Percorso

Polonia: "Guerra fredda" tra storia e sentimenti

Memorie d'oltrecinema. La cineteca di Gianni Olla
Cold War (2018), Ida (2014) di Pawel Pawlikowski, Mani in alto (1968), Quattro notti con Anna (2008) di Jerzy Skolimowski, Il decalogo 8 (1988) di Krzysztof Kieślowski

''Cold War''Cinema e storia. E politica, che dopotutto è inclusa nella storia, e viceversa.
Sugli schermi è apparso, non fugacemente, dopo il premio per la regia a Cannes 2018, Cold War di Pawel Pawlikowski.  Regista cosmopolita di 60 anni, figlio di genitori polacchi fuggiti dal loro paese nel 1954, attivo  soprattutto in Gran Bretagna e negli Usa, aveva presentato nel 2013, Ida, prodotto e girato in quello che, attualmente, è il suo paese “ritrovato”: la Polonia.

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Il neorealismo puro che resiste alle avanguardie degli anni sessanta

Memorie d’oltrecinema. La cineteca di Gianni Olla.
Il brigante (1960), un film dimenicato firmato da Renato Castellani e Giuseppe Berto. E poi La dolce vita (1960) di Federico Fellini, Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi, La sfida (1958) di Francesco Rosi, Il grido (1958) di Michelangelo Antonioni

''Il brigante''Tullio Kezich, in apertura del suo celebre saggio  Noi che abbiamo fatto la Dolce vita – pubblicato da Sellerio nel 2010 – raccontò di aver seguito la nascita e la produzione del film di Fellini, quasi per caso.
Era il 1958. Il critico e giornalista fu inviato a Roma per confezionare  ''un’inchiesta sul giovane cinema, dato per morto dagli orfani del neorealismo.''

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Melville tra film visibili e famosi e cinema immaginario o palinsestuale

Memorie d'oltrecinema.  La cineteca di Gianni Olla
Habemus Papam (2011) di Nanni Moretti, Moby Dick (1957) di John Huston, Billy Budd (1962) di Peter Ustinov, I giorni contati (1962) di Elio Petri, Duel di Steven Spielberg (1971), La conversazione (1974) di Francis Ford Coppola, Lo squalo (1975) di Steven Spielberg, Pola X di Leo Carax (1999), The hearth of the see (2014) di Ron Howard

MelvilleSono stato tra i non pochi critici cinematografici che, dopo aver visto Habenus Papam di Nanni Moretti, hanno  sottolineato che il cognome del cardinale, Melville, era quasi un omaggio al celebre autore di film noir, francese, Jean Pierre Melville.

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