Percorso

Il cinema sotto la pelle di Livi

A Sassari, in occasione del "Sardinia Film Festival" (in scena fino al 27 giugno), l'omaggio al decano dei registi sardi Piero Livi (nella giuria). Che ricorda: "Girammo la storia di Mesina con quattro soldi e una macchina da presa". di Francesco Bellu
 
Piero LiviLe immagini in bianco e nero di una Barbagia che fu, quella brutale, tutt’altro che folkloristica delle gesta criminali di Graziano Mesina, raccontata da Piero Livi in “Pelle di bandito”, hanno aperto la nuova edizione della rassegna di cortometraggi "Sardinia Film Festival" che si svolge al Quadrilatero, Facoltà di Scienze Politiche, a Sassari dal 23 al 27 giugno.
Un omaggio affettuoso che gli organizzatori della manifestazione, la Fedic e il Cineclub di Sassari presieduto da Carlo Dessì, hanno voluto fare al decano dei registi sardi, ora ottantaquattrenne e presente alla proiezione accompagnato dall’attrice Mavì Bardanzellu. Anzi a essere più precisi, se esiste un cineclub Fedic Sassari, lo si deve proprio grazie a Piero Livi che, con la creazione di un cineclub analogo a Olbia ispirò la nascita di quello sassarese nel 1951.

Piero Livi durante l'intervista“Pelle di bandito” malgrado i suoi quarant’anni di età rimane un’opera folgorante e importante per i temi scomodi di cui tratta. Per la prima volta nel cinema sardo il banditismo veniva raccontato oltre la sua natura romantica, andando a ricercarne le origini in una società che, come aveva sintetizzato in quegli anni il giornalista e scrittore Giuseppe Fiori, era una “società del malessere”. Anni difficili con il centro Sardegna stretto tra chi stava alla macchia latitante e le forze dell’ordine che battevano palmo a palmo strade, campagne e boschi per acciuffarli.
Girato con quattro lire e in maniera rocambolesca, «Avevamo una sola macchina da presa - ricorda con un po’ di nostalgia Livi – e tre obiettivi», il film fu proiettato per la prima volta nel 1969 al XXX Festival del Cinema di Venezia con una buona accoglienza. D’altronde: «La storia di Graziano Mesina, (nel film è chiamato Mariano Delinna), - continua Livi - era un soggettocinematografico avvincente. Era perfetto e non poteva non essere raccontato. In un certo senso è come un western».

Il Sardinian Film FestivalMa, la gara vera e propria è già cominciata con i primi corti in gara proiettati nelle aule Blu e Verde di Scienze Politiche. I numeri di quest’anno sono di tutto rispetto: 600 opere iscritte da 42 Paesi oltre l’Italia (tra i tanti Spagna,Gran Bretagna, Brasile, India), 38 le pellicole in concorso, cinque giorni di proiezioni dal pomeriggio fino a sera inoltrata, e ben quattro categorie: cortissimo (fino a 5 minuti), corto (fino a 15 minuti), open (oltre i 15 minuti), più la sezione Sardegna.
Per la giuria composta da Piero Livi, Marino Canzoneri, presidente della Federazione italiana circoli del cinema e Lorenzo Saglio, presidente del Nuovo circolo del cinema, si preannuncia un lavoro certamente difficile ma anche stimolante. Ad aiutarli ci sarà comunque anche un’altra giuria composta dagli studenti della Facoltà di Scienze Politiche di Sassari presieduta da Sergio Scavio, docente di Storia del Cinema.
 
Le cinque giornate del festival saranno attraversate da altri due eventi speciali: la proiezione del lungometraggio “Beket” di Davide Manuli, il 24 giugno, nell’aula Spagna della Facoltà di Giurisprudenza, alla presenza del regista e del protagonista Luciano Curreli e il 27 giugno il festival giorno della chiusura del festival con la proiezione del corto “L’arbitro” di Paolo Zucca, vincitore del David di Donatello 2009. Non resta che dire: vinca il migliore!

Trovate on line il programma definitivo della manifestazione.

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