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Percorso

"I ragazzi venuti dal Brasile" di Franklin J. Schaffner

 
''I ragazzi venuti dal Brasile'' locandinaLa fine della guerra, la morte di Hitler e il conseguente crollo del Terzo Reich, dà inizio – con i processi e l’apertura dei campi di concentramento- alla piena conoscenza dell’inferno e degli abomini del Nazismo. Il dramma dell’Olocausto non è però finito perché l’orrore non è di facile cancellazione dalle coscienze ed è per questo che anche il cinema, che tra tutti i media ha avuto un ruolo fondamentale nel tramandare, nel ricordare e in parte spiegare questo terribile capitolo della nostra storia, ancora oggi continua ad interrogarsi sulla Shoah, sul Nazismo e sulla figura del folle Dittatore. Dall’indimenticabile caricatura che ne fecce Chaplin ne “Il grande dittatore”, di pellicole ne sono passate tante sugli schermi e da alcuni anni a questa parte anche Holliwood ha riscoperto la figura “diabolica” del nazista quasi ad esorcizzare il “passato che non passa”. Ad aprire le danze macabre (chiaramente con tute le banalizzazioni e le superficialità che il cinema commerciale comporta!) ci ha pensato, nel 2004, “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler”; il 2009 invece è stato l’anno di “Operazione Valchiria” e del tanto atteso “Bastardi senza gloria”; da non dimenticare “The reader – A voce alta” e soprattutto il bellissimo “L’onda” che ci ha mostrato quanto le nostre democrazie non siano esenti da rischi di totalitarismo.

''I ragazzi venuti dal Brasile''La rubrica Review, questa settimana, riprende questi spunti ma, come sempre, lo fa a modo suo andando a rivedere un film che riesce a rendere palpabile una delle tante paure mai sopite della nostra società: il ritorno di Hitler. “I ragazzi venuti dal Brasile” (“The boys from Brazil", 1978) è un film diretto da Franklin J. Schaffner  ( “Il pianeta delle scimmie”; “Pappilon”) ed  tratto dal romanzo omonimo dello scrittore ebreo Ira Levin autore di un altro racconto: “Rosemary’s baby”, reso celebre sul grande schermo dal regista Roman Polansky.
La vicenda prende le mosse dal pedinamento che un giovane americano sta attuando nei confronti di ex criminali del 3° Reich che risiedono sotto copertura in Sud America e che continuano a portare avanti il sogno di Hitler. Durante una riunione, presieduta dal dottor Mengele (G.Peck), noto per gli atroci esperimenti genetici nei campi di sterminio, il ragazzo scopre che l’organizzazione sta per metter in atto un piano terribile.
 
''I ragazzi venuti dal Brasile''Mengele infatti, prima che Hitler morisse, gli prelevò un lembo di pelle e un campione di sangue e, con il metodo della clonazione, è riuscito a far nascere 94 bambini affidati poi in adozione a coppie inconsapevoli. La clonazione però implica anche la riproduzione dell’ambiente in cui è cresciuto la copia originale ed è per questo che i genitori adottivi sono stati scelti in base ad alcune caratteristiche che avevano anche gli autentici genitori di Hitler: notevole differenza di età tra loro, madre affettuosa fino all’eccesso e  padre assente e autoritario che dovrà però morire prematuramente - come il padre del Führer - all’età di 65 anni. Mengele affida a dei sicari il compito di eliminare tutti i 94 padri adottivi allo scadere di quella data. Un anziano ebreo, Lieberman (L.Olivier), noto per dare la caccia ai nazisti, viene a sapere degli strani movimenti nell’America del Sud e dopo un colloquio con un genetista, capisce bene quale sia l’atroce piano di Mengele e si mette sulle sue tracce e su quelle delle famiglie adottive non ancora raggiunte dai sicari.
 
''I ragazzi venuti dal Brasile''I capi nazisti, dopo aver giustiziato alcuni genitori, ma preoccupati per l’intervento dell’anziano ebreo, annullano l’operazione. Il fanatico dottore però decide di proseguire il suo piano da solo e, dopo avere assassinato un altro uomo, si scontrerà con l’anziano ebreo in casa del malcapitato. La lotta è feroce, ma quando Lieberman sta per soccombere ecco arrivare il “piccolo Hitler del futuro” che dopo avere appurato la morte del genitore, aizza contro il folle scienziato, un gruppo di dobermann.
Mengele viene sbranato sotto gli occhi affascinati del giovane che scatta delle foto e in un finale un po’ ambiguo, dentro una camera oscura, “scopre”quanto piacere gli da la rappresentazione della morte…

''I ragazzi venuti dal Brasile''Un eccellente thriller di fantapolitica “prendere o lasciare” che deve la sua riuscita anche ad un cast stellare: l’inquietante Gregory Peck  nel suo completo bianco da dittatore al suo primo e unico ruolo da cattivo (forse ha superato se stesso solo in “Moby Dick la balena bianca”); Laurence Oliver nei panni del cacciatore di nazisti (ispirato ad un personaggio realmente esistito di nome Simon Wiesenthal) per una sorta di contrappasso cinematografico si trova dall’altra parte della barricata dopo aver interpretato anni prima il sadico dentista nazista de “Il maratoneta”. Anche Bruno Ganz che qua interpreta il giovane medico genetista lo abbiamo rivisto in film dalle stesse tematiche: “The Reader” e “La caduta” dove interpreta la parte dello stesso Führer; a completare il cast il bravissimo attore inglese James Mason.
 
''I ragazzi venuti dal Brasile''Uno scontro dunque epocale tra Bene e Male che affascina e spaventa perché la materia ha molti riferimenti storici (Josef Mengele, quando il film uscì, viveva ancora in Brasile) a partire dai “reduci” fuggiti in America meridionale presumibilmente a conoscenza anche delle dottrine esoteriche di Hitler. La cosa certa è che, il libro prima e il film poi, abbiano sviluppato già negli anni ’70 un tema, quello della clonazione, che oggi risulta essere al centro di un dibattito etico e scientifico grazie (o per colpa di) agli attuali progressi della genetica che hanno trasformato l’assunto di base del film in qualcosa di meno fantascientifico di quanto si pensasse allora.

E per la serie “l’immaginazione è superata dalla realtà”, ecco un interessante articolo apparso tempo fa su molti quotidiani.
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