Percorso

Gavino Ledda e il pallino del sardo

Vuole tradurre e interpretare "Padre e padrone" in dialetto. Ma nel frattempo si è dedicato anche alla regia firmando “Ybris”. Intervista al celebre scrittore contadino. di Maria Elena Tiragallo
 
 gavino ledda cinemecumDopo nove anni dal successo del romanzo “Padre Padrone”,  divenuto soggetto dell’omonimo film dei fratelli Taviani,  Gavino Ledda (nella foto) si cimenta nel ruolo del regista. E’ il 1984 quando con  il film “Ybris racconta la propria visione della Sardegna. Immagini della terra per raccontare il conflitto del  pastore analfabeta che manifesta  le proprie ambizioni attraverso l’istruzione. Tra antico e nuovo, tradizione e scienza, povertà e cultura, “Ybris” rappresenta una doppia dimensione: quella di pastore e al tempo stesso di studioso. Abbiamo incontrato il regista di Siligo ad Oristano, in occasione della manifestazione “Laboratorio Cinema”.
 
Come definisce il suo film “Ybris”?
La  rivolta dell’individuo contro gli dei e contro le proprie origini, il peccato più grave  che un uomo possa compiere. Così definisco il mio film, che è stato un esperimento autobiografico nato per la terza rete Rai, che, all’epoca investiva sui giovani talenti.

Nell'etimologia greca Ybris significa conflitto, turbamento. Perché questo titolo?
Nel film si racconta il mio ritorno a Siligo, dopo il servizio militare, e dove trovo la gente ostile. Quest’ostilità mi porta a  riscoprire il  rapporto con la  natura. Studio nella capanna del vecchio pastore Thio Pulinari. Da una parte c’è il conflitto e dall’altra si susseguono immagini di ricordi, sogni. Le scene sono interamente sarde, gli attori sono tutti sardi, le immagini sono tutte prese dall’ovile, dove ho vissuto veramente, sono immagini che hanno un forte senso evocativo.
 
 C’è un connubio tra “Ybris” e “Padre Padrone”?
“Ybris” regge il confronto con “Padre Padrone”, è il corrispettivo di “Padre Padrone” per il cinema. Con il film dei fratelli Taviani ebbe in comune solo il tema del patriarcato. “Padre Padrone” non ha avuto giustizia dal cinema, un domani spero di avere la forza  di interpretarlo io stesso in sardo. “Ybris” è stato visto poco in Sardegna, però ha avuto l’approvazione dei critici europei , infatti nel 1984 ha vinto alla Mostra del Cinema di Venezia il Premio “Cinema Nuovo” come miglior opera prima.
 
 gavino ledda ybris cinemecum Letteratura o cinema, cosa preferisce?
La letteratura è più difficile, il cinema mi piace molto, avrei fatto altri film, ma sono molto orgoglioso e siccome “Ybris” ha avuto problemi, mi sono ritirato nella scrittura. Sono un pastore, questo è un grande aiuto, e dove c’è arte sto bene, di qualsiasi campo si tratti.
 
 Cosa pensa del cinema in Sardegna oggi?
Ha un grande limite, non ha attori, come il teatro, non esiste. Se si svegliano i bambini forse un giorno si potrà fare cinema. De Seta è un regista in gamba che con “Banditi ad Orgosolo” ha fatto una cosa bella, ma non è sardo, quindi anche il film non è sardo. Mi spiego meglio: solo un bandito di Orgosolo può raccontare effettivamente quella sofferenza.
 
E del cinema italiano cosa ne pensa?
Mi piace, ma non tutto. Apprezzo molto Visconti, anche se per Pasolini è stato il massimo. Purtroppo nel 1975, quando sono nato come scrittore, lui è morto e non sono riuscito a incontrarlo. Gli italiani, poi, sono bravissimi nel doppiaggio.
 
Che progetto ha in cantiere?
Sto completando il libro in sardo “Padre Padrone”. Uscirà a breve.
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