Percorso

"La banda" di Eran Kolirin

di Massimo Melis

La Banda

 Regia di Eran Kolirin. Con Sasson Gabai, Ronit Elkabetz, Saleh Bakri, Khalifa Natour, Shlomi Avraham. Titolo originale Bikur Ha-Tizmoret. Commedia, durata 90 min. - Israele, Francia 2007
Il cinema del giovane israeliano Eran Kolirin ci piace. Un cinema classico, robusto. Una storia colma di nostalgia araba, un modo ironico di vedere se stessi, che affonda le radici nella triste comicità autoironica yiddish di un giovane israeliano.

Un cinema colmo di poesia, di sguardi mai impertinenti ma che vedono tutto. "La banda" del titolo è la banda musicale della polizia di Alessandria d'Egitto che, invitata ufficialmente all'inaugurazione del centro culturale arabo della città israeliana di Petah Tikva, per un disguido dovuto al "Casanova" del gruppo, finisce nella città desertica di Bet Hatikva. Un posto fuori dal mondo dimenticato da Dio e dagli uomini. In vista del futuro smantellamento della banda, causa mancanza di fondi, il colonnello-direttore non può permettere l'ammisione di un simile errore che potrebbe rivelarsi esiziale. Il suo ostinato rifiuto di rivolgersi all'ambasciata lo costringe, in attesa di raggiungere la vera destinazione, ad accettare l'ospitalità della padrona del bar. I componenti della banda verranno quindi divisi e ospitati nelle case israeliane con tutto ciò che ne consegue.

La BandaIn questo film, non vi sono colpi di scena, o drammi catartici all'ultimo momento, la storia si dispiega lentamente intorno ai protagonisti in maniera centrifuga, intorno a quelli che sono i personaggi principali, che sentiamo, per un motivo o per l'altro, estremamente vicini a noi, siano essi israeliani o arabi, musulmani o ebrei. Gli uomini e le donne di tutto il mondo, privati delle sovrastrutture e semplificati, alla fine provano le stesse cose, e dalle stesse cose sono uniti, al di là del luogo di nascita: il ragazzo israeliano che attende, quasi inutilmente ogni notte, alla cabina, la chiamata della propria fidanzata al fronte; l'arabo seduttore che ama Chet Baker; il ragazzo imbranato con le donne; la bella padrona del bar, che vede, nel direttore-colonnello, l'Omar Sharif che ha sedotto i propri pomeriggi di ragazza; il vice direttore, eterno secondo che non riesce a terminare la sua opera.

La BandaEran Kolirin sembra dirci che solo con la capacità di sognare e di ridere dei propri limiti si superano la solitudine, l'isolamento e la tristezza. La meravigliosa scena in cui, in uno squallido parcheggio in cemento, i due protagonisti, il bravissimo Sessan Gabai (l'inflessibile direttore che si porta dentro un grande senso di colpa) e la bella e brava attrice israeliana Ronit Elkabetz, immaginano un gigantesco parco, dà la misura di questa  commedia (anche se il termine secondo me gli sta stretto) in cui le scenografie egli ambienti parlano come i protagonisti. Magari può sembrare ingenua l'idea che la musica possa far superare le diffidenze, e i pregiudizi, tra gli esseri umani, ma almeno in questo film si sorride e si spera. Quando Dina chiede a Tewfik: "Che bisogno ha, la polizia, di Oum Kalthoum?" Lui risponde: "È come chiedere ad un uomo perché ha bisogno dell'anima"

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