"Juno" di Jason Reitman
di Pinuccio Bussu

Juno è delizioso. Un aggettivo che ho letto praticamente su tutte le recensioni, delizioso. Ma che rende perfettamente l’idea. Delizioso. Come uno stick di tic tac all’arancio...
Bene, qualcosa bisogna pur dirla. Non avevo però la minima idea di quale chiave di lettura utilizzare. Poi mi sono ricordato che l’altra sera, dopo aver visto il film, ho iniziato a strimpellare alla chitarra Anyone else but you, dei Moldy Peaches, che sta nella deliziosa soundtrack. Bene, sono due acccordi: Sol e Do. Che accompagnano una specie di nenia slacker irresistibile. Tu tururu tururu turururu, tu tururu tururu turururuuuutuuu. Il film è proprio cosi. Una filastrocca. Una favoletta sundance style ambientata nella suburbia americana che racconta una storia semplice come due accordi alternati.
Ma la racconta in modo leggero e un pizzico surreale, non convenzionale, non scontato, fresco e ironico, tenero e cinico allo stesso tempo. Spesso bastano solo due accordi, per creare una grande canzone.
La straordinaria Ellen Page interpreta la sedicenne, Juno, che ha fatto della lotta alla banalità la sua ragione di vita, come già si intuisce dal suo nome. Juno rimane incinta e decide di dare il coso in adozione. La sua gravidanza va avanti, assieme alla sua vita da liceale americana di provincia, che per fortuna non è laccata come la vita dei liceali, per dire, alla OC.
Con un padre genialmente allucinato. Con una matrigna che è una mamma buona, per una volta. Con i suoi amici, tra cui lo strampalato nerd che l’ha messa incinta, talmente sfigato e allampanato da risultare adorabile. Con la coppia borghese che decide di adottare il coso, con la loro rispettabilità da famiglia normale che è tutta facciata, come si vedrà.
Ripeto, concludendo: pochi semplici ingredienti che, abilmente (e furbescamente, vabbè) mescolati in modo non convenzionale, creano una commedia dolce e divertente come poche. Che alla fine ti lascia con un sorriso ebete in bocca. Dimentichiamoci le brutture della vita, ché va bene ogni tanto lasciarsi andare, spensieratamente.
Se penso che in Italia i film sugli adolescenti sono quelli di Moccia e Muccino, poi. Mah, meglio non pensarci. Come è meglio non pensare alle allucinanti strumentalizzazioni degli atei devoti dell’ultima ora su un film del genere, che invece non pretende di dare nessun esempio, ma vuol solo raccontare di una scelta (pro-choice), pur improbabile, in modo leggero e non ideologico.
Che poi, volendo, si potrebbe parlare del ritratto poco idilliaco della struttura familiare “normale” che uscirebbe dal film. Oppure della possibilita di adozione per i single…
Uhm, a pensarci bene, io adoro i tic tac all’arancia
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