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Percorso

"La film Commission? Che barzelletta"

Elisabetta Pilia, manager di produzione del film “Alle Arden” firmato dalla giovane Maren Ade, non le manda certo a dire: l'esperienza con quella che dovrebbe essere una realtà a diretto supporto del cinema, alla fine si traduce in una gran perdita di tempo. Sentite cosa ci ha raccontato. di Met
 
cinemecum.Elisabetta.PilaFoto di Luca Crippa
Si sono concluse da pochi giorni, a Cagliari, le riprese del film “Alle Arden” ("Tutti gli altri") della giovane regista tedesca Maren Ade. Produzione, finanziamenti, cast, tutto rigorosamente tedesco. Tranne le ambientazioni, visto che la pellicola è stata girata esclusivamente su set sardi, con le suggestive ambientazioni di Cagliari, Quartu Sant’Elena, Solanas e Torre delle Stelle. Un volano pubblicitario decisamente di qualità per il nostro territorio e diretto al mercato tedesco.
Tutto bene fin qui, tranne un neo, una zona d'ombra. Che riguarda la Film Commission della Regione Sardegna. Perché? Semplice, seppur sollecitata non ha colto l'occasione ed è rimasta in disparte. Ecco cosa ci ha raccontato Elisabetta Pilia, la manager di produzione.
 
Una produzione piuttosto difficile questa di Alle Arden,  ci sono state difficoltà?

Le difficoltà ci sono state con la film Commission regionale, per mancanza di professionalità.
 Nonostante la gentilezza degli interlocutori, specie di Mimmo Melis e Paola Ugo, alla fine i responsabili fanno aspettare anche cinque giorni per mettere una sola firma su un qualsiasi documento banale. E i tempi, in una produzione cinematografica, sono importissimi. La mia opinione è che chi se ne occupa non ha competenze tecniche cinematografiche specifiche per capire le esigenze di una produzione, in particolare se è straniera come nel caso della nostra. Non esiste una lista di iscritti alla Film Commission, per cui quando si cercano delle maestranze locali occorre spostarsi fisicamente per andare nell'ufficio di viale Trieste a Cagliari e provare a trovare qualche professionista eventualmente su piazza.
 
cinemecum.film.commissionLei ha lavorato anche in altre Film Commission italiane, ci sono delle similitudini con  quella sarda?
Ho lavorato anche in Basilicata e in Puglia, e devo ammettere che anche in quel caso il livello lasciava a desiderare. Non ho lavorato con la Film Commission del Piemonte, però mi hanno detto che sono efficentissimi. Non so se questa situazione stagnante che vi riguarda sia dovuta a un problema d’interesse politico, forse non si capisce l’importanza della pubblicità che un film può portare a una regione, e l'ingente ritorno economico. Conosco anche delle produzioni che hanno dirottato il set da altre parti proprio perché in Sardegna non avevano avuto nessun riscontro dalla Film Commission. Sa cosa si sono detti?: «Andiamo a lavorare dove ci trattano bene». Mi sembra più che legittimo. O no?
 
Forse il problema è che non si considera il cinema come un’industria ma come un’arte. Concorda?
Se anche così fosse, l’arte non sminuisce l’industria, anzi: più il film è artistico più ha riscontro con il pubblico, quindi è inevitabile un ritorno di immagine. E comunque, continua a rimanermi oscuro il motivo per cui la Film Commission sarda, come altre Film Commission d'Italia, non funzioni.
 
E voi all'estero, che idea ve ne siete fatti?
Sembra una barzelletta, c'è molta incredulità. Ho scritto molte volte alla vostra Film Commission per ovviare a questa assurda situazione, ma arrivavano solo risposte verbali e mai risultati concreti. Un giorno, dopo l'ennesima richiesta, ho ricevuto una mail  in cui ci chiedevano di inserire ulteriori informazioni di aggiornamento da immettere in quella loro banca dati da cui da anni non viene fuori nulla. Ho risposto loro che è tempo è buttato al vento, chiedono sempre le stesse cose e non danno supporto tecnico.
Ci tengo a dire che noi siamo in ottimi rapporti con loro, semplicemente è nulla la possibilità di avere un aiuto concreto. Nel caso della produzione tedesca, ci hanno pagato un location manager locale per tre giorni, Federico Floris, molto bravo. Ma anche lì è stata una vera polemica, perché noi, alla fine, non avevamo il diritto di sceglierci il collaboratore. Non trovo molto democratico dover imporre i collaboratori, solitamente si scelgono in base alle esigenze della produzione. E quando l'ho fatto notare dicendo che “non mi sembrava una cosa molto democratica”, Benoni ha risposto: «comunque, avete fatto bene: Federico è molto valido».
 
 
Alcuni link ad articoli sulla film commission:
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