Percorso

Pitzianti: «Ragazzi, adesso, davvero, "Tutto torna"»

Ultimissimi giorni di riprese per il regista che confessa: «Non mi sembra vero. Un progetto partito nel 2003 e che adesso finalmente sta per concludersi». di Arianna Salaris

 «Stoooooop!». Dopo un'estenuante giornata di ciak ripetuti all’infinito e un febbricitante via vai di tecnici e addetti ai lavori, una voce tonante annuncia la fine delle riprese. Sono quasi le otto di sera di una bella giornata di aprile quando, dalla terrazza del palazzo in via Baylle 28, una delle location scelte dal regista Enrico Pitzianti per girare "Tutto torna", parte l’applauso festoso della troupe.

E’ l’ora del buffet e attori, fonici, operatori e produzione al completo, si affrettano allegramente su per le scale per rifocillarsi un po’, dopo tanta fatica, e godere, finalmente, della magnifica vista che offre la terrazza, prima che il sole tramonti.
Tra fili per stendere la biancheria, cavi e cavetti, immerso in un odore misto di gomma, metallo, polvere e sudore, incontriamo Enrico Pitzianti. Volto tirato, barba di tre giorni, ma ancora lucido come un falco.

A quanto pare le riprese del film sono terminate. Ce lo può confermare?
Il più è fatto!- risponde -, Domani il grosso della troupe torna a casa, ma occorreranno ancora due o tre giorni di lavoro a ranghi ridotti. Ci sono alcune cose che vanno completate.

Quali sono state le difficoltà incontrate nella realizzazione del film?
La vicenda di questo film è stata veramente tormentata. Il progetto è stato approvato nell’aprile del 2003 ma, accidenti, siamo dovuti arrivare al 2007 per riuscire a girare. Quattro anni di ostacoli e lungaggini di ogni genere, un incubo che pareva non avere fine! Ho dovuto combattere con tutte le mie forze per riuscire a stare dietro a questo monitor. Quasi quasi non ci speravo più.

E invece, fortunatamente, siamo a conclusione delle riprese. Cosa le ha lasciato questa esperienza?
Sono stanchissimo, durante le riprese ho perso almeno tre chili. Non tutti lo immaginano ma una caratteristica non secondaria del cinema è la sua estrema fisicità. Sul set, infatti, ci si muove tantissimo, senza sosta, ma se non ci stai in mezzo e non vivi questa esperienza direttamente, non puoi rendertene conto. Guardati attorno: tutti questi ragazzi, i tecnici e gli assistenti che vedi sul set, hanno una forza fisica incredibile, non a caso molti di loro prima di fare cinema erano atleti, surfisti, persone comunque con una straordinaria preparazione fisica. Del resto, non potrebbe essere altrimenti, è un lavoro davvero faticoso.

Si può ritenere soddisfatto dunque del progetto?
Sono molto pignolo e difficilmente posso sentirmi soddisfatto. So di avere fatto tanti errori durante la lavorazione, errori che adesso non rifarei più. Magari però ne farei dei nuovi, diversi, chissà… Di sicuro c’è sempre da imparare. Adesso partirà la fase del montaggio, che si svolgerà a Roma, e poi vi saprò dire come è andata davvero. Per il momento è prematuro parlare, meglio aspettare prima di pronunciarsi. Ma c’è una cosa della quale posso già dirmi gratificato: la gente di questa città. Durante le riprese le persone rimanevano ore e ore ferme a curiosare, magari appollaiate alle finestre, o giù, per la strada, in assembramento attorno al set. Un film girato a Cagliari è qualcosa di insolito per la città e ho sentito molta partecipazione per questo evento, molto calore.

Sulla terrazza, assorto nella contemplazione del panorama, c’è anche il regista Giovanni Columbu, unico ospite esterno ammesso oggi alle riprese. Come mai sul set di Pitzianti? «Sono venuto a vedere il regista in azione - dice, indicando la telecamera che ha in mano -, ho fatto delle riprese per realizzare un ritratto dell’artista. In seguito incontrerò Enrico anche a tu per tu, da solo, per approfondire meglio certi aspetti. E’ materiale che sto raccogliendo per un mio progetto tutto dedicato ai registi sardi».
Rallegrato per la presenza del collega Columbu, Enrico Pitzianti ne approfitta per chiedere un parere d’esperto all’amico: «Che te ne pare,Giovanni, hai visto che agitazione sul set?».
«Mi sembra tutto regolare- risponde serafico Columbu -Non mi sorprende affatto, è il clima tipico di quando si gira. Anche io l’ho vissuto nell’identica maniera. E' normale».

 

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