"I ragazzi venuti dal Brasile" di Franklin J. Schaffner
La rubrica Review, questa settimana, riprende questi spunti ma, come sempre, lo fa a modo suo andando a rivedere un film che riesce a rendere palpabile una delle tante paure mai sopite della nostra società: il ritorno di Hitler. “I ragazzi venuti dal Brasile” (“The boys from Brazil", 1978) è un film diretto da Franklin J. Schaffner ( “Il pianeta delle scimmie”; “Pappilon”) ed tratto dal romanzo omonimo dello scrittore ebreo Ira Levin autore di un altro racconto: “Rosemary’s baby”, reso celebre sul grande schermo dal regista Roman Polansky.
La vicenda prende le mosse dal pedinamento che un giovane americano sta attuando nei confronti di ex criminali del 3° Reich che risiedono sotto copertura in Sud America e che continuano a portare avanti il sogno di Hitler. Durante una riunione, presieduta dal dottor Mengele (G.Peck), noto per gli atroci esperimenti genetici nei campi di sterminio, il ragazzo scopre che l’organizzazione sta per metter in atto un piano terribile.
Un eccellente thriller di fantapolitica “prendere o lasciare” che deve la sua riuscita anche ad un cast stellare: l’inquietante Gregory Peck nel suo completo bianco da dittatore al suo primo e unico ruolo da cattivo (forse ha superato se stesso solo in “Moby Dick la balena bianca”); Laurence Oliver nei panni del cacciatore di nazisti (ispirato ad un personaggio realmente esistito di nome Simon Wiesenthal) per una sorta di contrappasso cinematografico si trova dall’altra parte della barricata dopo aver interpretato anni prima il sadico dentista nazista de “Il maratoneta”. Anche Bruno Ganz che qua interpreta il giovane medico genetista lo abbiamo rivisto in film dalle stesse tematiche: “The Reader” e “La caduta” dove interpreta la parte dello stesso Führer; a completare il cast il bravissimo attore inglese James Mason.
E per la serie “l’immaginazione è superata dalla realtà”, ecco un interessante articolo apparso tempo fa su molti quotidiani.