro Cevenini, mi ha chiamato un giorno per dirmi che Stefano Lai, comune amico e imprenditore agricolo, da anni dedicatosi prevalentemente all'estrazione del sughero, aveva vinto il bando comunale del suo paese, Escalaplano, per l'estrazione del sughero della sua foresta comunale, "Is Pranus". Quest'ultima è un bosco di spettacolare bellezza e il sughero delle piante che lo compongono è di una qualità superiore, molto ricercata. Nonostante gli abitanti di Escalaplano siano abili scorzini da generazioni, questa sarebbe stata la prima volta che un'impresa del paese, con cinquanta operai locali, avrebbe estratto e potuto vendere il sughero delle piante di "Is Pranus", il bosco, come viene detto nel film, dei loro figli. I proventi della raccolta e vendita del sughero sarebbero, così, rimasti tutti in paese, sotto forma di ingente introito per le casse comunali, di paga di quasi quattro mesi di lavoro per i cinquanta operai e di crescita di un'impresa locale. A questo punto, mi pareva una storia interessante da raccontare. Il terzo elemento che mi ha convinto a girare il documentario e che ne ha determinato lo stile, è stato il constatare, durante i sopralluoghi preparatori, la bellezza della foresta di "Is Pranus" nelle prime ore del giorno: si trattava di un unico organismo, di un'unica colonia di esseri viventi che, ogni dieci anni, contemplava fra i suoi abitanti anche un nutrito drappello di uomini, i quali, lavorando con il silenzio e il metodo delle formiche, partecipavano a quella specie di mercato naturale del "lascia crescere e raccogli", che coinvolgeva loro, gli uccelli, i porcospini, i cinghiali ed ogni altra creatura della foresta".

''Padenti/foresta'' di Marco Antonio PaniLa scelta stilistico estetica sembra quella di far prevalere il rapporto uomo natura e la fatica dell'essere umano nel trarre il prodotto da essa in maniera, diremo, sostenibile...
"In effetti il documentario è nato dall'idea di raccontare qualcosa di interessante dal punto di vista sociale e identitario, ma, in seguito, si è evoluta quando, studiandoci sopra, mi son reso conto di due fatti per me fondamentali, che si univano all'aspetto prettamente sociale. Il primo è la scoperta che l'estrazione del sughero ha una serie di portati in termini di sostenibilità ambientale. Infatti, l'estrazione stessa della sua corteccia, - la quale impiega dieci anni per tornare allo spessore di partenza -, stimola la pianta ad assorbire dall'atmosfera dieci volte più CO2 rispetto alla norma e, come conseguenza, l'intero sistema delle sugherete del Mediterraneo, grazie al lavoro degli scorzini, diventa un gigantesco polmone filtrante, contribuendo alla salubrità dell'aria e mitigando l'effetto serra. Un altro aspetto di eco-sostenibilità, è dato dal fatto che la popolazione di Escalaplano è portata dalla redditività del bosco a gestirlo con attenzione, a vigilare contro il rischio di incendi, a tenere pulito il sottobosco per evitarli. La raccolta della legna sottile, derivante dalla pulizia del sottobosco, inoltre, alimenta alcuni dei dieci forni di pane del paese e produce reddito per chi la attua. Insomma, tutta un'economia di prossimità realizzata in armonia con l'ambiente circostante".


Tranne le parole fuori campo finali di uno dei lavoratori, hai scelto di non raccontare le storie personali dei "protagonisti", sostituendole con i loro corpi...
"Sì, la scelta è stata quella. I loro corpi e il loro agire organizzato, il loro essere una comunità collaborante in silenzio e armonia. Mi pareva un'immagine insolita da mostrare e interpretare (senza travisarla). È un mestiere pericoloso, le asce sono rasoi e gli operai lavorano su un albero in coppia, in silenzio, sincronizzati. Ogni decisione viene comunicata per sguardi, tutto racconta di sapienza, fiducia reciproca, e, nel caso specifico di questo bosco, anche attaccamento viscerale al luogo in cui si sta lavorando nonchè a quelle piante, le quali, in fondo, sono corpi anch'esse".

''Padenti/foresta'' di Marco Antonio PaniSicuramente si tratta di un documentario assai particolare: quali secondo te sono le strade percorribili ancora per questo genere e, eventualmente, a quale regista, in questo campo, ti senti più vicino?
"Sinceramente non saprei dire. O meglio, credo che le nuove strade percorribili, in realtà, siano davvero infinite. Mi pare importante come quelle vecchie non vadano cancellate, ma ripercorse alla luce di stimoli nuovi e delle scoperte dei documentaristi e cineasti contemporanei, in libertà. Alla fine, l'importante è quello che vuoi dire e mostrare, e come lo fai. Più modi conosci e più puoi essere libero. L'impegno a progettare razionalmente, in fase di idea e preparazione e la capacità di lasciarti guidare da ciò che la realtà ti propone una volta iniziate le riprese, senza perdere di vista l'idea di partenza e il risultato finale, sono l'unica guida, per me. I temi sono importanti, ma pure quelli possono essere i più disparati, anche se è vero che, per ognuno, ci son dei motivi principali, degli argomenti che ci appassionano maggiormente.
Non mi sento particolarmente vicino a un determinato regista e ho anche una pessima memoria per i nomi e per i titoli dei film. Inoltre, spesso, quelli che ti piacciono di più, in realtà, se hai un briciolo di umiltà, li vedi inarrivabili, e, quindi, magnifici e, allo stesso tempo, non prossimi a te. Forse, potrei dire solo che sento particolarmente vicino chi cerca di fare film, per piccoli che siano."

''Padenti/foresta'' di Marco Antonio PaniPandemia permettendo, hai già in mente nuovi progetti cinematografici?
"In realtà, come sai, ho due progetti di lungometraggio in cantiere. Ma sembra che, più se ne parla, più i cantieri diventano infiniti, per cui, per ora, preferisco non discuterne, finché non sarò sul set.
Sono, invece, in fase di ripresa di un documentario biografico su un rilevante intellettuale sardo, importante, quanto poco conosciuto al grande pubblico, scomparso quasi dieci anni fa. Al di là di come verrà il film, suppongo sarà una vera scoperta per molti. La Sardegna ha avuto i suoi importanti letterati, pensatori, intellettuali. Non parlo solo di figure arcinote come Grazia Deledda, Antonio Gramsci o i presidenti che abbiamo dato alla Repubblica Italiana. C'è molto più di questo. È un'infamia, infatti, quanto poco le loro personalità e le loro opere siano divulgate presso le giovani generazioni. Esse sono le fondamenta della fiducia in noi stessi, sono le loro voci che dovremmo ascoltare e far ascoltare per migliorare la nostra stessa concezione di sardi, uomini nati su un'isola, con le stesse possibilità degli altri di essere fondamentali e irrinunciabili. Ecco, i registi sardi che, ognuno a suo modo, si impegnano nel far conoscere quelle figure, per esempio, me li sento molto vicini. Così, come i registi di altri luoghi della terra impegnati a riaffermare la conoscenza di tutto ciò che riguarda il loro piccolo e fondamentale mondo, per collocarlo e renderlo visibile in un punto preciso del mondo di tutti".

25 gennaio 2021

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